Editoriale – Il sindaco dal volto pulito nell’occhio della magistratura

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E’ difficile fare il sindaco, Federico. Chissà quante volte si è sentito dire queste parole, mentre le preferenze di Bernazzoli crollavano facendo lievitare le sue possibilità di diventare primo cittadino.

Poi, si sa. Tra il dire (promettere) e il fare (mantenere) ci stanno le leggi, la fattibilità, i compromessi che chi sta all’opposizione non deve sostenere, chi governa si.

E piano piano il sindaco col volto pulito cresciuto nelle file del GCR, introdotto nei 5Stelle dalla moglie, attivista convinta, che tutte le mattine andava a lavorare i banca, in treno, a Reggio Emilia, e voleva cambiare il mondo, è diventato solo il sindaco.

Cupo, ingrigito dall’inceneritore che ha dovuto lasciar accendere, intristito dalla burocrazia cui non si può esimere, allontanato dal Movimento che lo aveva fatto diventare grande (e che piaccia o meno un certo peso politico lo ha) ora è un uomo solo.

Tacciato di disonestà. Accusato prima di abuso d’ufficio per le nomine del Teatro Regio, che possono pure essere state eccellenti, ma se hanno violato la legge non vanno benissimo, poi di disastro colposo per l’alluvione del 2014. Mica robetta, un cataclisma che la città non dimenticherà. Ora, le nuove accuse, per turbata libertà di scelta nella cessione della Stu Pasubio.  

Ci faccia solo una cortesia. Non dica che non lo sapeva. Non tiri fuori improbabili casellari. Ammetta che chi fa politica, può sbagliare. Come tutti. O dica che ha fatto, in buona fede, quello che riteneva meglio.

Ammetta di essersi sporcato le mani, sarebbe il modo migliore per pulirsi la faccia. E ritornare probabile, in chiave elettorale. Diversamente, sarà solo una barzelletta. 

(Francesca Devincenzi)

 

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