Da tossico a spacciatore: arrestato operaio 48enne

In casa 11.500 euro in contanti e 1,5 kg di droga

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Da tossico a spacciatore. Un operaio 48enne, incensurato, divorziato e padre di due figli piccoli, tornato a vivere coi genitori, è stato arrestato per spaccio dopo che era stato notato frequentare luoghi, in Via Cremonese e Vigheffio, solitamente bazzicati da pusher e clienti.

Nella mattinata di venerdì 25 gennaio, il personale della Squadra Mobile ha tratto in arresto Russo Biagio, classe ’70, trovato in possesso di 1,5 kg. di hashish, un bilancino di precisione e 11.500,00 euro in contanti, tutto occultato all’interno della camera da letto nella sua abitazione in zona San Pancrazio.

Il soggetto era già noto agli investigatori della sezione Antidroga, ma la circostanza che si fosse “messo in proprio” nell’attività di spaccio era assolutamente inedita. Sono stati sufficienti pochi servizi di appostamento per accertare dei movimenti “sospetti” dell’uomo, il quale gravitava tra la sua abitazione e due luoghi di ritrovo di consumatori e spacciatori in località Vigheffio ed in via Cremonese, contattando in rapidi incontri vari soggetti conosciuti come piccoli spacciatori.

Sulla scorta di questi primi riscontri, il Sost. Proc. presso il Tribunale di Parma dr.ssa Daniela NUNNO, ha disposto la perquisizione locale presso l’abitazione del Russo, eseguita dagli investigatori dell’Antidroga nella mattinata di venerdì.

L’attività ha consentito di rinvenire, in uno zaino custodito all’interno della camera da letto, 14 “panette” di hashish per un peso complessivo di gr. 1420, di almeno tre varietà diverse contraddistinte da loghi differenti. All’interno della medesima camera, inoltre, è stato rinvenuto un bilancino di precisione e, nascosta nell’armadio, una somma complessiva di € 11.500 in contanti.

Il Russo, condotto presso gli uffici della Squadra Mobile per la redazione degli atti di rito, su disposizione del PM procedente, è stato associato presso la Casa Circondariale in attesa del giudizio di convalida. Proseguono le attività di indagine per risalire alla provenienza dello stupefacente detenuto dall’uomo.      

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