Il primo impatto al colloquio di lavoro: consigli utili su abbigliamento e atteggiamento

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Il colloquio di lavoro per molti è considerato una vera lotteria in cui spesso il caso, la sorte diventano gli scudi a cui appigliarsi in caso di successo o insuccesso. Quando ci si presenta ad un colloquio di lavoro bisogna approcciarsi a questo momento con l’idea che di fronte a noi c’è uno sconosciuto che praticamente non sa’ nulla di noi o quasi, e se il nostro curriculum ha creato in lui delle aspettative o delle idee su di noi, possiamo benissimo confermare o stravolgere, nel bene e nel male.

Appurato questo, bisogna entrare nella dimensione in cui, una nostra arma da affilare e imparare a utilizzare in modo efficace è la nostra comunicazione. Come ben sappiamo, si comunica parlando (verbale), usando un determinato tono di voce con le varie cadenze, pause e modulazioni (paraverbale) e soprattutto, la via con cui si comunica in maniera più massiccia e con più impatto nell’interlocutore è la nostra gestualità e presenza nello spazio (non verbale).

Come possiamo comunicare non verbalmente nei primissimi istanti di un colloquio? L’outfit è il nostro biglietto da visita, ciò che determinerà l’idea che il nostro esaminatore si farà di noi e ciò che vogliamo trasmettere in quanto a personalità, visione, professionalità.

Un look professionale evitando gli eccessi, che ci permetta di sentirci a nostro agio durante il colloquio. Nel caso di un abbigliamento elegante, con camicia, giacca e pantalone, è proprio su questi ultimi che si cade negli errori più grossolani.

I pantaloni eleganti uomo di un completo devono avere una vestibilità adeguata, che non crei quelle fastidiose grinze ai polpacci e alle ginocchia. Boggi Milano, casa di spessore nell’universo moda uomo, propone una linea di pantaloni eleganti da uomo che asseconda i gusti e le scelte stilistiche secondo un concetto di qualità e pulizia delle linee e soprattutto una vasta scelta tra le composizioni dei tessuti e i colori oltre a diverse vestibilità.

Perciò il pantalone elegante deve arrivare fino alla caviglia a ridosso delle scarpe, dando l’impressione di posarsi sul bordo superiore di queste ultime; non deve essere eccessivamente attillato né al cavallo, né alla coscia tantomeno alla caviglia; deve essere in armonia con i colori scelti del completo e non “violentare” la sensibilità cromatica del contesto in cui stiamo comunicando.

Il pantalone in un colloquio di lavoro è un capo d’abbigliamento che nella comunicazione viene notato molto, soprattutto se qualcosa non quadra. Ad esempio, se i nostri piedi e le nostre gambe sono visibili all’interlocutore, e accavallando mostriamo troppo la caviglia fino ad arrivare al polpaccio, sarà un dettaglio sgradevole soprattutto se indossate un calzino poco in linea con il vostro completo.

Inoltre, i recruiter più esperti, noteranno molto i movimenti e la postura anche delle vostre gambe: noteranno ad esempio la vostra prima postura, se sarete tesi e “ingessati” nella posizione iniziale dall’inizio alla fine del colloquio o se pian piano vi scioglierete, spesso accavallando le gambe. Inoltre i recruiter più esperti ricalcano e rispecchiano i vostri movimenti, per mettervi a vostro agio e per verificare che voi facciate lo stesso con i loro movimenti, giudicando quindi la vostra padronanza con la comunicazione non verbale.

Nella comunicazione verbale, che secondo gli esperti è quella meno preponderante tra le tipologie di comunicazione, è importante solo quando abbiamo già dato una buona impressione visiva e una padronanza nella gestione del nostro spazio. Con la comunicazione verbale daremo al nostro colloquio la svolta necessaria a far colpo sul recruiter ponendo domande intelligentie poco scontate (altrimenti meglio tacere) e soprattutto costruire delle frasi, fin dalla formulazione delle domande, con una predisposizione alla positività, ossia ad esempio, mai iniziare una domanda con il “ma” perché è segno di confutazione o contrapposizione. Limitare gli avversativi come il però e aumentare sensibilmente l’universale “e” congiunzione che appunto concilia concetti, modi di vedere e riallinea il discorso sul canale giusto.

 

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