Pasimafi e poi, la barzelletta continua: assolto “il deus ex machina”. Era imputato di associazione a delinquere

Dario Bugada, invece, ai tempi medico della seconda anestesia del Maggiore, ha ottenuto cinque mesi di "messa alla prova"

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La conferenza stampa dopo gli arresti di "Pasimafi"

Continua a perdere pezzi la maxi-inchiesta Pasimafi, sempre più barzelletta e sempre meno verità giudiziaria.

L’ultimo pezzo del puzzle a finire in archivio, le accuse contro M. C., stimato giornalista, accusato di essere una sorta di deus ex machina di Pasimafi, di comunicatore occulto atto a chissà quale macchinazione.

Chi non immagina un noto responsabile della comunicazione portare in giro pizzini tra un medico e una casa farmaceutica? Ecco. Lui, dopo il Professor Fanelli boss e pezzo cardine dell’inchiesta, quasi indicato come uomo nero di chissà quale macchinazione, dopo essere stato assolto a Lecco anche a Parma ha ricevuto lo stesso trattamento.

Ovviamente dopo mesi, anni, di incubo. Dopo che la sua azienda ha passato burrasche e tempeste.

Andiamo per gradi. Dopo che per ragioni territoriali l’indagine è stata scorporata tra La Spezia e Lecco, terminando con stralci, assoluzioni e rami d’accuse crollati nel dimenticatoio del “il fatto non sussiste”, solo a Parma si cerca di procedere.

Per dimostrarsi “duri e puri”, nonostante i colleghi e pari grado di altre, altrettanto rispettabili, Procure, abbiamo ritenute le accuse velleitarie, a volte grottesche, degne del teatro dell’assurdo, o per non ammettere di aver distrutto vite e carriere senza reali sussistenze di reato.

Di Spindial e della famiglia Grondelli, abbiamo già parlato. Alla Procura di La Spezia è bastato leggere gli atti per archiviare tutto, “il fatto non sussiste”. Così come del Professor Fanelli e di Massimo Allegri, luminari che hanno visto le carriere stritolate da accuse infamanti. Peccato il Tribunale di Lecco abbia affermato che almeno l’80% di queste non sussiste.

Peccato sulle loro pubblicazioni, sulle loro vite dedicate alla medicina, sulla loro indiscutibile supremazia nel campo medico sia destinata a rimanere la macchia di accuse così brutali.

Dicevamo, che a Parma, invece,  si procede lancia in resta con accuse “monche”. Ad esempio l’associazione a delinquere, ma senza saperne indicare lo scopo.

M. C., giornalista, ex membro del consiglio dell’Ordine dei giornalisti Nazionale, titolare della stimata azienda di comunicazione Value Relation, prima in italia nell’ambito dell’informazione medica, distrutta dall’inchiesta, dicevamo, era considerato il “regista” di tutti gli atti corruttivi. 

Dopo che le accuse contro di lui sono cadute a Lecco, ora anche a Parma, dove aveva scelto un rito alternativo: assolto per non aver commesso il fatto.

Chi ridà il lavoro a chi lo ha perso, la dignità a chi se l’è vista massacrare?

Al contempo, Dario Bugada, ai tempi medico della seconda anestesia del Maggiore, ha ottenuto cinque mesi di “messa alla prova”. Un percorso riabilitativo esterno, dopo il quale il giudice potrà, se riterrà, dichiarare estinto il reato. Tipo: “Hai fatto il bravo, ti perdono?”.

Non ridete. C’è chi ha perso la faccia la carriera l’azienda per questa storia. E magari aveva pure studiato e lavorato tanto, per costruirsela. E c’è anche chi ci ha perso la vita: Loris Borghi.  Sennò si, ci sarebbe davvero da ridere.

 

 

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