Siccità: il consiglio dei Ministri proclama lo stato di emergenza

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Manca l’acqua a Parma e Piacenza e il Consiglio dei ministri ha deliberato la dichiarazione dello stato di emergenza nel territorio delle due Province.

La crisi idrica è dovuta a un lungo periodo di siccità a partire dall’autunno 2016, aggravato dalle elevate temperature estive e dai rilevanti afflussi turistici che hanno determinato un considerevole aumento delle esigenze idropotabili.

Così la nota di Palazzo Chigi che riconosce lo stato di emergenza solo per le due province più colpite dalla siccità e non per tutta la regione come richiesto dal governatore Stefano Bonaccini lo scorso 13 giugno. Il governo mette a disposizione 8,650 milioni di euro per affrontare l’emergenza siccità nei territori di Parma e Piacenza, ulteriori deroghe alle norme nazionali per assicurare la fornitura di acqua potabile alla popolazione (anche mediante autobotti) e per potenziare l’approvvigionamento di acqua con interventi strutturali.

Abbiamo ottenuto dal Governo quanto chiesto dall’Emilia-Romagna per far fronte ad una situazione eccezionale – sottolinea il presidente Stefano Bonaccini –. E’ stato giusto procedere autonomamente alla richiesta di stato di emergenza nazionale perché ci ha consentito di accelerare al massimo i tempi e dare risposte a un territorio dove la siccità ha colpito più che altrove. Stiamo seguendo giorno per giorno la situazione e lavorando per rispondere al meglio alle necessità imposte da una crisi idrica importante”.

Per rispondere all’emergenza siccità nei campi e alle necessità di garantire acqua potabile in tutta la regione, sempre oggi, a Bologna, riunione convocata dalla Regione con i rappresentanti dei Consorzi di bonifica, le associazioni degli agricoltori, i gestori del servizio idrico integrato, Atersir e Arpae per illustrare nel dettaglio le procedure semplificate per le deroghe ai prelievi di acqua, superando i limiti del cosiddetto “deflusso minimo vitale” dei fiumi.

Già da ora, i titolari di concessioni (agricoltori, consorzi di bonifica, Atersir e i gestori del servizio di acqua potabile) possono presentare la domanda di deroga ad Arpae che si pronuncerà in tempi rapidi con una valutazione congiunta insieme al Servizio regionale Acque, all’Autorità di Bacino del fiume Po e all’Ente Parco (qualora il prelievo interessi il territorio dello stesso).

La dichiarazione di stato di emergenza nazionale e le importanti risorse in arrivo sono frutto dell’impegno dalla Regione in stretta collaborazione con il Dipartimento nazionale di Protezione civile e i territori – spiega l’assessore all’Ambiente, difesa del suolo e protezione civile, Paola Gazzolo -. Ora continueremo ad essere al fianco della popolazione e degli operatori agricoli, anche mettendo a disposizione le nostre conoscenze e i nostri uffici per supportare le richieste di deroga ai limiti di prelievo di acqua”.

 

Stato d’emergenza: cosa è e cosa implica – Lo stato di emergenza può essere dichiarato al verificarsi o nell’imminenza di calamità naturali, oppure per eventi connessi all’attività dell’uomo, che per intensità ed estensione devono essere fronteggiati con immediatezza di intervento con mezzi e poteri straordinari. Può essere dichiarato anche in caso di calamità naturali o gravi eventi all’estero. La durata dello stato di emergenza non può superare i 180 giorni e può essere prorogata di altri 180 giorni, con ulteriore deliberazione del Consiglio dei Ministri.

La delibera dello stato di emergenza stanzia l’importo per realizzare i primi interventi nell’ambito dell’emergenza. Ulteriori risorse possono essere assegnate, con successiva delibera, a seguito della ricognizione dei fabbisogni realizzata dai Commissari delegati. Nella delibera viene indicata anche l’amministrazione pubblica competente in via ordinaria che subentra nelle attività per superare definitivamente le criticità causate dall’emergenza.

Agli interventi per affrontare l’emergenza si provvede con ordinanze in deroga alle disposizioni di legge, ma nei limiti e secondo i criteri indicati con la dichiarazione dello stato di emergenza e nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento giuridico. Le ordinanze sono emanate dal Capo del Dipartimento della Protezione Civile, se non è diversamente stabilito con la deliberazione dello stato di emergenza. L’attuazione delle ordinanze è curata, in ogni caso, dal Capo del Dipartimento.

L’emanazione richiede l’acquisizione preventiva delle regioni territorialmente interessate.Nella prima ordinanza viene nominato il Commissario delegato, responsabile degli interventi da realizzare per superare la situazione criticità. Allo scadere dello stato di emergenza viene emanata un’ordinanza “di chiusura” che disciplina e regola il subentro dell’amministrazione competente in via ordinaria e individua il soggetto responsabile, d’intesa con la stessa amministrazione.

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