L’informazione in Italia: il punto sullo stato di salute dell’editoria nazionale e le nuove frontiere del digitale

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L’avvento di tablet, smartphone, connessioni ad alta velocità e social network ha modificato molte delle abitudini di vita degli italiani: dal modo di comunicare, fino a quello di cercare un lavoro, passando per la scelta di un albergo o di un ristorante o, banalmente, di fare la spesa, non c’è aspetto della quotidianità scampato alla rivoluzione in chiave digitale.

Se innumerevoli sono state le novità positive, va detto che interi settori tradizionali hanno subito forti sconvolgimenti, portando persino alla nascita di fenomeni inediti, come la tanto chiacchierata diffusione virale delle fake news.

Il mondo dell’informazione, in effetti, è uno dei settori in cui le novità portate dalle nuove tecnologie hanno prodotto i cambiamenti più evidenti. Se da un lato il web ha semplificato l’accesso alle notizie e lo scambio di opinioni, offrendo ad un pubblico sempre più ampio la possibilità di mantenersi sempre aggiornato e approfondire i temi di interesse, dall’altro, capisaldi del giornalismo tradizionale, come la verifica delle fonti e l’autorevolezza delle firme sono venuti meno, aprendo la strada alla diffusione di contenuti non sempre attendibili e a volte ideati unicamente con lo scopo di catturare click o di influenzare gusti e opinioni degli utenti.

Il giornalismo sul web, con il passare degli anni, ha dovuto affrontare prove sempre più complesse: il pubblico chiede contenuti sempre freschi e interessanti, ma al contrario di un tempo è sempre meno incline a pagare per il servizio di cui fruisce.

Per l’editoria tradizionale, il problema è stato duplice: il boom dell’informazione online si è tradotto in una sempre più marcata riduzione delle vendite dell’edizione cartacea dei giornali, con conseguente assottigliamento degli introiti legati alle inserzioni pubblicitarie; di contro, i guadagni legati all’advertising sui siti web non sono cresciuti di pari passo e, oggi più che mai, stentano a coprire i costi di una vera redazione.

La diffusione dei quotidiani cartacei, dal 2005 al 2016, è passata da quasi 5,5 milioni di copie a meno di 2,5 milioni, registrando così un crollo maggiore del 50%, stando ai dati pubblicati dalla FIEG, la Federazione Italiana Editori Giornali.

L’ultima indagine condotta dal Censis sul tema della “dieta mediatica” degli italiani ha invece evidenziato che, nel 2017, solo il 35,8% degli italiani ha consultato un quotidiano almeno una volta ogni 7 giorni, mentre a prediligere la carta stampata come fonte primaria di informazioni è solamente il 14,2% della popolazione.

A compensare, almeno in parte, le perdite sono i numeri incoraggianti relativi alle vendite delle copie digitali dei principali quotidiani nazionali, che pure registrano numeri leggermente in flessione, ma molto più contenuti rispetto a quelli dei giornali cartacei.

I file Pdf ottimizzati per la lettura sugli schermi di smartphone o tablet o sul monitor dei computer desktop hanno riscontrato un buon successo sin dalla loro prima introduzione e oggi stanno conoscendo una fase di stabilizzazione degli abbonamenti, soprattutto per quanto riguarda il pubblico rappresentato da professionisti e aziende.

Complice del buono stato di salute dei quotidiani in formato digitale è il fiorire dei software professionali che permettono di consultare in simultanea tutti i giornali per i quali si è sottoscritto un abbonamento, in una sorta di versione 2.0 della classica rassegna stampa.

Uno sfogliatore di quotidiani online offre funzioni molto variegate: si passa dalla possibilità di effettuare ricerche per parole chiave all’interno degli articoli del giorno, a quello di ritagliare porzioni di testo o immagini, per salvarle, stamparle oppure segnalarle a colleghi e collaboratori. In più, gli strumenti più avanzati consentono di impostare avvisi automatici che segnalano la pubblicazione di nuovi aggiornamenti sui temi indicati di interesse, garantendo tempistiche di caricamento dei contenuti praticamente istantanee, anche quando la lettura è effettuata da dispositivi mobile.

La praticità e la convenienza di questi sistemi, poi, sta contribuendo a porre un freno al fenomeno della pirateria online, che non riguarda più solo musica o film, ma qualunque tipo di contenuto multimediale, inclusi quotidiani e riviste.

Al contrario di quanto si potrebbe pensare, alla costante contrazione dei lettori dei quotidiani cartacei non ha fatto da contraltare una altrettanto forte crescita degli utenti dei portali online.

I progetti dei grandi nomi dell’informazione italiana registrano senza dubbio numeri importanti (ad esempio, Repubblica.it vanta quasi 1,5 milioni di visitatori al giorno), ma gli italiani che consultano l’edizione online dei giornali nazionali con costanza ammontano ancora solo al 25,2% del totale dell’audience, mentre solo il 10% della popolazione indica siti e blog giornalistici come la fonte di notizie più utilizzata.

Nei prossimi anni, è probabile che altri quotidiani online seguano l’esempio dei grandi nomi dell’editoria statunitense, che nel 75% dei casi hanno scelto di rendere accessibili i propri contenuti solo per gli utenti abbonanti, in sostanza proponendo ai lettori un patto: notizie puntuali e verificate e approfondimenti di qualità, in cambio di un prezzo equo.

Tra le prime realtà italiane a seguire questo esempio spicca il Corriere.it, che nel febbraio del 2016, ad un solo mese dal lancio della nuova modalità di fruizione dei suoi articoli online, toccava quota 26.000 utenti registrati.

A farla dal padrone nel mondo dell’informazione, oltre ai telegiornali, che rimangono il media prediletto per il 60,6% del pubblico italiano, non è tuttavia il web in genere, quanto i social network: nel giro di pochi anni, Facebook ha assunto il ruolo di fonte primaria di notizie per una quota di popolazione pari addirittura al 35%.

Le piattaforme social hanno senza dubbio il merito di favorire l’incontro tra le persone e semplificare lo scambio di idee, ma il loro crescente monopolio sugli utenti della rete è tra le cause principali del declino del mondo dell’informazione tradizionale.

Facebook e Twitter – ma non solo – sono anche tra i responsabile del dilagante fenomeno delle bufale online, ovvero delle notizie false e/o sensazionalistiche che si diffondono a macchia d’olio sulla rete grazie a condivisioni e retweet, generando disinformazione.

Negli ultimi mesi, la polemica sulla deleteria influenza delle fake news è tornata a crescere, in vista del boom di false dichiarazioni e informazioni che si prevede rimbalzeranno sul web durante la prossima campagna elettorale.

Un articolo del New York Times pubblicato a fine novembre analizzava nel dettaglio l’attuale stato dell’informazione online in Italia e le possibili evoluzioni in vista delle elezioni, con tanto di indiscrezioni circa le intenzioni di Facebook di dar vita ad una task force finalizzata proprio ad un attento controllo dei flussi di notizie sul social durante i mesi clou della corsa elettorale.

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