Il toccante intervento dei figli durante l’ultimo saluto a Ciccio Zerbini

0

(Gabriele Majo da www.stadiotardini.it) – En plein air nel sagrato della Chiesa di Viarolo, famigliari e amici, stamani Lunedì 14 Dicembre 2020, hanno salutato per l’ultima volta Giuliano “Ciccio” Zerbini, apprezzato chef nonché grande tifoso Crociato, prematuramente scomparso il 10 Dicembre scorso. Particolarmente toccante, in conclusione della semplice cerimonia di esequie, l’intervento dei figli, Simone, Martina e Nicole, stretti in un abbraccio, che si sono alternati al microfono nel ricordare i momenti belli di una famiglia davvero esemplare.

Ciao Pillulino,

da piccoli facevamo a gara a vedere chi ti riusciva ad abbracciare, unendo le mani dietro la tua schiena e per divertirci, lo facevamo tutti e tre insieme, si, perché ci è sempre bastato quel poco per essere felici.

Ci bastava che tu fossi a casa, con noi.

Quante domeniche mattine riuniti tutti e cinque nel lettone, messi a piatto, per occupare meno spazio, vicini, per poi finire a farci il solletico, alzarci tardi e pranzare, perché ormai l’ora della colazione era passata.

Quante gite, stupende, organizzate con scarso anticipo e forse proprio per questo così speciali, Firenze, Pisa, Gardaland, la Magna Longa, Asti, tappa fissa a Lido di Camaiore, e tantissime altre mete, con il nostro pranzo al sacco, che tu preparavi con amore e custodivi sulle spalle nel famoso zainetto.

Quante partite di softball e baseball, quanti sacrifici per essere sempre presenti, il tifo da allenatore, i consigli da compagno di squadra, poi tornavate veloci al vostro lavoro e ci aspettavate a casa per mangiare con tutta la squadra.

Le partite a calcio con il tuo piccolino di casa e poi quel primo guantone, che mi hai regalato per allenarmi con le mie sorelle e che mi ha dato la possibilità di avvicinarmi ad uno sport stupendo e quei consigli, per diventare uomo, il tuo uomo di casa, spero ora di riuscire a proteggere le nostre donne, come tu hai sempre fatto e di renderti orgoglioso del compito che mi hai affidato.

Tu, la tua battuta sempre pronta, i cori intonati, le parole giuste, una frase di conforto e un buon piatto di tortelli sei diventato amico, fratello, papà di tante persone e ognuno trovava la giusta ragione per arrivare a casa nostra, la trattoria.

Si, perché ciò che avete costruito con immenso amore, resterà sempre casa nostra, l’unica, il luogo in cui abbiamo accolto tutti, il nido in cui la nostra famiglia si è pian piano allargata, accogliendo come figli, compagni di classe, di squadra, colleghi, amici.

E proprio in quel nido mi hai insegnato e lasciato muovere i primi passi in cucina, la prima mousse allo zabaione, con il tempo i primi tortelli, facendomi apprendere, osservando le tue mani sicure, non è stato difficile farmi spazio perché tu me lo hai sempre permesso e di questo te ne sarò per sempre grata. Ora mi ritrovo su quel tagliere, a dover fare gli anolini perché si avvicina il Natale, quante volte e per quanto tempo li abbiamo preparati insieme, da più piccola li tagliavo soltanto, poi con il tempo mi hai lasciato il posto di comando ed era una gara a chi ne faceva di più in poco tempo. So che ora, in luoghi diversi, continueremo a tenere i tempi e confrontarci sul numero che riusciamo a fare. Mi hai trasmesso il tuo sapere, i tuoi consigli e quell’amore incondizionato per questo lavoro fatto di sacrifici e fatica.

La malattia ti ha allontanato fisicamente dal tuo nido, da ciò che avevi faticosamente costruito con la mamma, ma ti ha dato la possibilità di incontrare persone fantastiche, che non hanno mai smesso di volerti bene, che ti hanno fatto sentire a casa, permettendoti di far conoscere la tua bontà d’animo e il tuo amore ovunque tu fossi.

Tanti professionisti ti hanno curato la parte fisica, ma tu hai curato il cuore di alcuni di loro, proprio come hai fatto con me, hai saputo coccolarmi, hai sempre avuto la parola giusta per aiutarmi a riprendere in mano la mia vita, a qualsiasi ora del giorno o della notte, sapevo che dall’altra parte della cornetta c’eri tu. Mi hai insegnato ad essere una buona ascoltatrice, ma non so se riuscirò mai ad essere almeno una parte di quanto sei stato tu per tanti.

Ci avete sempre sostenuti, appoggiati e accompagnati in ogni nostro percorso, voi siete l’esempio vivente di cosa significa credere in un sogno e quanto avete fatto bene.

Avremmo voluto che tu ti arrabbiassi di più con la tua patologia, che la prendessi a sberle, ma tu non lo hai mai fatto con nessuno, anche a casa, ci sgridavi ma senza perdere le staffe, ti abbiamo visto davvero poco alterato e se capitava, bastava poco e tornavi alle tue battute, ai tuoi sorrisi. Hai fatto così anche con la malattia, l’hai accolta, l’hai accettata, perché forse aveva qualcosa da dirti, le hai forse anche preparato qualcosa da mangiare e con il tempo hai fatto in modo di considerarla una tua amica, ma del resto lo facevi con tutti e probabilmente per un po’ ha fatto piacere anche a lei, ma era più forte e più cattiva e tu hai lasciato che lei si prendesse pian piano qualcosa di te.

Ora puoi fare il nonno a tempo pieno, senza nessuna costrizione e preparati, che se anche in questo abbiamo preso da voi, avrai il tuo bel da fare.

Guidaci da lassù, noi cercheremo di fare tutto il possibile per non deluderti mai.

Ti vogliamo bene Papo

i tuoi bimbi per sempre

ARTICOLI E CONTRIBUTI MULTIMEDIALI CORRELATI

IN MORTE DI GIULIANO “CICCIO” ZERBINI, il ricordo di Gabriele Majo

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here