Il teatro Regio è la magia della storia, di quel passato incrociato e trasposto nel presente che si chiama Opera. Il Teatro è la magia di una Parma bella e gaudente che non muore mai, araba fenice delle ceneri della più bella se stessa. Il Regio è Parma, Parma è il Regio.
E in una serata tinta di magia, con il Centro svuotato dalla ferie, il cuore pulsante si è riunito, li, al Regio per un attimo, ancora, di magia. Niente Wembley, niente Juve, ma i calendari della Lega Pro.
Perché se la Lega Pro è considerata dai più un palcoscenico troppo “mignon” per il grande Parma, il Regio è stato grande foyer delle prime luci del campionato che sarà. Di cui il Parma che rinasce, ambisce ad essere primo attore, se non protagonista assoluto.
Si parte col Modena, si chiude con la Reggiana (GUARDA IL CALENDARIO COMPLETO).
Si, segnatevi queste date: 18 dicembre e 7 maggio. Perché se la prima, e quella di Santo Stefano, sarà derby col Modena, l’ultima sarà quello sognato da 19 anni. Contro la Reggiana.
Prima di Natale a Reggio, l’ultima al Tardini. Ventisette anni meno venti giorno dopo la prima, storica, promozione in A.
Un appuntamento con la storia che rende la città vuota ma ebbra di gioia, emozione, sogni. Perché lo sport è anche questo, ed è di chi, ancora, lo sa vivere con un sussulto sulla poltroncina del grande Teatro.
Se i tifosi sui social network impazziscono, da commenti irripetibili come “mi piglio il Daspo”, a “mi faccio arrestare” ad altri più sobri. Dalla data, strillata come un mantra, al video di “quel” Parma Reggiana che fece la storia.
Emblematico il commento di Fulvio Ceresini, che in quel 1999 perse il padre, in gennaio, ma a maggio festeggiò, mani e cuore al cielo, verso Ernesto, la promozione.
Più sobri, per ruolo istituzionale, i commenti di Luca Carra, direttore generale del Parma, Lorenzo Minotti, intervenuto in “pieno sorteggio”, quando è uscito il match clou col Venezia alla quarta giornata,
e Nevio Scala. Che tra la C…di Calaiò e la C…di Canini…commenta anche il mercato.
Le parole di Nevio Scala:
…e quelle di Luca Carra
