Torna Lavagetto in Comune: “Onore a mio padre. Nessun rimpianto, neanche le alleanze. Ora solo opposizione”

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E’ cresciuto a pane e politica, Lorenzo Lavagetto, 45 anni, avvocato, dem appassionato, segretario cittadino dimissionario del PD, ma soprattutto figlio dell’indimenticato due volte sindaco Stefano.
Primo per voti individuali tra tutte le liste presentate a queste amministrative 2017. Di fatto sarà lui il volto dell’opposizione per i prossimi 5 anni, prendendo l’eredità di Nicola Dall’Olio e rappresentando il partito che ha preso maggiore percentuale di voto dopo Effetto Parma.
Lavagetto, dopo quasi 20 anni, riporta il nome del padre in Comune. Quel sindaco del partito comunista, Stefano, che ancora oggi viene ricordato con rimpianto dalla Parma rossa, incorniciato al primo piano del Palazzo tra i volti dei primi cittadini che hanno guidato la città. C’è un ché di sentimentale in questo ritorno che fa sperare in un risollevarsi della sinistra, una sorta di ritorno agli antichi consensi cittadini della Parma antifascista e bella. E chissà che questo Lavagetto “junior” non riporti tra quegli scranni un po’ degli antichi valori politici che rimpiangiamo.
 
Come ci si sente a riportare questo nome in Consiglio Comunale?
“E’ una responsabilità grossa. Ho fatto il possibile per non disonorare mio padre. Ho fatto una campagna elettorale senza risparmio di energie personali anche per lui, per portare al meglio il suo nome. Se avessi perso non me lo sarei mai perdonato. Parma mi ha dimostrato di aver fatto, con queste elezioni, anche un riconoscimento alla storia. Sono molto soddisfatto e ora il mio interesse principale è poter dare un contributo al miglioramento della città.
Candidato sindaco nel 2022? Vedremo, non ho la sfera di cristallo per ora mi interessa impegnarmi per fare il massimo in questi 5 anni di opposizione”.
 
Restiamo proiettati al futuro, come sarà la sua opposizione all’amministrazione Pizzarotti?
“Dobbiamo cercare di migliorare ciò che è stato fatto dal Comune negli ultimi anni. Voglio portare un contributo ma attraverso il dialogo non con i “no” a prescindere per ogni proposta. Vedo che anche tra la maggioranza ci sono molte persone pronte al confronto, sembrerebbe di più rispetto agli ultimi 5 anni e starà a loro dimostrare le buone intenzioni.
Come PD porteremo avanti i valori e i punti spiegati anche in questa campagna elettorale che si concentrano soprattutto sui problemi sociali, sui disagi di alcuni quartieri che abbiamo potuto notare dall’alta astensione al voto. Servono dei correttivi politici per mettere al centro i bisogni dei cittadini ma anche alle politiche culturali. Sulla cultura in questi 5 anni si è cercato di migliorare qualcosa ma in modo disorganico e con molte carenze.
Ho delle perplessità ovviamente su alcune delle proposte che presenterà Pizzarotti. Prime fra tutte quella per il trasferimento della sede della Polizia Municipale nell’ex Scalo Merci di viale Fratti. Non credo che sia il luogo più adatto. Un altro punto è la riqualificazione di piazzale della Pace che, per come ho visto dai progetti, non mi convince. Comunque si valuterà progetto per progetto”.
Perché decidere di dimettersi da segretario di partito? Le due cariche sono inconciliabili?
“Io sono sempre stato nemico dei doppi incarichi. Comunque la mia carica da segretario si sarebbe esaurita a breve quindi la mia è stata una decisione che avevo già preso e non è nata certo ieri sera alla Corale Verdi, durante la riunione di Partito. Tra i due incarichi ho scelto quello che hanno preferito i parmigiani per me grazie al voto.
Ieri sera non sono maturate soluzioni definitive, come sembra dai giornali. In realtà si è aggiornato il dibattito partendo dal presupposto che il mandato è a disposizione e sarà il partito regionale a valutare come meglio agire. Non mi esprimo sulle motivazioni della scelta fatta dal segretario Serpagli che rispetto e ringrazio per l’impegno, perchè ha una storia e un ruolo diverso dal mio.
All’interno del PD, per queste elezioni, abbiamo fatto un percorso condiviso. Ora ognuno si può prendere le proprie responsabilità come anch’io ho fatto ma le decisioni sono state prese in modo unanime”.
Ora un passo indietro, quali ripensamenti per questa campagna elettorale? Secondo lei è vero che il simbolo del PD sia stato cercato di mettere nell’ombra? Un commento sulle dichiarazioni post risultato di Scarpa che accusa il PD di avergli remato contro?
“Le campagne elettorali sono processi complicati e questa, in particolare, è stata veramente difficile a causa di diversi fattori. Primo fra tutti avere un sindaco uscente molto noto e forte comunicativamente. Il nostro invece era un progetto nuovo per la città. Il mio rimpianto è che non si sia cercato di impiantarlo prima spiegandolo meglio. Io ho dato il massimo che potevo dare, qualcosa si può sempre fare meglio ma dagli errori ora si fa tesoro. Ritengo che siano state tante cose positive dalla nostra campagna e lo dimostra il fatto che siamo arrivati al ballottaggio, vicinissimo al super Sindaco uscente, qualcuno diceva che non ci saremmo neanche arrivati.
Simbolo del PD nascosto? Non credo. Abbiamo fatto le primarie e ci siamo messi ben in luce facendo decidere ai parmigiani chi dovesse essere il nome del centro sinistra. Il PD ha fatto la sua parte. Col senno di poi si possono fare tante riflessioni e anche questa sarà una di quelle comunque.
Sulle dichiarazioni di Scarpa. Non le commento, dico che con le forze che avevamo abbiamo fatto il possibile, ed è semmai vero che c’è stato un arretramento nazionale del PD. Anche le alleanze fatte, che ora alcuni criticano, non le rimpiango con il senno di poi.
Con Parma Unita e Ghiretti era iniziato un percorso da lungo tempo tra i gruppi consiliari. Nonostante la diversità politica avevamo comunanza nella visione della città e condividevamo un progetto su temi concreti come rifiuti o sicurezza e questo è stato ben chiaro già da prima delle primarie”.

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