La Procura risponde al sindaco (e alla stampa): “I processi si fanno in aula”

“Il Procuratore di Parma non può che sottolineare l’assoluta correttezza del suo Ufficio che, nella istituzionale attività di accertamento di fatti-reato, legittimamente porta avanti delle investigazioni, nel corso delle quali, essendo emersi indizi di reità, ha emesso invito a comparire per rendere interrogatorio“

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La Procura di Parma risponde al sindaco Federico Pizzarotti in merito all’avviso di garanzia che il Primo Cittadino ha annunciato di avere ricevuto.

Nella risposta, il Procuratore Capo evoca il buon operato dei suoi, lamentando il clamore social e mediatico suscitato dalla notizia. Ma, premesso che Umberto Eco disse “i social danno voce agli imbecilli”, non sarebbe stato meno ridondante rispondere col silenzio anziché con un comunicato stampa?

Di seguito la risposta integrale del procuratore Alfonso D’Avino:

“In relazione alle notizie riportate dalla stampa on line, ricavate da esternazioni fatte sul profilo facebook dal Sindaco di Parma, Pizzarotti Federico, aventi ad
oggetto il suo coinvolgimento in una indagine relativa ad illeciti che sarebbero stati commessi nella qualità di Presidente della Fondazione Teatro Regio, il Procuratore di Parma non può che sottolineare l’assoluta correttezza del suo Ufficio che, nella istituzionale attività di accertamento di fatti-reato, legittimamente porta avanti delle investigazioni, nel corso delle quali, essendo emersi indizi di reità, ha emesso invito a comparire per rendere interrogatorio
nei confronti di una delle persone sottoposte ad indagini, ovvero per compiere un atto che,
nel contempo, ha valenza investigativa ma costituisce altresì l’occasione per l’interessato per esporre le proprie ragioni, così difendendosi (come la legge prevede) “nel processo”.

Tutto ciò è avvenuto nella massima discrezione  e segretezza, a tutela della riservatezza
delle persone e delle Istituzioni pubbliche coinvolte.

Desta pertanto perplessità l’espressione – riportata dalla stampa come proveniente dal profilo facebook dell’interessato – secondo cui “non è bello aprire un giornale e leggere di essere un truffatore”, posto che nessun giornale era a conoscenza della notizia prima
che, improvvidamente, proprio l’interessato ne facesse pubblica menzione.

La Procura di Parma non intende ovviamente alimentare polemiche lanciate mediante
l’evocazione di pregresse vicende giudiziarie e/o la personalizzazione delle inchieste, nella consapevolezza che l’unica strada da percorrere, per un Ufficio così delicato come la Procura, sia quella del mantenimento dell’equilibrio istituzionale, secondo cui i processi si fanno nelle aule di Giustizia, ove, nell’ambito della normale dialettica, Accusa e Difesa si confrontano civilmente intorno ad una ipotesi di reato”.

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