Il Governo “fa sul serio”: via il 34% di Slot dal territorio

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Oggi, il Governo sembra dimostrare, contrariamente a quanto sostiene qualche Regione (senza fare nomi la Lombardia) di avere coraggio e di anticipare al 30 aprile 2018 – rispetto al 31 dicembre 2019, previsto dalla Legge di Stabilità 2016- il taglio del 34% delle slot machine e dei casinò senza limiti: l’emendamento che lo riguarda è stato approvato in Commissione Bilancio della Camera dei Deputati.

É indubbiamente un atto di coerenza da parte dell’Esecutivo che attesta la volontà “di fare sul serio” e di cominciare a fare il primo passo importante nella riforma complessiva del settore, anche se l’accordo definitivo non si è raggiunto in Conferenza Unificata.

Il riordino è iniziato e nessuno degli altri protagonisti potrà sostenere che da parte del Governo non vi siano serie intenzioni di limitare l’offerta del prodotto gioco sul territorio, limitazione che significa anche “fermare” la corsa a questo fenomeno che sta preoccupando socialmente tutti, sottraendo apparecchiature da intrattenimento e facendo venire meno “l’oggetto del desiderio” di tanti cittadini-giocatori.
Anche su questa ufficialità della riduzione delle “macchinette” “ci sarà qualcosa da dire” o da aggiungere come, per esempio, la discussione sul “distanziometro nazionale” che continua a creare malcontento tra le Regioni che ne impongono altri di “misura maggiore”: questo, studiato dal Governo, non piace e non ha trovato quasi proseliti. A coloro che hanno esternato il loro dissenso si aggiunge l’assessore della Provincia di Bolzano, che si dichiara favorevole al riordino “in linea generale”, ma solo qualora si mantengano i “distanziometri locali”, altrimenti esprimerà parere contrario a questa riforma.

E questo, ovviamente, poiché la Provincia di Bolzano ritiene che il “loro distanziometro locale” sia una misura importante di prevenzione unita alle altre iniziative di “sensibilizzazione della popolazione” poiché il gioco d’azzardo, si sa, provoca derive difficili da affrontare, negative per chi le vive in prima persona ed anche per le famiglie che ne vengono coinvolte.

Poi, chi conosce un poco la questione delle Regioni ed il loro rapporto con il gioco, sa come “funziona” a Bolzano: lo si vuole bandire assolutamente dai territori anche se i risultati ottenuti non sono certamente positivi per il contrasto al gioco problematico.

La Provincia di Bolzano si è schierata con la Regione Lomabardia in modo che il “fronte dei no” sia più corposo e porti avanti “disposizioni giuridiche già approvate da Regioni e Province autonome che saranno quindi rispettate”.

D’altra parte, ancora prima dell’ultima seduta della Conferenza Unificata, l’assessore della Provincia di Bolzano aveva difeso la normativa altoatesina sul gioco problematico ed aveva dichiarato che avrebbe votato a favore dell’accordo sui giochi tra Stato, Regioni ed Enti Locali solo quando le disposizioni “contenute saranno considerate standard minimi e le Regioni e le Provincie Autonome potranno continuare ad applicare la loro regolamentazione, che prevede indubbiamente norme più rigide” di quelle proposte nella bozza d’intesa dal Governo.
Nessun passo indietro, quindi, anche da questa Regione, ma molto probabilmente questo atteggiamento era nell’aria, come quello della Lombardia, peraltro, poiché le Amministrazioni di queste due Regioni in particolare avevano già fatto intendere con il loro percorso contro il gioco effettuato sino ai “nostri giorni” la loro pervicacia nel mantenere vivo il proprio Regolamento sul gioco, studiato e messo in pratica proprio per il loro specifico territorio che, a loro dire, il fenomeno del gioco ha toccato in modo duro, aggressivo e pericoloso.

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