Cau, gli infermieri: “Il peso grava tutto sul Pronto Soccorso”

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Non è tutto oro quello che luccica. Si potrebbe tradurre e riassumere così il “debutto” del Cau, Centro Assistenza Urgenza, di Parma.

Dovrebbe alleviare il lavoro del Pronto soccorso, ma lo fa davvero?

Risponde un gruppo di infermieri, con una lettera firmata.

“Il Cau , quello che doveva costituire la panacea di tutti i mali del pronto soccorso, in primis l’iper afflusso di accessi , e stando a ciò che riporta la delibera regionale che li regola sarebbero bel il 65%, si sta dimostrando un male peggiore della cura progettata.

Intanto il Cau, dovrebbero essere i Cau, perché sempre secondo delibera regionale devono essere rapportati al numero di abitanti, quindi solo per Parma città devono essere 3/4 di cui almeno 2 aperti h 24.

I progetti per essere competitivi devono basarsi e sostenersi su ” fondamenta” solide , invece il Cau nasce senza nessun requisito di filtro per l’utenza, filtro che deve essere garantito dalla centrale 116117 e dalla COT ( centrale operativa territoriale) ebbene sì , gli acronimi si sprecano, e le loro aperture sono per ora senza data.
La mancanza di una informazione capillare, che spiegasse chiaramente la sua funzione, il come accedervi , ha poi acceso gli animi degli utenti, infatti i cartelli esposti all’interno della azienda recitano ” cure immediate e gratuite H24 sette giorni su sette ” senza esplicitare invece che è previsto il pagamento di un ticket , e che per le cure immediate esiste il pronto soccorso, tant’è che il Cau tratta gli utenti in ordine di arrivo.
La collocazione poi all’interno del pronto soccorso stesso ha sancito il colpo di grazia, soprattutto al personale, che vede aumentare gli afflussi, infatti il Cau deve essere una struttura indipendente a carico della medica territoriale, con ingresso indipendente dal pronto soccorso, ed una sua gestione dell’utenza. Invece la collocazione attuale , comporta che gli infermieri del triage debbano valutare ogni singola persona che si presenta per smistarla poi od al Cau od al PS. L’utenza poi deve sostare come può e dove può ( i lavori di adeguamento dei locali del PS sono in enorme ritardo rispetto al piano previsto) quindi vengono occupati gli spazi che rimangono liberi. Riferiscono poi che alcuni medici operanti al Cau , traslino utenti , passandoli in gestione all’ambulatorio camminanti del pronto soccorso ( quindi diventano di competenza del dipartimento emergenza urgenza e non più della medicina territoriale) e quindi i dati forniti sono attendibili?
La scelta di collocarlo all’interno del pronto soccorso è stata forse dettata dal fatto che occorreva riaprire la medicina d’urgenza ( costata una bella somma e costruita ex novo ) necessaria per ottenere l’accreditamento regionale ? soprattutto se rapportata alle giornate di effettiva apertura è un altro esempio di mala gestione delle finanze pubbliche.
Anche la dimissione dal Cau è grava sulle spalle del personale dell’ufficio accettazione del pronto soccorso, aumentando il carico di lavoro, ovviamente ad isorisorse.
Infine occorre domandarsi se anche il servizio trasporti interno pedonale , sia stato adeguato all’aumento del carico lavorativo , dubbi che si richiedono risposte.
Per ora l’unica certezza è che alla soddisfazione di parte dirigenziale,( come potrebbe essere altrimenti) corrisponde un aumento di carico lavorativo su quei lavoratori che di tutto hanno bisogno tranne che questo”.

Lettera firmata  

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