Bonatti: dipendenti e dirigenti interrogati dalla Procura

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“Non sappiamo se c’era un protocollo di sicurezza e se non è stato rispettato”. Così hanno detto ai magistrati della Procura di Roma nel corso di una deposizione resa lunedì in serata, un manager ed un dipendente della Bonatti, l’azienda internazionale per cui operavano i due tecnici uccisi in Libia, Salvatore Failla e Fausto Piano, ed anche i due rientrati in Italia, Filippo Calcagno e Gino Pollicardo.

Secondo quanto verificato sinora dagli inquirenti non è chiaro il perché i quattro tecnici raggiunsero, dopo le vacanze estive dello scorso luglio, la città di Mellitah (Libia) via terra da Djerba (Tunisia) e non con un viaggio in mare come era avvenuto in passato. Chi indaga non capisce – secondo quanto si è appreso – se è stata concessa una deroga alle regole o se esistesse un qualche tipo di protocollo.

Per questo ancora nei prossimi giorni – si aggiunge – sono stati programmati altri incontri con dirigenti della Bonatti. Pochi giorni fa era stato sentito, sempre come testimone, Egidio Romitelli, responsabile del personale dell’azienda parmigiana impegnata nel paese nordafricano in lavori nel settore petrolifero.

Ed era stato proprio Romitelli, che si occupa anche delle trasferte dei dipendenti, a parlare di un protocollo di sicurezza, chiarendo di non sapere i motivi del cambio di programma relativo al trasferimento dei quattro tecnici. I magistrati vogliono verificare tutti gli aspetti perché sospettano che i tecnici italiani possano essere stati “venduti” ai sequestratori da chi in qualche modo era venuto a conoscenza del loro viaggio in auto. (askanews)

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