Daniele Belardinelli come Matteo Bagnaresi: perchè i fatti di Milano riaprono una ferita mai chiusa

L'uomo, 35 anni, è morto all'ospedale San Carlo di Milano. Era stato investito in via Novara. E a Parma si riapre una vecchia ferita.

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Matteo Bagnaresi aveva 29 anni, rientrava da un Daspo. La sua vita è finita all’Autogrill Crocetta, ad Asti, verso uno Juventus Parma che quel giorno non si giocò. Era il 30 marzo del 2008: un pullman di tifosi juventini lo investì, non lasciandogli scampo.

Daniele Belardinelli di anni ne aveva 35, anche lui era già stato daspato per fatti legati a un Varese – Lumezzane: varesotto, faceva parte della frangia interista della vicina cittadina, capo ultras dei Blood of Honour, le due tifoserie sono gemellate. E’ morto giovedì mattina, dopo essere stato investito da un bus di tifosi del Napoli nel giorno di Santo Stefano poco lontano da San Siro.

Con la morte di Daniele, Parma rivive quella di Matteo. E quella diversa, ma egualmente assurda, di Gabriele Sandri. 

Matteo investito da un pullman in autogrill, forse, dopo che una flottiglia di tifosi del Parma aveva tentato un’aggressione. Daniele in giro per Milano con un cioppo di tifosi interisti, dopo aver evaso i cordoni di sicurezza, forse per cercar lo scontro.

“In Via Novara, prima di Inter-Napoli, circa cento tifosi nerazzurri – accompagnati dai gemellati di Varese e Nizza – avevano teso un agguato agli ultras del Napoli, arrivati allo stadio senza scorta e a bordo di minivan. Ne era nato uno scontro violento, con lancio di bottiglie e fumogeni – un tifoso del Napoli accoltellato e altri tre feriti – e un fuggi fuggi generale” – raccontano oggi le cronache locali.

Proprio in quel momento – stando a quanto riferito dal Questore di Milano, Marcello Cardona – il 35enne di Varese Daniele Belardinelli, ultrà dell’Inter con daspo e precedenti alle spalle, è stato travolto da un suv nero che viaggiava nella corsia di sorpasso.

Sono stati gli stessi ultras del Napoli – tutti con regolare biglietto – ad allertare i soccorsi e ad indicare agli agenti il ferito, che è poi stato dichiarato morto al San Carlo, dove era stato accompagnato da alcuni suoi amici. Non è escluso, secondo gli investigatori, che l’autista del suv non si sia accorto di nulla, anche a causa del caos che c’era in strada.

Torniamo indietro nel tempo- “Muore un tifoso del Parma investito da un pullman di juventini nell’area di servizio Crocetta vicino ad Asti, sulla Torino-Piacenza. Le due tifoserie erano dirette all’Olimpico per assistere a Juve-Parma. I bianconeri raccontano di essere stati aggrediti con spranghe e bottiglie mentre erano fermi a far carburante e a bere un caffé. L’autista del pullman ha preferito ripartire in fretta e furia per evitare che le cose degenerassero. Ma ha travolto Matteo Bagnaresi, 28 anni, figlio di un dirigente della Barilla, colpito con lo spigolo anteriore della carrozzeria. L’autista è indagato per omicidio colposo ma il magistrato non ha disposto l’arresto.

Il pullman si ferma un chilometro dopo. L’incidente è avvenuto poco dopo le 12.30. E’ stato il personale della stazione di servizio a dare l’allarme. L’autista si è poi fermato in un’area di sosta un chilometro più avanti. Agli agenti della Stradale, e poi agli inquirenti, ha raccontato di non essersi neppure accorto di aver investito il tifoso e di essersi fermato perché alcuni passeggeri del pullman gli hanno detto che era accaduto qualcosa. Per il questore di Asti Antonio Nanni si è trattato di “un tragico incidente” in cui “il calcio non c’entra nulla”.

“Aggrediti con spranghe e bottiglie”. I tifosi della Juve raccontano che prima dell’investimento alla Crocetta, sono stati aggrediti da una cinquantina di gialloblu: “Cento contro dieci con spranghe e bottiglie”, raccontano agli agenti. “Noi eravamo arrivati da non più di cinque minuti. Due pullman del Parma posteggiano lì vicino e subito scendono e ci aggrediscono. Da lontano ci tiravano bottiglie senza che noi gli avessimo detto nulla. Poi sono arrivati anche gli altri con le cinture. Siamo scappati sul pullman. L’autista era preoccupato; è partito con le portiere ancora aperte perché due ragazzi stavano salendo per non essere aggrediti. Due bottiglie di birra sono scoppiate dentro il pullman: un paio di ragazze sono rimaste graffiate dalle schegge di vetro. Nel partire, quel ragazzo ci ha tagliato la strada e l’autista l’ha colpito con lo spigolo sinistro del pullman”. Ma perché non vi siete fermati subito? ha chiesto un cronista ai tifosi juventini. “Perché se no ci ammazzavano” – raccontavano quelle dell’epoca sulla morte di Matteo Bagnaresi. Magari per una goliardata. Non ci vuole essere morale, accusa a chicchessia di essere un picchiatore o un delinquente,  ma non ci deve essere rassegnazione. Chi scrive ha alle spalle più trasferte che futuro davanti, una bella manciata di esse, da tifosa. Per questo ogni morte è una ferita che si riapre.

La morte di Daniele Belardinelli si condisce di grottesco, se sommata ai cori razzisti allo stadio: nemmeno i cori beceri hanno fermato il carrozzone del calcio, mentre un tifoso lottava tra la vita e la morte, due finivano in galera, altri ricercati o gravi in Ospedale.

Il calcio italiano è stanco di piangere figli, padri, mariti. Ci riempiamo la bocca di “portiamo le famiglie allo stadio”, poi perdiamo tifosi come soldati in guerra.

Il calcio ha bisogno di bellezza. Si impegnino, impegniamoci tutti. Dalla cultura dello sport a quella della sicurezza. Siamo tutti in guerra, nessuno escluso, perchè anche la civile Parma ha perso un figlio. Che oggi più di ieri, e meno di domani, ci sembra morire di nuovo.

 

1 commento

  1. “non stiamo a giudicar nessuno”??? siete dei COGLIONI che si ammazzano per una stupida partita di calcio”!!! provate a gemellare il vostro cervello con l’intelligenza!!!
    Un guerriero?? Un guerriero di sto cazzo! se non fosse andato a fare casino, sarebbe ancora vivo”!!!

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