Pompe bianche – Benzina a basso costo? Ma non pagavano l’iva. Beni sequestrati per oltre due milioni

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I finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Parma, nel mese di marzo 2023, al termine di indagini delegate dalla Procura Europea di Bologna, avevano dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo emesso dal G.I.P. del Tribunale di Parma, nei confronti di una società parmigiana operante nel commercio di carburanti attraverso 17 impianti di distribuzione stradale (“pompe bianche”) nelle province di Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Modena, Ferrara, Brescia, Lodi e Verona.

Secondo il decreto di sequestro, sarebbe stata individuata un’associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale nel settore del commercio all’ingrosso ed al dettaglio di prodotti energetici per autotrazione (benzina e gasolio). In particolare, l’impresa parmigiana avrebbe sfruttato un complesso e ben articolato sistema di frode all’IVA messo in piedi da un’associazione a delinquere costituita da tre soggetti italiani operanti uno da Dubai, uno da Miami e il terzo da Napoli.

L’organizzazione criminale in parola avrebbe organizzato una frode carosello nell’acquisto e nella distribuzione sul territorio nazionale di prodotti petroliferi provenienti da raffinerie site in Slovenia e Croazia, che sarebbero stati ceduti fittiziamente dapprima a imprese del Regno Unito e della Romania e poi a società cartiere italiane – tutte gestite dai componenti dell’associazione per delinquere – per essere successivamente ceduti al reale destinatario italiano, ossia l’impresa parmigiana. In questo modo, l’impresa parmigiana ha ottenuto i prodotti petroliferi a prezzi, comprensivi dei costi di trasporto e dei margini riconosciuti agli operatori della filiera commerciale, altamente concorrenziali spesso pari o addirittura al di sotto del platts che è considerato l’indice che definisce il prezzo della materia prima presso la raffineria in un determinato giorno.

Con il citato decreto emesso dal GIP del Tribunale di Parma nel marzo 2023 era stato disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta e, in alternativa, per equivalente, di beni mobili, immobili e disponibilità liquide fino alla concorrenza dell’ammontare complessivo di 149.188.000,00 di eurocirca, da eseguire per 26.168.000,00 di euro nei confronti della società parmigiana e, in alternativa, del suo rappresentante legale.

In fase di esecuzione del decreto sul territorio nazionale, il Nucleo di polizia economico finanziaria di Parma aveva sottoposto a sequestro il deposito commerciale di Parma (con capacità di stoccaggio di carburanti per autotrazione pari a circa 1000 mc), i 17 impianti di distribuzione stradale, svariati immobili riconducibili agli indagati nelle province di Parma, Roma, Potenza e Matera, autovetture di grossa cilindrata, disponibilità finanziarie e quote societarie nonché denaro contante pari a € 3.500.000 rinvenuto con l’ausilio di cash-dog in intercapedini create ad hoc nel pavimento di uffici commerciali.

Tuttavia, tenuto conto che i beni sequestrati in Italia ammontavano complessivamente a 19.913.092,35 euro e non erano sufficienti a raggiungere l’importo del profitto del reato individuato nel decreto del GIP, le Fiamme Gialle di Parma coordinate dalla Procura Europea di Bologna hanno acquisito, anche mediante la cooperazione internazionale di polizia, mirate informazioni a carattere patrimoniale allo scopo di individuare ulteriori beni nella disponibilità degli indagati, anche per interposta persona. All’esito di tali accertamenti, avendo i finanzieri individuato in Romania beni riconducibili all’indagato rappresentante legale dell’impresa parmigiana, la Procura Europea ha richiesto ai Procuratore europei delegati in Romania, di dare esecuzione al decreto del GIP di Parma anche in quel Paese, procedendo al sequestro di beni immobili, partecipazioni e disponibilità finanziarie.

Per questo, il 14 marzo 2024 la Procura Europea Delegata in Romania, espletato il procedimento giurisdizionale richiesto dalla legislazione rumena con il controllo dei competenti Tribunali, ha comunicato di aver definitivamente provveduto al sequestro dei seguenti beni ritenuti nella disponibilità dell’indagato: – 18 immobili tutti ubicati a Bucarest; – partecipazioni totalitarie in 2 società rumene operanti nel settore del commercio di carburanti; – partecipazioni totalitarie in una società immobiliare rumena; – disponibilità finanziarie detenute su 14 rapporti bancari accesi in Romania, per un controvalore complessivo pari a 2.393.661,00 di euro. In primo luogo, la disponibilità all’estero da parte di un indagato – rappresentante legale dell’impresa parmigiana coinvolta nella frode fiscale – di beni immobili, partecipazioni societarie e disponibilità finanziarie di ingente valore, ivi comprese società anch’esse operanti nel commercio di carburanti;in secondo luogo, l’ammontare certamente rilevante della frode fiscale superiore a 90.000.000,00 euro.

Le condotte criminose contestate costituiscono non solo una frode in danno del bilancio dell’Unione Europea attraverso il mancato versamento dell’IVA, ma provocano anche distorsioni della libera concorrenza. L’interposizione nella filiera commerciale di imprese cosiddette “cartiere” consente ai reali destinatari dei beni di approvvigionarsi del carburante a prezzi inferiori a quelli di mercato ottenendo, per un verso, una posizione di indubbio vantaggio competitivo, in quanto in tale comparto anche pochi centesimi al litro consentono di incidere e alterare profondamente la leale concorrenza tra operatori del settore, per l’altro un credito IVA non spettante da portare in detrazione o utilizzare in compensazione. In conclusione, la rilevanza sul tessuto economico locale dei numerosi illeciti che sarebbero stati realizzati alterando la concorrenza con gli altri operatori del settore.

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