Parma Capitale della bicicletta – Ciclabile di via Matilde Serao: perplessità sull’utilità, illuminazione mai entrata in funzione ed erbacce già presenti a meno di tre anni dall’inaugurazione

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Parma capitale della bicicletta. Ciclabile di via Matilde Serao. Perplessità sull’utilità, illuminazione mai entrata in funzione ed erbacce già presenti a meno di tre anni dall’inaugurazione.

Un abitante ci segnala che a due anni e mezzo dall’inaugurazione, l’impianto di illuminazione della ciclabile non è mai entrato in funzione. La ciclabile riceve una parziale illuminazione dai pali stradali già presenti che la fiancheggiano. Che hanno però, come ovvio, i corpi illuminanti puntati sulla strada e non sulla ciclabile (come evidenziano le foto allegate).

Il nostro lettore, perplesso, si domanda quindi da cosa possa dipendere questa situazione. Se dal mancato allaccio del nuovo impianto alla rete elettrica in fase esecutiva o se, una volta finita la ciclabile, si sia considerata sufficiente l’illuminazione stradale già presente al punto da non richiedere l’attivazione della nuova illuminazione realizzata per la ciclabile.

Ma, in questo secondo caso, si domanda il lettore, perchè allora l’impianto di illuminazione è stato realizzato? La cosa non poteva essere valutata in fase di progetto, evitandone la realizzazione e i relativi costi?

Il lettore riscontra, inoltre, la precoce comparsa di erbacce sul bordo tra vecchio marciapiede e nuova ciclabile, che in alcuni punti iniziano già ad invaderla.

 

Si domanda se tale evenienza non potesse essere valutata e risolta, con costi minori, in fase di realizzazione del nuovo tratto. Ottenendo così un opera più completa e a maggior tutela della ciclabile stessa. Situazione che adesso, invece, fa temere una rapida invasione delle erbacce non solo sul marciapiede, ma anche sulla nuova ciclabile.

Cosa che non dovrebbe verificarsi dopo soltanto due anni e mezzo e che lascia ipotizzare una scarsa durata nel tempo del pavimento della ciclabile stessa. Al punto da domandarsi se non convenga intervenire celermente con la rimozione delle erbacce presenti attraverso la rimozione degli autobloccanti e con la posa di adeguati feltri sottostanti che ne impediscano la ricrescita.

Questo sembra essere l’unico fattore di possibile deterioramento della ciclabile, e non certamente l’usura per utilizzo. Sembra, infatti, che questo nuovo tratto, che è stato presentato trionfalmente all’inaugurazione come lo stargate di collegamento con tutta la zona artigianale di via Carra – sebbene già allora qualcuno avesse avanzato perplessità ed indicato percorsi alternativi migliori – e che avrebbe dovuto promuovere, secondo il realizzatore, l’utilizzo della bicicletta di una massiccia fetta di operatori di tale distretto, sia oggi, in realtà, percorso soltanto da una decina di operatori di origine indiana che lavorano presso il polo logistico number one. Che siano i dieci piccoli indiani di Agatha Christie?

Vista la situazione surreale indicata verrebbe da supporlo. Per gli abitanti della zona vedere questa ciclabile nuova e sempre vuota provoca più di un malumore, visto l’immediato paragone che sorge spontaneo con la ciclabile presente nel laterale stradello Matilde di Canossa. Questa sì effettivamente utilizzata dagli abitanti delle case circostanti per recarsi ai poli aggregativi di quartiere e in centro città, ma che versa in pessime condizioni di manutenzione, più volte segnalate, per rami sporgenti che riducono anche di metà la sezione della ciclabile e per la pavimentazione dissestata ed in alcuni punti completamente sconnessa.

Abitanti che quindi si chiedono se non convenisse sistemare la ciclabile effettivamente utilizzata nello stradello Matilde di Canossa anzichè la ciclabile “vuota” che finisce nel niente realizzata in via Matilde Serao.

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