Pasimafi e dintorni, la barzelletta: il principale testimone d’accusa contro il Professor Fanelli prenderà il suo posto al Maggiore?

L’ospedale Maggiore di Parma cerca un nuovo primario per la terapia antalgica. E il concorso pare fatto ad hoc..

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L’ospedale Maggiore di Parma cerca un nuovo primario per la terapia antalgica. Fino a qui, nulla di strano. Ma il concorso per cercare il nuovo primario pare scritto ad hoc per due medici: il Dottor Leccabue e il Dottor Musetti.

Quando è scoppiata l’inchiesta Pasimafi, la vita e carriera del Prof. Fanelli, sono finite, schiantandosi contro una trafila giudiziaria fatta di arresti domiciliari, perquisizioni, accuse.

La stragrande maggioranza di esse è già caduta, come ampiamente documentato, le rimanenti paiono avere poco fondamento, come crollato è il reparto antalgico del maggiore, un tempo eccellenza.

Il posto del Prof. Fanelli, fu preso già all’epoca da Dottor Leccabue.

E torniamo al nostro concorso… volto a trovare un direttore della terapia antalgica, scadenza primo luglio.

I requisiti dei papabili, sono molto specifici. Anzi, troppo. In Italia, i possessori di tali requisiti sono forse cinque in tutto, sicuramente due: i dottori Leccabue, secondo indiscrezioni in lizza anche per un futuro posto da assessore alla Sanità, e Musetti.

Dopo l’insediamento dell’equipe di Fanelli e del Dottor Allegri a Parma, Musetti si trasferì a Reggio, per poi tornare a Parma dopo lo scandalo appunto come vice di Leccabue, nel frattempo insediatosi come primario nonostante fosse, fino a poche settimane prima, ai margini del Reparto antalgico.

Ora, senza mettere in discussione le indubbie qualità del Dott. Musetti, come può un testimone dell’accusa prendere il posto dell’accusato, che affidabilità ha?

E ancora, il Prof. Fanelli è stato accusato di abuso d’ufficio per aver assunto il Dott, Allegri tramite un concorso per trasferimento, assolutamente legale, assolutamente comune.

Ora viene creato un concorso verosimilmente ad hoc per chi prese il posto del Prof. Fanelli e per il suo principale testimone dell’accusa. Non è abuso d’ufficio questo? che farà la Procura?

Senza tediare i lettori con lungaggini, serve una riflessione.

Prima dello scandalo Pasimafi il Servizio di Terapia del Dolore dell’Ospedale di Parma erogava circa 16.000 prestazioni/anno di cui il 90% relativa al Dolore Cronico NON Oncologico. 

Il  bando pubblicato per la selezione del nuovo responsabile risulta aspecifico in ambito algologico e si sofferma su caratteristiche più vicine alle cure palliative:

avere esperienza nella gestione del dolore cronico oncologico in coordinamento e collaborazione con UOC di Oncologia ed Ematologia secondo i principi di “simultaneous care” e “continuous care”, con particolare attenzione a conoscenze e competenze nella somministrazione sia generale che centrale di analgesici.

Colpisce il riferimento alla somministrazione centrale di farmaci che viene ripreso nel punto successivo del bando:

avere competenze nel trattamento della spasticità, sia di origine spinale che cerebrale, con impianto di pompe elettroniche programmabili per infusione subaracnoidea spinale di baclofen, in particolar modo per il trattamento della spasticità pediatrica.

Competenze inerenti ad una percentuale minima di pazienti trattati dal centro di Parma che hanno come effetto principale quello di ridurre al minimo i potenziali candidati. Tra questi sicuramente il Dr Giovanni Musetti, delfino del Dr Maurizio Leccabue che casualmente nel CV riporta:

“Impianto di sistemi infusivi interate ali spinali per dolore cronico e spasticità sia in adulti che in età pediatrica.”

Procedure che tagliano fuori la stragrande maggioranza degli algologi italiani in quanto attività iper specialistica  pertinente a pochissimi  Centri di Pediatria nel territorio nazionale in cui la figura del terapista del dolore è di solo supporto. Perdendo così il mare magno dell attività di terapia antalgica!le procedure sopra descritta potrebbero rappresentare meno dell 1 % dell attività di un terapista del dolore. Dunque mettere questo paletto curricolare significa scegliere a priori il candidato.

Scarsa importanza viene data alla ricerca scientifica e all’innovazione che hanno scarso impatto nella valutazione dei candidati, circa 9% dei punti totali. Dato che stona con la realtà pre Pasimafi dove la Terapia Antalgica diretta dal prof. Fanelli era tra le prime 10 al mondo per produzione scientifica. Tale dato sicuramente favorisce un ottimo clinico come il Dr Musetti che però risulta essere un mediocre ricercatore e che esclude l’altro candidato interno il prof. Marco Baciarello professore associato della nostra università.

2 Commenti

  1. Egr. Direttore,

    “Mi consenta” un commento all’articolo, i cui contenuti non mi trovano d’accordo, a cominciare dal titolo: “la barzelletta”!
    Intanto lo stupore per il fatto che si creino profili personali soggettivi costruiti ad hoc! Questa non è un eccezione, ma la prassi consueta. E non solo posti da direttore di struttura complessa ospedaliera, ma anche in ambito universitario a cominciare dai posti per ricercatori a tempo determinato fino a ai sottocitati posti di professore associato etc…
    Il problema non è creare profili che la direzione ritiene adeguati per un posto di alta dirigenza. Il problema è se la decisione valuta i meriti, la reale esperienza accumulata e soprattutto se chi è stato scelto viene adeguatamente valutato nel tempo per i meriti e gli obiettivi che ha conseguito. Il problema è che spesso, troppo spesso, i meriti acquisiti o maturati sul campo non vengono seriamente valutati e si procede per inerzia organizzativa. Si procede per riscaldamento della poltrona o per una presunta fedeltà. Questo è il vero problema della dirigenza attuale, e non solo ospedaliera, anche universitaria, luogo per eccellenza della cultura professionale e fonte di formazioni per le future generazioni. Queste considerazioni vengono dalla mia esperienza diretta, fatta di numerosi concorsi a diversi livelli (ospedalieri, universitari), alcuni perduti per una manciata di punti, non credo per una manciata di punti di merito professionale, ma per il fatto di non essere “figlio di nessuno”, una sorta di freelance cui spesso è stato consigliato di non presentare le domande. Per cui

    In questo senso, il titolo con la barzelletta non mi trova d’accordo, volendo criticare un’ovvietà ed una prassi consolidata.

