Pasimafi, da inchiesta a barzelletta: il Tribunale di Lecco assolve (quasi) tutti. Su oltre 40 capi d’imputazione ne restano sei

Martedì l'udienza preliminare davanti al Gup di Lecco: su centinai di imputati ne restano due

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La conferenza stampa dopo gli arresti di "Pasimafi"

Doveva essere una maxi inchiesta. Di quelle che cambiano la sorte della sanità e passano alla storia della magistratura.

Invece, la super inchiesta Pasimafi, si sta riducendo sempre di più a…barzelletta.

E l’unico risultato che ha ottenuto è si, quello di cambiare le sorti della sanità, ma in peggio, privando Parma di un centro antalgico d’eccellenza per accuse svanite…nel nulla.

Tutto per portare alla nomina, al posto di un’equipe che poteva vantare riconoscimenti e produzioni scientifiche di testi a livello mondiale, una tutta parmigiana molto meno elitaria, senza precedenti né pubblicazioni illustri e guidata dal principale testimone..dell’accusa stessa.

Come avevamo già raccontato il maxi processo è stato “scorporato” per ragioni territoriali non meglio precisate, una piccola parte è rimasta a Parma, una è finita a Spezia, affogando nel mare del nulla, un’altra a Lecco.

Dove su 44 e oltre imputazioni, un numero imprecisato di accusati, il Gup ha optato per una serie di archiviazioni per “notizia di reato infondata” e altre quattro perchè “il fatto non sussiste”, oltre un patteggiamento. 

Fuori dai giochi, pardon, dai guai, dunque quasi tutti i manager e i medici, anche se delle loro carriera restano carte stracce: martedì l’udienza preliminare presso il Tribunale di Lecco.

Rinviati a giudizio solo il Prof. Fanelli ed Enzo Lucherini, legale rappresentante di Ibsa Farmaceutica, per alcune accuse minori legate a presunte sperimentazioni su integratori alimentari in realtà mai avviate. 

Ergo? Il Tribunale di Lecco per non svergognare la Procura di Parma tira per le lunghe senza alcun appiglio, come dire che un imputato di omicidio colposo plurimo in concorso con l’aggravante mafiosa in realtà resta accusato di aver solo rubato una gallina, e nemmeno questo è certo.

Ma resta il danno: un reparto smembrato, medici demoliti, aziende devastate, un morto. Loris Borghi. A tutti loro, chi ridarà vita e dignità? E ancora, perché tutto questo?

Voglia di visibilità degli inquirenti, poi trasferiti ad altra sede per limitare il danno d’immagine, smania di potere della magistratura, o qualcosa di più? Chi tirava le fila dell’Azienda Ospedaliero Universitaria, e non accettava un super manager non emiliano, non politicizzato, non legato a nulla se non alle proprie stesse competenze? Chi ha voluto tutto questo?

Al prossimo capitolo di Pasimafi, la barzelletta, per qualche nuovo indizio…

 

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