Pasimafi – La barzelletta continua, il Tribunale contraddice Nas e PM: “Intercettazioni non utilizzabili”

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Il Tribunale di Parma con ordinanza del 30.3.22 ha dichiarato inutilizzabili le intercettazioni compiute nel processo Pasimafi, riguardante i fatti corruttivi.

La notizia è di quelle i cui effetti possono venire considerati come le famigerate “bombe termobariche” che generano un’onda d’urto, in questo caso giudiziaria, che produce effetti altamente distruttivi per l’accusa del processo in corso. 

L’aspetto giudiziario

Il Pubblico Ministero, durante il processo sugli Abusi concernenti i concorsi condotti dall’Azienda Ospedaliera Universitaria per l’assunzione di dirigenti medici della IIa Anestesia Rianimazione e Terapia Antalgica diretta dal Prof. Fanelli, ha richiesto le trascrizione delle intercettazioni telefoniche ed ambientali captate e autorizzate nell’ambito del procedimento denominato PASIMAFI ovvero i fatti corruttivi contestati al padre della Terapia del Dolore, come amano definire i NAS, Il Prof. Guido Fanelli.

Ma il 30 Marzo scorso in aula il Collegio Giudicante presieduto dalla Dott.ssa Paola Artusi ha negato la trascrizione di tutte le intercettazioni richieste sulla scorta dei principi espressi dalla sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione (sentenza Cavallo n. 51 dd. 28.11.2019).

Quindi, sulla base di tale pronuncia, il Tribunale di Parma ha ritenuto che il passaggio dei risultati delle captazioni dall’uno all’altro procedimento non fosse consentito.

Tradotto? Le intercettazioni non sono utilizzabili nelle accuse di corruzione e abuso d’ufficio, processo “costola” del più ampio Pasimafi. 

Facendo un passo indietro al 24 Maggio 2019, quando il GUP di Parma che doveva decidere sul rinvio a giudizio di Fanelli  e altri in relazione agli abusi nei concorsi pubblici, ha sospeso la decisione in attesa dell’imminente pronunciamento delle Sezioni Unite, in quanto tale decisione avrebbe rivestito «concreta incidenza nell’odierno procedimento, il cui compendio probatorio è prevalentemente costituito dagli esiti di intercettazioni autorizzate per reati diversi da quelli per i quali si procede».

L’udienza avanti alle sezioni unite della suprema corte è stata poi rinviata inducendo il GUP di Parma ad emettere il decreto che disponeva il giudizio senza attendere la decisione della Corte di Cassazione.

A questo punto si deve ritenere che il processo riguardante i concorsi pubblici si trovi in una situazione di azzeramento delle prove.

Per la gran parte delle accuse contestate come abusi d’ufficio, vengono meno i presupposti probatori che rappresentano la base per ricostruire i fatti di cui gli imputati sono accusati.

Questo cosa significa?

Significa che nuovamente, dopo le udienze spalmate sui Tribunali di Lecco e La Spezia, anche Parma sconfessa il lavoro dei Nas e della Procura, che hanno basato su intercettazioni di dubbia interpretazione un’inchiesta costata tanto, troppo, ormai spoglia. 

Cercando di ridurla in soldoni, in parole povere e comprensibili per tutti, significa che l’inchiesta è in cenere.

Le intercettazioni, anche al netto di ampie e documentate travisazioni, non significano nulla.

L’aspetto umano e la morte di Loris Borghi

E poi? E le carriere spezzate? E le vite sospese? E la terapia antalgica smantellata? E i pazienti rimasti senza le cure del luminare che avevano scelto,  o con tempi di attesa infiniti? E le aziende, molte del territorio, storiche, stimate, che danno lavoro a tante persone, mandate sul filo della bancarotta?

E…che dire di Loris Borghi? Il Rettore è morto suicida macinato dalla macchina del fango creata proprio sulla base di queste intercettazioni, una su tutte “Guido (il Professor Fanelli, ndr) ho avuto un’idea meravigliosa”.

Sulla base di queste intercettazioni erano scattate l’accusa di corruzione, e di abuso d’ufficio. Che hanno portato il Rettore prima a dimettersi, poi a togliersi la vita, anni dopo, sotto uno squallido cavalcavia, esasperato dalle accuse, dalle lungaggini giudiziarie, da un’onta mediatica senza tregua e senza possibilità di innocenza, o di assoluzione. 

L’idea in questione, per la cronaca, era portare a Parma per sviluppare il centro di terapia del Dolore Massimo Allegri, il migliore sulla piazza, con anche una discreta “borsa” di soldi, sette milioni di dollari, grazie al premio FP7 della comunità europea, primo e unico italiano ad averlo conseguito all’estero.

Per la sua morte sono stati aperti due fascicoli: uno contro Antonino Rustico, Procuratore capo, indagato (guarda caso!) proprio quando la malattia lo stava ormai portando via, per istigazione al suicidio e violazione del segreto d’ufficio, un’altro, contro ignoti, per istigazione al suicidio. 

Ma se questi ignoti fossero proprio i Nas, che hanno manipolato le intercettazioni? I PM che le hanno date in mano alla stampa? La stampa stessa, che lo ha maciullato nel tritacarne senza nemmeno mai chiedergli se si considerasse innocente? E l’Università stessa, che ha accolto le sue dimissioni come la neve a Natale, non ha mai alzato una parola per difenderlo quando accusato, per poi ricordarlo in pompa magna? 

E i soldi, pubblici, i milioni di euro spesi per sentirci dire “scherzavamo, abbiamo capito male”.

E l’Università? Fa causa ai suoi luminari, il Prof. Fanelli in primis, cacciato a calci per “danno d’immagine” prima ancora della condanna, che ora da vittima passa a carnefice che chissà quanto sarà chiamata a risarcire per l’incauto e affrettato licenziamento?

Dopo che lo stesso Fanelli era valso tanto denaro allateneo con le sue ricerche e pubblicazioni internazionali, grazie al fondo di finanziamento ordinario.

Soldi pubblici. Anche questi.

Come quelli spesi per un processo inutile.

Come quelli spesi per le intercettazioni.

Come quelli spesi dai Nas. Quegli stessi Nas che nel mentre si limitavano a tempestare i social network di immagini filo naziste e inneggianti a una ricchezza sfacciata che poco si addice ad un militare.

Come quelli spesi dalla Procura affannata a non contraddire ai suoi vassalli.

E sempre una sola domanda: perché?

 

1 commento

  1. Un plauso alla perseveranza di Parmapress24 nel continuare a testimoniare i risvolti di un inchiesta “malata” senza timori reverenziali.

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