Nella giornata di ieri i finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Parma hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali e contestuale decreto di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Parma, su richiesta della Procura della Repubblica, per una serie di reati, tra cui:
Risultano indagate complessivamente 46 persone fisiche, per un totale di 77 capi di imputazione.
L’ordinanza è stata eseguita nei confronti di cinque persone fisiche, di cui:
Con il decreto è stato disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta di € 7.861.327,30 pari all’ammontare delle imposte complessivamente evase, nei confronti di n. 19 società, ovvero:
e, in alternativa, per equivalente su beni mobili, immobili e disponibilità liquide di n. 12 indagati.
Le attività di polizia giudiziaria, dirette dalla Procura della Repubblica di Parma e svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria e dal Gruppo della Guardia di Finanza di Parma, hanno consentito di ipotizzare, tra l’altro, l’esistenza di un’associazione per delinquere (ritenuta sussistente dal GIP a carico di quattro soggetti: Allegri, Campanari, Zekri ed il soggetto non reperito, con il Campanari nel ruolo di promotore) finalizzata -anche mediante la circonvenzione di diversi soggetti incapaci, di cui si dirà in seguito- alla realizzazione di un collaudato e articolato sistema di evasione fiscale mediante l’emissione di fatture per operazioni inesistenti di rilevante ammontare(oltre 35 milioni di euro per i soli periodi d’imposta 2019–2020-2021), allo scopo di consentire a svariate imprese dislocate sull’intero territorio nazionale di abbattere il reddito imponibile attraverso costi fittizi.
Stando alla ricostruzione delle Fiamme Gialle, le imprese utilizzatrici delle fatture false, dopo aver ricevuto tali documenti fiscali, avrebbero trasferito le somme indicate in fattura alle cartiere emittenti allo scopo di simulare il pagamento delle prestazioni mai avvenute. Successivamente, tali importi sarebbero stati trasferiti su conti correnti di altre imprese cartiere senza alcuna sottostante motivazione commerciale o economica, con l’intento di aumentare i passaggi di denaro da un conto all’altro così da ostacolare la ricostruzione dei flussi finanziari sottesi alle fatture false.
Infine, le somme di denaro sarebbero state immediatamente prelevate – direttamente in contanti – da soggetti ingaggiati appositamente a tal fine (cosiddetti “prelevatori”), in modo da essere restituite agli utilizzatori al netto di remunerative “commissioni” per gli organizzatori della frode, pari al 6% dell’importo totale indicato nelle fatture false.
I componenti dell’organizzazione sarebbero stati in grado di monetizzare cifre ingenti – fino a un milione di euro al giorno – in modo pressoché contestuale ai bonifici effettuati dai clienti che così sapevano di non rischiare di perdere le somme erogate dopo aver ricevuto fatture per operazioni inesistenti.
A titolo esemplificativo:
In taluni casi, per la monetizzazione delle somme bonificate dai clienti-utilizzatori delle fatture false, l’organizzazione sisarebbe avvalsa di conti correnti cinesi cui avrebbe trasferito i bonifici ottenendo l’immediata disponibilità in contante in Italia della corrispondente somma decurtata della “commissione” riconosciuta ai fornitori del denaro pari in media al 2%.
Secondo l’ipotesi d’accusa, condivisa dal GIP, gli indagati si sarebbero avvalsi di diverse imprese cartiere, prive di una reale operatività e consistenza economica, fittiziamenteintestate a prestanome reclutati anche tra persone con deficit psichici, in stato di bisogno o facilmente manipolabilisui quali far ricadere le responsabilità delle condotte illecite contestate.
Significative sul punto sono le esplicazioni fornite nel corso delle indagini da uno dei soggetti maggiormente coinvolti, secondo cui i prestanome si distinguerebbero in tre specie:
Quelli che devono fare sarebbero coloro da utilizzare per i progetti e per questo devono essere persone presentabili e che posseggano una cultura media.
Quelli che devono parlare sarebbero quelli da utilizzare per rapportarsi con forze dell’ordine/amministrazioni statali e quindi sono i commercialisti.
Quelli che devono fallire (vera e propria “carne da macello”) sarebbero quelli da utilizzare esclusivamente per le società destinate a fallire.
Gran parte del meccanismo illecito, però, presupponeva la creazione -e comunque l’operatività- di società formalmente intestate a soggetti-prestanome, caratterizzati da deficienza psichica (in un caso sfociata addirittura in una procedura di amministrazione di sostegno), che venivano utilizzati per sottoscrivere atti societari, aprire conti correnti, richiedere carte di pagamento, il tutto -secondo l’ordinanza cautelare- “nell’ottica di scaricare sulle teste di legno ogni responsabilità per le attività di cartiere nate come vuoti simulacri e destinate ad essere abbandonate una volta divenute inservibili per i fini illeciti perseguiti dall’associazione per delinquere”.
E non a caso, in qualche circostanza, tali soggetti-prestanome sono stati coinvolti in procedimenti penali nella qualità di indagati.
In questa attività di reclutamento si sarebbero particolarmente distinti, per un verso, Campanari (a cui carico si ipotizzano due casi di circonvenzione di incapace, in concorso con Allegri) e, per altro verso, Allegri (a cui carico si ipotizzano, oltre ai due casi in concorso con Campanari, altri cinque casi di circonvenzione di incapaci).
La circonvenzione di incapace si sarebbe realizzata anche e soprattutto attraverso la partecipazione ad atti notarili (promossi da Allegri e Campanari) di:
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Nell’ordinanza cautelare il GIP ha evidenziato come il meccanismo fraudolento abbia cagionato, oltre a un ingente danno per l’Erario (in termini delle imposte evase da parte di coloro che hanno utilizzato in contabilità i documenti fittizi emessi dall’organizzazione), anche un rilevante pregiudizio per le imprese concorrenti del mercato di riferimento, le quali, operando nel rispetto della normativa e versando regolarmente le imposte, non sono in grado di praticare gli stessi prezzi offerti dai numerosi utilizzatori dei documenti fiscali falsi.
Le imprese che hanno utilizzato le fatture false hanno ad oggetto l’attività di “lavori di meccanica generale”, la “fabbricazione di macchine per l’industria alimentare” e la “costruzione di altre opere di ingegneria civile”.
Nel corso dell’esecuzione del provvedimento del GIP, sono state contestualmente effettuate perquisizioni nelle province di Parma, Reggio Emilia, Modena, Grosseto, Ferrara, Milano, Napoli, Nuoro, Verona, Pistoia e Crotone, anche con l’ausilio di cash-dog, ossia unità cinofile addestrate dalla Guardia di Finanza a fiutare l’odore dei soldi.
All’esito delle attività di servizio svolte nella giornata di ieri sono stati oggetto di sequestro: