Scuola per l’Europa- Eramo (PP): “Rette da 3.500 euro? Interesse pubblico andrebbe più tutelato”

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Torna a far discutere la retta per la Scuola per l’Europa. Il consigliere Pier Paolo Eramo di Parma Protagonista interviene con una nota:

“Dopo le indulgenze di luterana memoria, anche i posti a scuola si possono “comprare”?
Per la Scuola per l’Europa di Parma lo Stato spende annualmente circa 10 milioni di euro (per non parlare dell’investimento economico e di risorse umane del Comune di Parma negli ultimi anni)”.

“Nonostante questo, parrebbe che le imprese possano propiziarsi i posti per i figli dei loro dipendenti alla cifra di 3.500 euro per alunno, almeno a stare a quanto leggiamo nell’ACCORDO DI FINANZIAMENTO PER L’ISCRIZIONE DI ALUNNI DI CATEGORIA 2^: “La quota è fissata in Euro 3.500 (tremila e cinquecento) una tantum, indipendentemente dal numero dei dipendenti dell’IMPRESA, da versarsi per ciascun alunno all’atto dell’iscrizione al fine di ottenere una prelazione nell’ammissione alla SCUOLA, rispetto agli alunni di cat. 3^” (i cittadini “semplici”).

E’ sicuramente tutto legittimo, ma a noi pare decisamente iniquo, anche se si tratta di numeri molto limitati (o forse proprio per questo).

Lo spirito della norma era probabilmente quello di favorire l’accesso alla Scuola dei figli degli espatriati non dipendenti EFSA: ma allora, perché chiedere dei soldi in più rispetto alla retta di 700 euro (già questa a nostro parere ingiustificata)? E poi, che significa “IMPRESA”? Oltre che introdurre l’aspetto economico (come se si trattasse di una scuola totalmente privata), l’accordo in questione apre le porte a qualsiasi azienda, senza riferimenti alla sua composizione multinazionale.

C’è solo da sperare che arrivi presto la nomina del rappresentante del Comune di Parma nel CdA della scuola (in ritardo di mesi ormai!), in modo che l’interesse pubblico sia maggiormente tutelato”.

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