Lidl, presidio per il sindacalista investito da un camion

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Manifestazione sabato mattina una manifestazione per Adil Belakhdim, il sindacalista investito e ucciso da un camionista venerdì 18 giugno a Biandrate durante un picchetto operaio promosso dal sindacato SiCobas, davanti al centro di distribuzione della Lidl.

“Venerdì 18 giugno – si legge in una nota dei SiCobas parmigiani – Adil è stato ucciso, travolto da un camion durante un picchetto che il sindacato SiCobas stava tenendo davanti al centro logistico di distribuzione della Lidl di Biandrate (Novara) dove da tempo era in corso una lotta dei lavoratori per contrastare le pessime condizioni salariali e di lavoro imposte dal discount tedesco.

Questo omicidio è emblematico del clima di violenze, intimidazioni e repressione messe in atto da anni nel settore della logistica a danno dei lavoratori, per garantire profitti alla Grande Distribuzione Organizzata, al pari di quanto avviene contro lavoratori agricoli impiegati nella raccolta dei prodotti che troviamo sugli scaffali dei supermercati.

I piani di ipersfruttamento messi in atto dai padroni trovano un freno solo grazie alle lotte messe in atto dai lavoratori organizzati nel sindacalismo di base e conflittuale dei quali Adil faceva parte.

A partire dal mese di luglio verranno meno le residue protezioni messe in atto dal governo in fase di pandemia per contenere l’emergenza sociale e la crisi economica. Stiamo parlando del blocco dei licenziamenti e del blocco degli sfratti.
Le imprese di diversi settori potranno quindi tornare a licenziare per motivi economici, mettendo a rischio il salario di un numero di lavoratori e lavoratrici tra i 300.000 e i 600.000, senza contare tutti quelli che il lavoro l’hanno già perso per il blocco delle attività (partite iva, lavoratori dello spettacolo, a tempo determinato, in nero e precari in genere).

Contemporaneamente ripartiranno gli sfratti per circa 80.000 nuclei la cui esecuzione era già stata avviata prima di marzo 2020.
Si prospetta un vero e proprio massacro sociale al quale il governo intende rispondere aiutando esclusivamente le imprese e dando per scontato che ciò porterà la ripresa dell’occupazione.

Allo stesso modo, per la questione abitativa, nel Recovery Plan del governo si prevede solo il sostegno all’housing sociale e si mantiene il dominio assoluto del mercato privato, libero di imporre i canoni di locazione da capestro che le famiglie si trovano ad affrontare.

Occorre una risposta conflittuale di massa per impedire che anche questa volta la crisi venga fatta pagare ai lavoratori, alle lavoratrici e alle fasce più povere della popolazione”.

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