Pasimafi e gli altri scandali, Volume II: il Professor Fanelli assolto dal Tribunale di Lecco

Dopo il Tribunale di La Spezia, anche quello di Lecco smonta le ipotesi accusatorie della Procura di Parma e archivia parte delle accuse contro il medico. Poi, rigetta il reclamo dell’Ospedale Maggiore contro il decreto di archiviazione

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di Francesca Devincenzi

Pasimafi…Volume II. Abbiamo ampiamente raccontato, nel Volume I, come  il Tribunale de La Spezia, competente  per territorialità, ha archiviato il procedimento contro Ugo e Marcello Grondelli e la Spindial per infondatezza della notizia di reato.

Ma si sa, Pasimafi è stata un’inchiesta che ha sbattuto in prima pagina come i peggiori assassini decine di volti e nomi, privando ciascuno degli interessati di dignità, carriera, reputazione professionale ed umana. 

In caso del rettore Loris Borghi, sul quale faremo una riflessione a parte, anche del futuro: si tolse infatti la vita, sotto un cavalcavia di Baganzola, il 29 marzo del 2018, per non aver retto all’onta dell’accusa di abuso d’ufficio. Sulla sua morte, ancora senza colpevoli, fu aperto un fascicolo per istigazione al suicidio (contro ignoti) e uno per rivelazione del segreto d’ufficio contro l’ex Procuratore di Parma Antonio Rustico, ormai anche egli deceduto.

Premesso che immagine, dignità, carriere stracciate in un batter di ciglia non esiste assoluzione che possa ridarle, così come la vita stessa, nel mentre, nel silenzio mediatico perché l’innocenza fa meno rumore dell’infamia, numerosi dei capi d’accusa stanno crollando sotto i colpi di piccone delle verifiche dei PM di Procure diverse da quella di Parma, mentre alcuni reati stanno rivelandosi addirittura…inesistenti.

La notizia più fresca, proprio di questi giorni, giunge, metro più metro meno, “da quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare”…per dirla meno poeticamente, da Lecco, competente per territorialità nell’ambito di della maggior parte dei capi d’imputazione ascritti al prof. Fanelli. 

Lecco…. dove il Giudice Monocratico, preso atto di un reclamo dell’Ospedale Maggiore di Parma contro l’archiviazione, decisa dal Gip di Lecco, di buona parte dei capi di accusa in carico del Prof. Fanelli e di altri indagati, lo ha respinto. Ergo, ha dichiarato valida l’archiviazione, condannando l’A.O.U. alla sanzione pecuniaria a favore della cassa ammende.

Senza ammorbare chi legge con la lista degli indagati e l’elencazione dei capi di accusa archiviati, ci si domanda perché queste assoluzioni sono passate in sordina? 

Un’altra domanda che sovviene è: perché istruire un maxi processo a spese pubbliche se poi due terzi delle accuse devono crollare miseramente? E ancora, torniamo all’inizio, perché devastare reputazioni per un nulla di fatto?

Domande senza risposta.

Entriamo allora un pochino nel merito dell’analisi delle assoluzioni decise dalla Procura di Lecco. 

Durante la fase terminale delle indagini preliminari i PM Dott. Giuseppe Amara, ideatore dell’inchiesta e la Dott.ssa Paola Dal Monte, costretta a subentrare al primo, in seguito al suo trasferimento alla Procura di Modena, una promozione, considerata la presenza della sua famiglia in detta città, hanno stralciato alcune posizioni di taluni indagati mandandole per competenza ad altri tribunali, contando di disinnescare quello che era un evidente problema ab origine dell’inchiesta Pasimafi, ovvero quello della competenza territoriale dell’itero procedimento giudiziario a carico del Prof. Fanelli.

Infatti il dott. Scianniti Antonio, amministratore della società Fedra Congressi s.r.l., organizzatrice di un importante congresso ideato dal Prof. Fanelli, fu diretto alla Procura di Roma, mentre le imputazioni a carico di altri indagati legati in varie forme alla società Doctor Consulting S.r.l., riconducibile al Prof. Fanelli furono diretti per competenza a tribunale di Lecco.

In corrispondenza dell’avvio dell’udienza preliminare al Tribunale di Parma, Giudice dott.ssa Sara Micucci, il Tribunale di Lecco decideva, su richiesta motivata del PM di Lecco Dott. del Grosso che i capi d’imputazione ricevuti da Parma dovessero essere archiviati in quanto le “ipotesi accusatorie apparivano claudicanti” e nelle “informative riepilogative dei NAS non si ravvisavano significativi elementi idonei a contrastare …l’impostazione difensiva”. 

Inoltre per quanto riguardava i consulenti stretti del Prof. Fanelli, il PM di Lecco ravvisava la mancanza di “elementi idonei e sufficienti a sostenere l’accusa con particolare riferimento al loro elemento soggettivo”, infatti dalle “informative riepilogative dei NAS non si rinvengono elementi tali a da dimostrare la consapevolezza degli indagati nelle (ipotetiche) condotte illecite del Fanelli”.

Questa archiviazione motivata piovve, durante l’Udienza Preliminare in corso a Parma, come una bordata all’accusa tale da far presagire che se tutta l’indagine condotta dai NAS, con il coordinamento del PM Dott. Giuseppe Amara, fosse stata caratterizzata dalla superficialità riscontrata dai magistrati di Lecco, si sarebbe trasformata in un flop investigativo di proporzioni raramente viste.

