Uccise la moglie in Val Gardena: Paolo Zoni giudicato semi infermo di mente

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E’ accusato di aver colpito la moglie, Rita Pissarotti, 60enne di Collecchio, con diciannove colpi di arma da taglio, due dei quali hanno raggiunto il cuore, lo scorso 14 agosto nella loro camera d’albergo, a Santa Cristina in Val Gardena.

Da subito si è pensato che nella mente di Paolo Zoni, uomo pacato, una vita tra lavoro alla cooperativa il Colle e famiglia, qualcosa si fosse inceppato.

E la perizia, firmata dallo specialista Edoardo Mancioppi, ha stabilito la seminfermità. Una parziale incapacità di intendere e volere che garantirà a Zoni, 65 anni, una diminuzione di pena.

L’accusa di omicidio volontario, con l’aggravante di aver ucciso la moglie, gli avrebbe fatto rischiare l’ergastolo. Ma Zoni, arrestato dopo una breve fuga, ha scelto il rito abbreviato e potrà contare anche sullo sconto di un terzo previsto dalla scelta del rito abbreviato: l’udienza, davanti al gup Walter Pelino del tribunale di Bolzano, è stata fissata per il 9 settembre.

Intanto un anno dopo non ci sono ancora certezze sul perché di quell’omicidio.

Un uomo timido, silenzioso, e Rita, 60 anni, solare e sorridente, infermiera al polo Montanara dell’Ausl.

Forse i gratta e vinci, diventati per Paolo un’ossessione. E la preoccupazione di Rita. E la morte dell’anziana madre dell’uomo, poi, un grave incidente.

Forse un violento scambio di idee, poi l’aggressione con quel coltello da cucina lungo una quindicina di centimetri. Poi il tentativo di pulire e la fuga. Il buio, in testa.

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