Morti sul lavoro: a Parma sono stati setta nel 2021. Seconda città in regione

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Nel 2021 sono morti 1.404 lavoratori per infortuni sul lavoro, di questi 695 sui luoghi di lavoro (+18% rispetto all’anno 2020), “ma l’anno scorso c’è stato il fermo Covid”, ricorda l’Osservatorio nazionale indipendente sui morti sul lavoro aperto a Bologna dall’1 gennaio 2008 da Carlo Soricelli. Rispetto al 2008, anno di inizio delle rilevazioni, l’aumento dei morti sui luoghi di lavoro è del 9%.

Parma purtroppo ha un dato alto tra province dell’Emilia Romagna. Sono sette gli infortuni mortali nel corso degli ultimi 12 mesi. Modena e Reggio Emilia sono le prime provincie della regione per numero di decessi nel 2021, con 10 vittime a testa. Segue la città ducale. Nelle altre province questi sono i numeri delle morti bianche: Parma (7), Bologna (6), Ravenna (5), Ferrara (5), Forlì Cesena (4), Rimini (4), Piacenza (1).

“In questi 14 anni non c’è stato nessun miglioramento, nonostante lo Stato attraverso i suoi Istituti ha speso miliardi di euro per la Sicurezza”. Ciò detto, l’Osservatorio scende nel dettaglio. Dall’inizio dell’anno al 30 novembre, Inail ha ricevuto 1.116 denunce per infortuni mortali (mancano i dati di dicembre), “ma molte categorie di lavoratori non sono assicurati a questo Istituto e quindi questi morti non vengono rilevati: poi ci sono i morti in nero”. Le categorie con più morti sul lavoro sono: l’agricoltura che ha il 30,22% di tutti i morti sui luoghi di lavoro, di questi ben il 75% sono stati schiacciati dal trattore, 158 complessivi a morire così, e l’età varia dai 14 agli 88 anni. Il 22% di tutti i morti sui luoghi di lavoro di tutte le categorie ha perso la vita schiacciato da questo mezzo. L’edilizia ha il 15% dei morti sul totale, di queste per la maggioranza sono provocate da cadute dall’alto, ma “sono moltissimi i morti in nero in questa categoria, soprattutto nelle regioni del sud, ma non solo”.

L’autotrasporto rappresenta il 10,75% di tutti i morti sui luoghi di lavoro: in questa categoria sono inseriti tutti coloro che guidano un mezzo sulle strade e autostrade e i decessi in questa categoria “sono aumentati di molto; non sarà un caso che è aumentato in modo esponenziale il trasporto su gomma dovuti agli acquisti online”. Nell’industria c’è il 5,89% di tutti i morti sui luoghi di lavoro, “relativamente molto pochi” e sono quasi tutti nelle piccole e piccolissime aziende “dove non è presente il sindacato o un responsabile della sicurezza. Nelle medie e grandi aziende i morti sono quasi inesistenti, quei pochi sono tutti lavoratori che lavorano all’interno dell’azienda stessa ma che non sono dipendenti diretti, ma di aziende appaltatrici: le aziende e i sindacati devono accertarsi che questi lavoratori, che svolgono generalmente lavori pericolosi, svolgono il loro lavoro in sicurezza e siano tutelati come i dipendenti”, esorta Soricelli nel comunicato con cui diffonde le cifre. Ma c’è anche “una miriade di lavoratori artigiani o di loro dipendenti che perdono la vita lavorando. E ricordiamoci anche di poliziotti, carabinieri e vigili del fuoco che hanno perso la vita lavorando: anche questi lavoratori non sono assicurati all’Inail”. E’ poi “impressionante vedere che i morti sui luoghi di lavoro (escluso l’itinere) che hanno più di 61 anni sono oltre il 20% di tutti i morti sui luoghi di lavoro; i morti da questa età in su sono soprattutto in agricoltura, in edilizia e tra gli artigiani. Non si può far svolgere lavori pericolosi a lavoratori anziani”.

Ma, prosegue Soricelli, “ci sono anche molti giovani di vent’anni a morire sul lavoro, “soprattutto precari, che hanno perso la vita quest’anno, non solo Luana D’Onofrio ma anche altre decine di giovani che svolgevano lavori pericolosi senza nessuna preparazione, e con il rischio di venir licenziati se avevano da ridire sui lavori pericolosi che dovevano svolgere”. Il report evidenzia anche che “c’è stato un netto calo delle morti tra gli stranieri rispetto agli anni precedenti, probabilmente a causa della pandemia. Gli anni precedenti al Covid erano sempre intorno al 10%. Sono lavoratori marocchini, albanesi e romeni gli stranieri con più morti. (DIRE)

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