Liste d’attesa sanità: “Conta più la politica della salute, così sarà deriva della sanità pubblica”

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La politica deve sostenere e migliorare la sanità o la sanità viene utilizzata dalla politica per scopi elettorali? Questa domanda alla quale tutti possiamo rispondere senza indugio vede prevalere la seconda ipotesi, cioè la sanità è utilizzata dalla politica per scopi elettorali.

La gestione delle liste d’attesa al momento di questa scrittura, vede molte luci rosse negli indicatori che controllano i tempi di erogazione, quindi senza utilizzare mezzi termini, le luci devono essere verdi prima delle elezioni europee (6-9 giugno).

Ma il personale manca, non c’è, quindi come fare? Si chiedono sforzi ulteriori a personale che già da anni è spremuto oltre il limite (la tutela della salute prevede anche di evitare possibili errori derivanti dalla stanchezza fisica e mentale degli operatori).

La coperta non solo è corta ma è anche logora, il fare sempre di più con sempre meno non è più accettabile. La Regione, non recepisce il decreto legislativo 124/1998 che detta direttive precise in materia di liste d’attesa, in particolare l’art.3 comma 10 sancisce che le Regioni sono tenute a disciplinare -i criteri secondo i quali i direttori generali delle aziende sanitarie locali ed ospedaliere devono determinare i tempi massimi che possono intercorrere tra la data in cui una prestazione viene richiesta e quella in cui la stessa viene erogata- e riporta.

Se la prescrizione riporta il codice di priorità e l’attesa per effettuare la prestazione si prolunga oltre il limite previsto dal PNGLA, piano nazionale governo liste d’attesa, in base a questa legge dello Stato *Si può chiedere di ottenere la prestazione in regime libero professionale o presso struttura private pagando solo il ticket se previsto. Questa legge che è favorevole al cittadino, non viene diffusa, anzi, viene al contrario ostacolata perché se attuata porterebbe al crollo delle Aziende sanitarie.

Ecco il punto debolissimo, aver trasformato gli ospedali in Aziende, che come tali devono produrre utili, ed allora nascono i DRG che danno un prezzo alle patologie ed alle prestazioni per curarle, quindi si scelgono gli utenti da ricoverare in base a quanto fanno guadagnare e costano meno?

La politica dovrebbe fermarsi e fare un passo indietro e prendere coscienza che vi sono proposte vedi i Cau che sono un fallimento e che sostenerle oltre il limite perché il Partito lo chiede non è indice di buona gestione.

Altra possibilità prevista dal PNGLA è il blocco della libera professione intramoenia. Ma qui ci sono almeno due problemi: il primo è mettersi contro la dirigente medica ( che è consapevole che ciò può essere richiesto e quindi sollecita ed accetta di eseguire un maggior numero di indagini anche in carenza di personale infermieristico e tecnico ) – l’altra è che l’azienda guadagnerebbe meno , non incassando soldi facili facili. Infatti le aziende trattengono il 30/35;per cento dagli onorari che i medici incassano con le libere professioni svolte in intramoenia. Bella la sanità…prima il profilo poi la salute.

Finiremo come in Romagna…chiude ironicamente la lettera. Dove si prenotano ospedalizzazioni a pagamento, come nelle sanità private. Che rischia di diventare la sola alternativa per chi ha bisogno…davvero.

 

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