Caso moschea, Piazza diffida (ancora)Pizzarotti a intervenire: “Non è a norma”

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Il 26 maggio, oggi, ricomincia il Ramadan: la celebrazione religiosa islamica. L’anche detto Digiuno proseguirà per 30 giorni e prevede preghiere e cerimonie quotidiane che affollano le moschee. E’ un momento sacro importante ma a Parma creerà probabilmente, come in passato, disagi vista la collocazione della moschea nel quartiere artigianale di via Mantova. A denunciare ancora una volta l’irregolarità della moschea in quel capannone industriale l’imprenditore Piazza che dal settembre del 2007 porta avanti questa battaglia.

L’imprenditore ora diffida nuovamente il Comune di Parma ad intervenire. Piazza chiede che vengano rispettate le sentenze della magistratura (Tar del 2011 e Consiglio di Stato del 2011) che proibiscono l’uso dello spazio per i culti religiosi. Proibire quindi all’associazione islamica di celebrare il Ramadan nel capannone moschea.

La diffida è stata inviata al sindaco Federico Pizzarotti e all’ingegnere Luciano Cervi con presa visione degli uffici regionali sull’edilizia e sicurezza e la Provincia di Parma.

La storia del “caso moschea di Parma” – A dicembre del 2007 la comunità islamica si trasferisce da Borgo San Giuseppe a via Campanini, passando da un appartamento a un grosso capannone industriale su pressione anche dell’ex sindaco Vignali. Alcuni artigiani del quartiere avevano iniziato un’azione di protesta anche verso il Comune per impedire il trasferimento: anche prima del trasloco temevano il grande via vai delle macchine dei fedeli, parcheggi selvaggi e grandi quantità di persone riversate sulle strade a pregare soprattutto nei giorni di festa islamica, i camion quindi avrebbero faticato a transitare e scaricare le loro merci nel quartiere.

L’amministrazione Vignali approva anche la richiesta DIA da parte della comunità per il cambio di destinazione per la nuova sede da “capannone industriale” a “sede dell’associazione culturale islamica”, non quindi luogo di culto come il Rue inizialmente proibiva, ma che di fatto rappresenta. Rue che venne poi modificato da Vignali successivamente, quando nel 2009, a Piacenza, in una situazione analoga, la moschea venne fatta chiudere. Nel 2011 il Consiglio di Stato però dichiarò illegittimo il cambio Rue e la moschea: sentenza che venne ignorata dall’amministrazione. I giudici confermarono infatti che non si tratta di una sede associativa ma di un luogo di culto a tutti gli effetti.

Nonostante siano passati quasi 10 anni, Piazza non si rassegna continuando a denunciare  irregolarità in materia di sicurezza antincendio e destinazione d’uso. Le modifiche strutturali attuate allo stabile, principalmente pareti di cartongesso, sono andate a modificare le esigenze di sicurezza e quindi la struttura è stata dichiarata più volte dai Vigili del Fuoco non perfettamente a norma sia per l’areazione, sia per l’antincendio. La capienza della struttura corrisponderebbe a circa 360 persone ma nei momenti come il Ramadan si raggiungono dalle 500 alle 600 persone. In alcune occasioni si sono superate le 1.000 persone. Limiti di legge che l’amministrazione Vignali scavalca concedendo lo stesso l’uso. Tutte questioni che vengono portate più volte davanti a un giudice da parte di Piazza e che vengono respinte riconoscendo tuttavia la responsabilità comunale a intervenire per limitare i disagi ai vicini. L’amministrazione Pizzarotti applicherà poi una norma del testo unico edilizio che concederà l’uso in cambio di una sanzione. Sanzione che sembra non sia mai stata pagata.

Altra questione è la concessione del titolo di “associazione di promozione sociale”: questa rientra infatti ancora nel registro delle associazioni della Provincia di Parma nonostante la sentenza della Corte abbia sentenziato il luogo di culto.

La Procura aprì 3 fascicoli d’inchiesta sul caso moschea.

 

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