Palmi, ucciso a colpi di lupara Pasquale Gagliostro. A Parma truffe, detenzione e bugie

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Un ex collaboratore di giustizia, Pasquale Gagliostro, è stato ammazzato a Palmi, in provincia di Reggio Calabria. Il 53enne, per un lungo periodo residente a Parma, , prima come collaboratore di giustizia poi in carcere, soprannominato “il pistolero”, è stato raggiunto all’addome da un colpo di lupara che lo ha ucciso sul colpo.

Il corpo è stato ritrovato in un terreno di sua proprietà in contrada Garanta, vicino all’abitazione dove viveva insieme alla sua famiglia, nonostante nel 1993 fosse stata disposta la confisca dell’immobile. Proprio qualche giorno fa, gli era stato notificato un nuovo provvedimento di sfratto. Sul posto sono intervenuti i carabinieri di Palmi supportati dal Reparto operativo nucleo investigativo del comando provinciale. Sono in corso i rilievi da parte della sezione investigazioni scientifiche. Gli inquirenti stanno ascoltando i familiari e i conoscenti della vittima.

I sicari questa volta hanno agito senza dargli il tempo di reagire. Già nel 1993 subì un agguato mentre rientrava a casa. Rimase gravemente ferito dai colpi di fucile armato a pallettoni, ma riuscì a salvarsi. Da qui maturò la decisione di pentirsi. Da ex affiliato alla cosca dei Parrello avrebbe rivelato molti particolari utili ad alcune inchieste: questa volta è caduto sotto i colpi di un’arma “amica” di mafia e ‘ngrangheta.

I media lo chiamarono “il testimone chiave” per alcune settimane, ma in realtà era soltanto un impostore. Nome, Pasquale Gagliostro, età 45 anni, origini calabresi: nel mese del dramma per il rapimento di Tommaso Onofri, quello fra marzo e aprile del 2006 dove non si avevano notizie certe sulla fine del piccolo di due mesi, Gagliostro si fece avanti dal carcere di via Burla dicendo di sapere chi c’era dietro al rapimento e che, anche lui, era stato interpellato per sequestrare il bambino. Gli inquirenti, alla ricerca di qualsiasi pista, seguirono anche quella traccia: in realtà Gagliostro era ed e rimane un truffatore. Era a Parma, con un’identità nuova di zecca, come collaboratore di giustizia. Un pentito non troppo pentito, tornato poi truffatore.

Quando vi risiedeva, era diventato il terrore di residenti e commercianti di Borgo delle Colonne dove, da pseudo-imprenditore, aveva aperto una rimessa per aggiustare le biciclette. Ma in quell’officina “manco ha toccato una ruota” dicono ironicamente dalla Squadra mobile”. Si limitava a girare per i borghi e a ricordare a tutti che lui era stato dentro, per tanti reati, che non bisognava dargli fastidio. Minacce ai commercianti (anche per questo è stato denunciato) e poi colpi bassi: come rubare l’energia attaccandosi alle prese degli altri. “Era I media lo chiamarono “il testimone chiave” per alcune settimane, ma in realtà era soltanto un impostore. Nome, Pasquale Gagliostro, età 45 anni, origini calabresi: nel mese del dramma per il rapimento di Tommaso Onofri, quello fra marzo e aprile del 2006 dove non si avevano notizie certe sulla fine del piccolo di due mesi, Gagliostro si fece avanti dal carcere di via Burla dicendo di sapere chi c’era dietro al rapimento e che, anche lui, era stato interpellato per sequestrare il bambino. Gli inquirenti, alla ricerca di qualsiasi pista, seguirono anche quella traccia: in realtà Gagliostro era ed e rimane un truffatore, oggi arrestato per l’ennesima volta dalla Questura di Parma. Questa volta è finito in manette per i reati di ricettazione, truffa e appropriazione indebita.

Il calabrese era a piede libero dallo scorso ottobre. Era diventato il terrore di residenti e commercianti di Borgo delle Colonne dove, da pseudo-imprenditore, aveva aperto una rimessa per aggiustare le biciclette. Ma in quell’officina “manco ha toccato una ruota”. Si limitava a girare per i borghi e a ricordare a tutti che lui era stato dentro, per tanti reati, che non bisognava dargli fastidio.

Minacce ai commercianti (anche per questo è stato denunciato) e poi colpi bassi: come rubare l’energia attaccandosi alle prese degli altri. “Era diventato un incubo per il quartiere”.

Prima gli assegni fasulli, poi la truffa dei liquori
Ad inchiodare Gagliostro alcune mosse. Prima ha comprato un Rolex di marca e un anello da 5000 euro da un gioielliere con un assegno fasullo (lo ha addirittura fatto compilare al gioielliere stesso) e poi ha messo a punto il raggiro del bar. Fingendosi – grazie agli abiti eleganti e il cash sempre alla mano – la guardia del corpo di un personaggio facoltoso, è riuscito a farsi consegnare dal titolare di un bar circa 400 bottiglie fra liquori, spumanti, malvasia; poi prosciutti e formaggi. Merce da 2000 euro. “Pago tutto domani” avrebbe detto il Gagliostro in abiti firmati. Poi, dopo essere scomparso, ha rivenduto il tutto ad un secondo bar. La polizia però lo ha incastrato

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