Covid, il giorno più nero: in Emilia Romagna superata quota 10mila vittime

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‘Giannino’, il sindaco «combattente» della montagna piacentina. Andrea, il capo scout di 26 anni. Sergio, «istituzione» per gli infermieri di Bologna. E poi l’imprenditore Sergio Rossi, il fumettista Ro Marcenaro, l’ex corridore Danilo Barozzi. Sono solo alcuni dei nomi della Spoon River dell’Emilia-Romagna, in uno dei giorni più neri per la regione da inizio pandemia col numero di vittime con Covid-19 che ha superato quota 10mila (10.022)..
Diecimila vite spezzate soltanto in regione e in meno di un anno. I primi casi di coronavirus sul territorio emiliano-romagnolo risalgono al 22 febbraio 2020. Siamo a due giorni dalla deflagrazione dell’epidemia di Sars-Cov2 a Codogno (Lodi) e al di là del Po, in Emilia, cominciano a essere ricoverati i pazienti del focolaio lombardo. Anche la prima vittima in Emilia-Romagna, un 70enne il 26 febbraio all’ospedale di Parma, è un cittadino proveniente da uno dei comuni della ‘zona rossa’ lombarda. I numeri delle vittime cominciano a salire e lo sterile computo lascia spazio ai volti, alle storie. Ivo Cilesi, 62 anni, fra i massimi esperti di Alzheimer che a Parma aveva un centro terapeutico muore nell’ospedale parmense il 2 marzo. E’ il mese più duro, quello in cui l’Oms dichiara la pandemia, l’11 marzo. 

Il 20 marzo è il giorno in cui l’Emilia-Romagna tocca un triste record, il maggior numero di vittime in 24 ore: 109. Il 21 marzo muore Giovanni Malchiodi, Giannino per gli amici, 62 anni, il sindaco di un piccolo comune dell’Appennino piacentino, Ferriere. Solare e competente, un «combattente» della sua montagna. Il 26 marzo a 92 anni se ne va il reggiano Danilo Barozzi, corridore professionista nell’epoca di Fausto Coppi e Gino Bartali. Stesso giorno una prima giovane vittima in regione: Andrea Tesei, di Predappio, 26 anni, caposcout. Per lui una messa di suffragio con una modalità ancora considerata irrituale in quei giorni: in streaming. Il 28 marzo i campioni dello sport perdono un fisioterapista d’eccezione, Oscar Ghedini, 85 anni.

I giorni tra fine marzo e inizio aprile sono i più neri. Il primo detenuto morto con coronavirus in Italia è a Bologna, al carcere della Dozza, il 2 aprile. Si chiamava Vincenzo Sucato, 76 anni. Venti giorni prima in tanti istituti penitenziari italiani si erano sollevate rivolte e proteste legate proprio all’insostenibile situazione epidemica. Il 3 aprile si piange la scomparsa di uno dei big del made in Italy, il romagnolo Sergio Rossi, imprenditore del calzaturiero. Il Sars-Cov2 non lascia scampo a un luminare della sanità: il ‘mago del mal di testà, Riccardo Zucco, muore il 4 aprile a 66 anni nell’ospedale di Reggio Emilia dove aveva costruito la sua carriera. Il 14 aprile il coronavirus porta via Maurizio Bertaccini, 68 anni, medico e diacono padre di dieci figli. A Coriano come medico di base si è preso cura di oltre 1600 pazienti, anche di San Patrignano. Tra i caduti del Covid l’Emilia-Romagna piange anche Andrea Farioli, di 38 anni. Non aveva contratto il coronavirus ma era un giovane epidemiologo: è morto per un malore in giorni di lavoro intensissimi nella lotta al virus. E’ il 20 aprile.

A maggio l’Italia comincia a guardare con ansia alla fine del lockdown ma le vittime sono ancora tante. Se ne vanno nei giorni di primavera Marco Marani, Vanni Righetti e Silverio Garuti: sono tre amici sessantenni di Carpi uniti da una vita insieme e dalla passione sportiva per il basket. Purtroppo li ha uniti anche la fine, per Covid-19. Sono morti a poche settimane di distanza l’uno dall’altro. L’11 giugno il presidente Stefano Bonaccini parla di segno di speranza, in Emilia-Romagna non si registra nessun morto con coronavirus. D’estate le vittime giornaliere sono ai minimi, con la pandemia che rallenta, e l’attenzione si sposta sui rientri dalle vacanze all’estero.

La seconda ondata però investe in pieno la regione. Dopo un mese di ricovero il 31 ottobre muore don Giorgio Dell’Ospedale, 78 anni. Era risultato positivo di ritorno da un viaggio in Cilento coi parrocchiani. Settimane durissime quelle di novembre, in cui l’Emilia-Romagna, il 15, tocca un altro amaro primato, il picco di contagi giornalieri (2.822). In questo mese per complicanze legate al Covid-19 muore a Reggio Emilia Ro Marcenaro, 83 anni, noto illustratore, scrittore e regista, fra i primi a fare disegno animato in Italia. Se ne va anche Marco Santagata, 73 anni, illustre dantista. Addio anche a Dino Rovali, 78 anni: da bimbo era sopravvissuto all’eccidio nazista di Cervarolo nell’Appennino Reggiano. La morte della 21enne Martina Bonaretti, reggiana, riporta all’attenzione i comportamenti della fascia più giovane della popolazione. A fine mese lascia famiglia e colleghi per sempre l’infermiere Sergio Bonazzi, 59 anni, colonna portante del policlinico Sant’Orsola di Bologna.

A diecimila e ventidue morti per Covid si arriva l’11 febbraio. Se per ogni vittima ci fosse un minuto di raccoglimento, ci sarebbe un silenzio lungo una settimana. L’ultimo ricordo va a Carlo Cesare Badagnani. A 87 anni è morto per Covid il 26 marzo scorso. Oggi la scoperta del suo testamento in un armadio di casa sua: ha lasciato tre milioni a una Rsa di Piacenza.

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