L’appello: “Le case di riposo private evitino contratti al ribasso”

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Siamo molto preoccupati per la carenza di personale che sta mettendo in grande difficoltà molte Cra (Case Residenza per Anziani) nella nostra regione. Il Covid-19 sta colpendo duramente anche gli operatori, da mesi in prima linea: attualmente sono circa 400 i positivi che lavorano in servizi per anziani e disabili, un numero veramente alto e che continua a crescere.

Ma la carenza di operatori ha anche una diversa matrice: molti – infermieri, ma anche Oss – sono stati assunti dal sistema pubblico, tanto da far parlare tanti gestori privati di una “fuga di massa”. La Regione ha acconsentito, in questo momento di emergenza, alla possibilità da parte delle Aziende Sanitarie di “prestare” momentaneamente personale alle strutture private. In una fase emergenziale si tratta di una misura necessaria.

Ma è altrettanto necessario indagare i motivi per cui così tanti operatori preferiscono passare al pubblico, in molti casi anche per un contratto di pochi mesi. Nonostante il pubblico non si sia distinto (per usare un eufemismo) nell’ultimo decennio per trattamenti particolarmente benevoli nei confronti dei propri dipendenti, risulta comunque evidente la differenza con il privato:oltre 300 euro di differenza al mese (un’enormità); non ancora riconosciuti i tempi di vestizione e svestizione; gestori privati che, al contrario del sistema pubblico, non hanno nemmeno pensato ad un “premio Covid”, che avrebbe avuto un valore molto superiore a quello economico per il grande sforzo fatto in una situazione difficilissima. Invece i ritmi si alzano, le preoccupazioni pure, e il personale invece che aumentare diminuisce, peggiorando ulteriormente le condizioni di lavoro.

Insomma, nonostante dal 2010 l’accreditamento abbia stabilizzato la gestione delle strutture (non più soggette a frequenti cambi di appalto) molti gestori non hanno fidelizzato il proprio personale, riservando condizioni contrattuali inadeguate alla professionalità espressa. Un problema molto serio, dal momento che in queste strutture la continuità assistenziale è un indice importantissimo di qualità. Ad ogni problema non potrà sempre intervenire la Regione, è necessario che anche il sistema privato, a maggior ragione se accreditato, investa per strutturarsi e contribuisca a mantenere e rafforzare il sistema socio-sanitario. Evitando la ricerca di soluzioni al ribasso: c’è chi propone – è di questi giorni la proposta del sistema cooperativo – di far svolgere ad Oss alcune mansioni proprie del personale infermieristico, ed assumere “badanti” per sopperire alla carenza di Oss. Insomma, una spirale verso il basso, una dequalificazione del sistema proprio mentre gli ospiti di queste strutture necessitano – e meritano – la massima qualità possibile. Al contrario, riteniamo invece necessario aumentare il personale sanitario (a maggior ragione in questo momento storico), con un investimento in formazione professionale per creare una nuova generazione di Oss.

Porteremo le nostre proposte alla Regione, con l’intento di rafforzare il sistema socio-sanitario,  adeguandolo ai cambiamenti in atto affinché continui ad essere un punto di eccellenza.

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