MiFid II, la rivoluzione partirà dalle commissioni

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La rivoluzione del mercato finanziario è alle porte: in arrivo sono infatti i rivoluzionari dettami della direttiva MiFid II, che obbligherà i protagonisti del settore ad adattarsi al regolamento per garantire nuovi standard ai propri consumatori.

Il modello da seguire è, come spesso accade in ambito finanziario e tecnologico, è quello del Regno Unito, che ha introdotto il Retail Distribution Review a supporto dei risparmiatori d’Oltremanica, ma il MiFid II si pone come ampiamente rivoluzionario per tutte le nazioni che lo adotteranno: oltre al già citato Regno Unito e all’Italia, saranno coinvolte nel nuovo regolamento Germania, Francia, Lussemburgo e Svizzera.

Tutte queste realtà europee dovranno adattarsi ad un regime di consulenza dipendente, ad una governance incentrata sul prodotto, al divieto di introdurre rebates e all’introduzione di incentivi solo a seguito di una serie di controlli di qualità. Quel che più interessa però i consumatori su suolo italiano riguarda la maggiore competenza richiesta agli operatori finanziari, che saranno sottoposti a specifici programmi di formazione, ma anche l’elevato numero di informazioni che ora gli istituti saranno obbligati a fornire ai propri clienti in materia di prodotti e servizi.

Secondo una valutazione condotta da Ernst&Young, che ha analizzato e giudicato l’adattamento dei regolamenti nazionali al testo europeo, l’Italia è la nazione con il ranking più basso, a dimostrazione che i testi finora adottati non avevano il giusto grado di chiarezza, e che il servizio consulenziale è ancora di assoluto dominio degli istituti bancari o delle realtà ad essi legati, mentre le società di consulenza indipendente, anche se stanno guadagnando fette importanti del mercato, non riescono ancora ad arrivare ai livelli fatti registrare nel Regno Unito.

Nel mercato nazionale al centro della “discussione” restano le forme di remunerazione dei consulenti. Al momento sussistono 3 tipologie differenti: commission only (provvigione retrocessa dall’istituto al consulente), fee and commission (provvigione bancaria e onorario professionale dal cliente) o fee only (percentuale concessa dal cliente), l’unica opzione in grado di garantire assoluta indipendenza al consulente. Con il sistema di consulenza indipendente, i costi si riducono drasticamente anche grazie all’affiancamento dei mezzi tecnologici, che aiutano il cliente ad analizzare più velocemente l’andamento del suo portafoglio e, al contempo, sono utili anche in fase decisionale per stilare un profilo di rischio del risparmiatore e per scegliere il prodotto finanziario più adatto alle sue esigenze.

Con ogni probabilità, anche in Italia lo scenario cambierà come è già avvenuto nel Regno Unito. A Londra e dintorni, infatti, già da diversi anni la quota di rapporti di consulenza basati esclusivamente sulle commissioni si è drasticamente abbassato.

Nel 2013 il Data Bulletin della Fca, corrispondente alla Consob italiana, testimoniava il predominio del sistema a commissioni, che rappresentava oltre il 50% del mercato, ma appena due anni più tardi il sistema a fee è passato al 64%. L’entrata in vigore della Rdr ha quindi rivoluzionato il mercato inglese, dove le imprese non possono più richiedere commissioni per le nuove attività di consulenza. Secondo gli esperti, anche in Italia il mercato subirà identica rivoluzione. Attualmente, uno dei motivi che “spaventa” i risparmiatori dall’investimento è proprio la mancanza di chiarezza dei sistemi di retrocessione nei confronti dei consulenti. La svolta decisiva è sulla stessa lunghezza d’onda del piano proposto da Moneyfarm, che riduce al minimo i costi, ispirando fiducia nel risparmiatore che attraverso la tecnologia sente i propri fondi maggiormente protetti, può personalizzare al massimo l’offerta e, a prescindere dalle somme da investire, riesce a stilare un piano interessante incentrato sull’ottenimento di un profitto.

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