20 maggio: al Centro Studi e movimenti la “gestione sociale della malattia mentale”

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Negli anni Settanta del Novecento, la medico-terapeuta modenese Antonietta Bernardoni elaborò e sperimentò soluzioni alternative al trattamento delle malattie mentali rispetto alla psichiatria tradizionale.

Rifiutando l’approccio psichiatrico alla cosiddetta malattia mentale, la dott.ssa Bernardoni decise di affrontare la situazione di sofferenza nella quale erano immerse le persone che le si rivolgevano anche con la creazione di gruppi di aiuto: una pratica poi definita Attività Terapeutica Popolare.

Alla morte della dott.ssa Bernardoni, i suoi amici e collaboratori non vollero disperdere il corposo patrimonio documentario e bibliografico raccolto nel corso di una vita di studio e lavoro e lo conservarono nelle loro case in attesa di una collocazione più adeguata, individuata poi qualche anno fa nel Centro studi movimenti. La presentazione di queste carte è oggi l’occasione per conoscere approcci e punti di vista sul tema della salute mentale diversi da quelli dominanti e per continuare la discussione su questioni che, a quarant’anni dalla legge che sancì la chiusura dei manicomi, rimangono determinanti per decifrare la società contemporanea, le relazioni interpersonali e la paura dell’altro.

Introduce e modera Ilaria La Fata (ricercatrice, Centro studi movimenti Parma)

Interventi di Valentina Bocchi (archivista, Centro studi movimenti Parma), Fabrizio Manattini (docente di sociologia, Università di Urbino), Paolo Ferrari (medico di base, Verona), Ermanno Tarracchini (già docente di Strategie biopedagogiche, Università di Modena e Reggio Emilia) e partecipanti ai gruppi di Attività terapeutica popolare

In collaborazione con Comune di Parma e Fondazione Matteo Bagnaresi onlus

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