    Sui fatti processuali di Pasimafi, preferisco non fare commenti. Aspetto la fine delle inchieste e lascio che tutti, fino all’ultimo, i processo siano terminati. Credo che l’attesa sia doverosa per il rispetto della Legge, per i pazienti coinvolti in questi contesti, per le persone che ora non ci sono più a causa di queste inchieste, per tutti coloro che hanno sofferto in vario modo per queste indagini, e per chi, come me, si sente legato a questa Università, portata alla ribalta nazionale di certo non per questione di merito professionale.

    Da ultimo, un pensiero sui punteggi che vengono dati alla ricerca scientifica dei candidati. Si cita che valga il 9% della valutazione complessiva. Mediamente nei concorsi per direttori ne vale intorno al 5%. Concordo che non è dato il giusto interesse alla ricerca. Specie per posti di direzione, ove la ricerca potrebbe essere fondamentale anche solo per misurare l’efficacia delle prassi che vengono organizzate. Ma lo stesso si può dire anche per i concorsi per i posti universitari dove il numero delle pubblicazioni è blindato, a numero chiuso, a volte 12, a volte 19. Uno potrebbe avere scritto 51 articoli pubblicati come primo nome su Science o Lancet, ma sempre solo 12 0 19 ne può presentare. Per non parlare poi, e ve lo riporto per esperienza personale, che spesso non conta nemmeno l’argomento specifico degli articoli pubblicati, basta genericamente la specialità. Tutto sempre a favore del merito!!!
    Detto questo, chiudo con una citazione:
    “Si può sperare che il mondo torni a quote più normali,
    …la primavera, intanto, tarda ad arrivare”

  2. Egr. Direttore,

    “Mi consenta” un commento all’articolo, i cui contenuti non mi trovano d’accordo, a cominciare dal titolo: “la barzelletta”!
    Intanto lo stupore per il fatto che si creino profili personali soggettivi costruiti ad hoc! Questa non è un eccezione, ma la prassi consueta. E non solo posti da direttore di struttura complessa ospedaliera, ma anche in ambito universitario a cominciare dai posti per ricercatori a tempo determinato fino a ai sottocitati posti di professore associato etc…
    Il problema non è creare profili che la direzione ritiene adeguati per un posto di alta dirigenza. Il problema è se la decisione valuta i meriti, la reale esperienza accumulata e soprattutto se chi è stato scelto viene adeguatamente valutato nel tempo per i meriti e gli obiettivi che ha conseguito. Il problema è che spesso, troppo spesso, i meriti acquisiti o maturati sul campo non vengono seriamente valutati e si procede per inerzia organizzativa. Si procede per riscaldamento della poltrona o per una presunta fedeltà. Questo è il vero problema della dirigenza attuale, e non solo ospedaliera, anche universitaria, luogo per eccellenza della cultura professionale e fonte di formazioni per le future generazioni. Queste considerazioni vengono dalla mia esperienza diretta, fatta di numerosi concorsi a diversi livelli (ospedalieri, universitari), alcuni perduti per una manciata di punti, non credo per una manciata di punti di merito professionale, ma per il fatto di non essere “figlio di nessuno”, una sorta di freelance cui spesso è stato consigliato di non presentare le domande. Per questo il titolo con la barzelletta non mi trova d’accordo, volendo criticare un’ovvietà ed una prassi consolidata.

    Sui fatti processuali di Pasimafi, preferisco non fare commenti. Aspetto la fine delle inchieste e lascio che tutti, fino all’ultimo, i processo siano terminati. Credo che l’attesa sia doverosa per il rispetto della Legge, per i pazienti coinvolti in questi contesti, per le persone che ora non ci sono più a causa di queste inchieste, per tutti coloro che hanno sofferto in vario modo per queste indagini, e per chi, come me, si sente legato a questa Università, portata alla ribalta nazionale di certo non per questione di merito professionale.
    Da ultimo, un pensiero sui punteggi che vengono dati alla ricerca scientifica dei candidati. Si cita che valga il 9% della valutazione. Mediamente nei concorsi per direttori ne vale intorno al 5%. Concordo che non è dato il giusto interesse alla ricerca. Specie per posti di direzione, ove la ricerca potrebbe essere fondamentale anche solo per misurare l’efficacia delle prassi che vengono organizzate. Ma lo stesso si può dire anche per i concorsi per i posti universitari dove il numero delle pubblicazioni è blindato, a numero chiuso, a volte 12, a volte 19. Uno potrebbe avere scritto 51 articoli pubblicati come primo nome su Science o Lancet, ma sempre solo 12 0 19 ne può presentare. Per non parlare poi, e ve lo riporto per esperienza personale, che spesso non conta nemmeno l’argomento specifico degli articoli pubblicati, basta genericamente la specialità. Tutto sempre a favore del merito!!!
    Detto questo, chiudo con una citazione:
    “Si può sperare che il mondo torni a quote più normali,
    …la primavera, intanto, tarda ad arrivare”

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