“Integrazione vincente”, il modello Parma: 1400 richiedenti asilo, 102 strutture

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Accoglienza, immigrazione, tema più che mai attuale a Parma (e non solo). Oggi, presso la Camera di Commercio di via Verdi, si è tenuto il convegno “Integrazione vincente. Comunità di fronte alla sfida della convivenza” che ha presentato il “Modello Parma”: situazione, numeri e strutture che fanno del territorio un esempio di accoglienza.

Presenti il sindaco Federico Pizzarotti, l’assessore al welfare e politiche sociali, Laura Rossi, il prefetto, Giuseppe Forlani, e il coordinatore dell’associazione CIAC di Parma, Michele Rossi.

Il Prefetto Forlani ha dato un quadro chiaro della situazione in città: sono 70.751 mila gli stranieri presenti nella provincia di Parma nel 2016; di questi 1.010 sono nati in città e 2.203 hanno acquisito la cittadinanza; 18 mila provengono dall’Africa, 10 mila dall’Asia. Gli stranieri minori sono 13 mila. Arrivati per chiedere accoglienza 2.655. Al momento, invece, sono 1.400 i richiedenti asilo. Parliamo di 1.400 su una popolazione di quasi 177 mila abitanti. Nel 2014 ne sono arrivati 398, nel 2015 sono stati 545 e lo scorso anno 1056. Ma ci sono da calcolare anche quelli che per diverse motivazioni hanno voluto lasciare Parma, 576 persone.

“E’ stato difficile far capire il sistema SPRAR in Europa. – ha spiegato il Prefetto – L’Italia ha una conformazione e struttura diversa dagli altri Paesi come Norvegia e altri”. La questione riguarda due temi in particolare: i flussi di arrivo non sono programmati e quando queste persone arrivano non c’è lavoro, non c’è un sistema che possa inserirli oltre alle strutture che danno servizi essenziali come un posto letto, cibo e cure sanitarie; importante è anche la sostenibilità per non andare a incidere ulteriormente sul territorio. Sostenibilità quindi che riguarda la seconda fase dell’accoglienza, quella una volta usciti dai centri e dai CAS. “Per la prima fase non c’è incidenza sul territorio perché le spese sono al 75% finanziate dal Ministero mentre i costi dei CAS sono finanziati al 100%” chiarisce il Prefetto “Per la prima fase di accoglienza si vede che la gran parte dei migranti restano nel sud Italia mentre è nella seconda fase che vediamo arrivare il maggior numero di stranieri al nord. Fino a ieri Parma accoglieva l’11,7% dei ripartiti alla regione mentre oggi, dopo un tavolo di confronto che ha rideterminato le quote, accoglie il 10%. Si è voluto tenere conto del peso proprio per ogni territorio”.

Il Prefetto ha ricordato inoltre il profondo sforzo fatto dagli enti e dalle forze dell’ordine negli ultimi tre anni che ha portato ad aver da una cinquantina a 200 posti nelle strutture. Importante è stato l’uso delle strutture alberghiere per quelle aree che non erano attrezzate come Parma come Salsomaggiore a Tabiano. “Nel 2014 siamo partiti con le gare ma non si sono mai presentate proposte con i numeri che erano richiesti. Siamo partiti da soli 7 comuni che hanno accettato di accogliere ai 31 di oggi con in tutto 102 strutture. Il modello di Parma si avvicina molto al modello SPRAD reso possibile non solo dai centri ma anche dalla collaborazione del Comune che ha trovato appartamenti per un’accoglienza diffusa. Dobbiamo puntare all’uniformità di tutti servizi così da avere non solo il sistema ma anche persone e capacità professionali che eccellano e che siano utili non solo per i richiedenti asili ma per tutti. Ora dobbiamo convincere gli altri 20 Comuni a collaborare aiutandoli anche a creare le strutture e i posti. L’importante è vedere le persone per quello che sono. Ascoltare le loro storie per capire che ci sono i richiedenti asilo e i criminali, distinti”.

coferenza integrazione parma (3) ottimizzato

Il sindaco Pizzarotti ha ricordato: “L’inclusione è un tema cardine. Spesso si parla di sicurezza e immigrazione insieme. L’abbiamo fatto anche all’incontro dei sindaci avvenuto qui alla Camera di commercio lo scorso novembre. E se in linea generale eravamo tutti d’accordo sul tema accoglienza si sono sentite anche posizioni un po’ assurde. Il binomio sicurezza-immigrazione è un idea superficiale che noi come amministrazione stiamo cercando di scardinare ogni giorno ma ci rendiamo conto che nelle “chiacchiere da bar” è difficile da superare. I percorsi di accoglienza che abbiamo oggi non danno una vera e propria integrazione e per questo l’associazione dei sindaci, ANCI, sta chiedendo che il problema torni nelle mani dei Comuni”.

Se Parma, come altre città, è esempio di accoglienza ed è diventato un modello “ci sono candidati sindaci che hanno accusato l’amministrazione di fare improvvisazione”. L’assessore Laura Rossi ha così spiegato come in questi 5 anni ci sia stato una forte collaborazione tra le strutture, le associazioni come CIAC e il Comune che ha creato laboratori ed iniziative per l’inclusione. “Abbiamo trovato gli appartamenti, tenuto lezioni di lingua italiana, favorito il lavoro volontario per la pulizia nei parchi, fatto corsi di formazione – spiega Rossi – Sono 3.600 le ore di volontariato svolte da più di 300 migranti. E’ bello sentire molte di queste persone dire che non vedono l’ora di aiutare, lavorare per dare qualcosa in cambio alla città che li ha accolti. Abbiamo appena iniziato anche un percorso che coinvolga i ragazzi delle scuole superiori“. Parma dispone di uno sportello informativo per gli stranieri che ogni anno vede più di 22 mila accessi, dotato di una agenda elettronica e che porta avanti anche pratiche legali attraverso mediatori culturali. Ci sono 119 posti nei dormitori comunali, un consultorio/spazio salute.

“Da ricordare anche i servizi per i minori non accompagnati. Importante però è la seconda fase dell’accoglienza per cui servono una serie di servizi che sono di competenza del Comune e su cui noi stiamo investendo i fondi a disposizione. Chi uscirà dai centri non potrà essere abbandonato”. Ma non è tutto rose e fiori il sistema accoglienza “molte sono le criticità. – continua Rossi – Ci sono persone che non vengono conteggiate tra i richiedenti asilo e non possiamo ospitare nelle strutture. Stiamo spingendo perché questo cambi. Io non credo che 500 mila persone verranno rimpatriate tanto presto. Queste persone irregolari però non spariscono, restano sul territorio abbandonate a se stesse e possono finire nelle mani della criminalità organizzata perché anche per avere un posto letto devi essere regolare”. L’assessore ha infatti ricordato la proposta portata avanti dai Radicali che chiede un permesso di soggiorno di sei mesi anche per queste persone per poter così aprire una serie di servizi anche per chi è ora irregolare sul territorio. “Vogliamo persone riconoscenti non persone arrabbiate e vendicative. E questo è possibile solo con una vera integrazione” ha concluso Laura Rossi.

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Ha preso parola anche il coordinatore del CIAC, Michele Rossi, che ha ricordato i nuovi servizi offerti e la collaborazione con l’Ente. E’ stato disposto infatti un segretariato sociale culture-oriented e dei tutor territoriali nei percorsi di integrazione. Servizi che puntano alla creazione di relazioni sociali più che servizi “vogliamo aiutarli ad affrontare le situazioni che possono trovare come la precarietà del lavoro che stiamo vivendo in Italia. Stiamo parlando di diritti prima che di servizi”. Il coordinatore di CIAC ha infine ringraziato l’assessore Rossi per il “coraggio mostrato nell’affrontare questa emergenza accoglienza. Non ci si è limitati al rapporto istituzionale” ma si è fatto un  percorso di civiltà e umanità.

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