Editoriale- Cellino, il “fratellino” Ghirardi e l’offerta: “Se vuole lo aiuto”

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Non c’è limite al peggio, volume due. O duemila. Come non bastassero le rubiconde e fastidiose immagini di Tommaso Ghirardi abbracciato al neo patron del Brescia Massimo Cellino (auguri, anzi condoglianze alle Rondinelle, nelle mani malferme di un non immacolato) ecco piovere sulla nostra pazienza semiesausta anche le sue parole.

Ghirardi, che riceve il cronista del Giornale di Brescia nella sua villa a pochi metri dalla Leonessa, azienda di famiglia (la stessa da cui hanno pignorato i famosi quattro milioni di euro?? – chiediamo noi) appare sereno.

Chiede di non parlare di Parma perché – si legge – “non ho subito alcuna condanna, e sono in attesa di far valere le mie ragioni, sperando la giustizia faccia il suo corso”.

Anche per i dipendenti senza stipendio e lavoro lo farà? Anche per una squadra che era una perla di Europa e si e’ trovata in D, rimanendo solo orgoglio e dignità, ci sarà giustizia?

Andiamo oltre. Ghirardi parla di “aver riassaporato un clima calcistico di grande positività”. A Parma era negativo, prima che lui cacciasse tutto in… ortiche???

Poi definisce Cellino che lo chiama “fratellino” che fa rima con ……, un amico vero cui “se vorrà presenterò imprenditori locali, perché noi facciamo impresa da 50 anni”.

A Parma magari non con risultati eccelsi…

Poi, la chicca. Su un ritorno nel calcio…”Il calcio mi manca. Il 2 settembre sarò allo stadio a tifare Brescia, rispettoso della giustizia che deve fare il suo corso. Ma chissà”.

 

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