Così, nel bel mezzo dell’udienza Preliminare, la dott.ssa Micucci, con una sentenza di elevato profilo motivazionale giuridico, ha disposto che buona parte delle vicende contestate al Prof. Fanelli ed altri erano di competenza del Tribunale di Lecco (Ibsa, MundiPharma, Grunenthal, Teleflex, Prostrakan, St Jude Medcial, Menarini, World Medicine Park e Doctor Consulting), la vicenda Spindial – Alteco del Tribunale di La Spezia mentre le rimanenti vicende (associazione per delinquere, favoreggiamento, peculato, le accuse contro le farmaceutiche Molteni, Angelini, Advance Medical System), continuarono l’udienza preliminare a Parma.

Udienza preliminare di Parma che si è conclusa con il rinvio giudizio di quasi tutti gli indagati rimasti, ad eccezione del Prof. Antonio Mutti, assolto con il rito abbreviato: ad oggi si è svolta una sola udienza a causa della indisponibilità di locali idonei a prevenire i possibili contagi da COVID-19. 

Sappiamo anche, come raccontato nel Volume I, come è finta per i Grondelli ed il Prof. Fanelli a La Spezia ovvero con l’archiviazione per infondatezza della notizia di reato. Ma come è finta la maggior parte dell’inchiesta Pasimafi, al Tribunale di Lecco?

Con la sentenza motivata di archiviazione del Prof. Fanelli e dei suoi concorrenti (trattandosi di corruzione) per quasi tutte le vicende e quasi tutti i capi d’imputazione trasmesse per competenza a Lecco.

Il PM di Lecco, Dott. Paolo Del Grosso evidenzia che “la questione principale di numerose imputazioni o parti d’imputazioni a carico di Fanelli Guido … laddove non siano contestati dei precisi atti del proprio ufficio (contrari o non ai doveri), si è optato per la configurazione del reato di corruzione per lo stabile asservimento della pubblica funzione agli interessi privati”. 

Il Dott. Del Grosso prosegue sostenendo che “una tale qualificazione giuridica … se è pur vero che non richiede l’enucleazione dettagliata dei singoli atti del pubblico ufficiale viziati dall’influenza retribuita dal privato, necessità in ogni caso della indispensabile correlazione tra l’attività del soggetto agente corrotto con la sfera di competenza del proprio ufficio”.

“Nel caso di Guido Fanelli tale aspetto presenta indubbie difficoltà e incertezze, in quanto trattasi di un soggetto che, da un lato ricopre diversi incarichi pubblici … dall’altro lato, lo stesso soggetto, … riveste un ruolo di c.d. opinion leader nella materia della terapia del dolore e in tale veste, del tutto informale, svolge tutta una serie di attività, … del tutto separate da quelle attinenti e collegate alla sua qualifica pubblica, …strettamente privatistiche che nulla hanno a che fare con l’attività della pubblica funzione ricoperta dal Fanelli.”

“In altri termini, quando Fanelli Guido presenta un lavoro scientifico … o quando fornisce … consulenze indebite su strategie di marketing farmaceutico … non esercita alcuna funzione pubblica e sicuramente non svolge alcun atto pubblico.”

Il Magistrato lecchese conclude trasponendo l’ipotesi accusatoria all’esercizio della propria funzione di magistrato per meglio far comprendere il proprio ragionamento: “E’ come se un magistrato facesse, a pagamento, delle consulenze commerciali e giuridiche per uno studio legale del circondario dove presta servizio, ma senza occuparsi di aspetti relativi ai procedimenti allo stesso assegnati. …Si tratterebbe di un grave illecito disciplinare, ma certamente non si potrebbe parlare di corruzione.”

La prova provata del ragionamento del PM vien offerta dallo stesso NAS che “nell’informativa conclusiva, elenca gli incarichi debitamente autorizzati svolti da Fanelli Guido per le aziende private, definendoli appunto “incarichi extraistituzionali”, cioè che non hanno alcuna attinenza con le attività della Pubblica Funzione.”

Il PM Paolo Del Grosso affronta con questa impostazione giuridica ogni vicenda riguardante Pasimafi proveniente da Parma e ne chiede l’archiviazione, ottenendola dal GIP.

Dunque, torniamo all’inizio. Perché si è arrivati fino a questo punto, sputtanamento mediatico, usando un termine ormai ammesso dalla Zingarelli, vite rovinate e soldi pubblici gettati? 

Non era sufficiente un approfondimento giuridico e critico sul lavoro investigativo condotto dai NAS, che certamente un PM avrebbe dovuto porre in essere, evitando tanto spreco di denaro pubblico e ma soprattutto evitando di annientare la vita di un centinaio di persone ed in particolare a quelle 18 persone per le quali il PM Dott. Giuseppe Amara ebbe l’ardire di richiedere un provvedimento di cautelare in Carcere?

A proposito di denaro pubblico, avete un’idea di quanto possano costare, approssimato per difetto, mesi di intercettazioni (col senno di poi inutili?). Ne parleremo nei prossimi volumi. 

A, a proposito di soldi… al Prof. Fanelli il Tribunale di Parma ha dovuto restituire circa 1,7 milioni di euro, tra denaro e beni,  precedentemente sequestrati. Tra essi il famoso yacht che diede il nome all’inchiesta. Era necessario quel sequestro? 


3 Commenti

  1. Occorre una radicale e seria riforma della Giustizia, a cominciare dal suo ordinamento. Autonomia e indipendenza non significano autoreferenzialità e non possono comportare esenzione da responsabilità e da controllo esterno: il Titolo IV va riscritto!

  2. Quindi un grave illecito disciplinare va bene? Lasciamolo in pace a svolgere le funzioni pubbliche? Tutti povere vittime?? Davvero strano

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