L’amore di Krause per Cherubini, l’inventore della Next Gen, secondo Schira

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(di Gabriele Majo, direttore responsabile di StadioTardini.it) – Come il lettore ricorderà, tra i primi top journalist a lanciare l’ipotesi – poi, a suo tempo, smentita da Luca Ampollini e dai fatti, ma chissà… – dell’approdo di Federico Cherubini al Parma c’era Nicolò Schira, il quale, sulle colonne di Tuttosport, oggi rilancia, prendendo spunto dalla recente premiazione del Golden Boy nel contesto del primo “Trofeo dell’Armonia Sportiva”, svoltosi a Solomeo, ed ideato da Brunello Cucinelli, di cui vi abbiamo ampiamente riferito nei giorni scorsi con un paio d’articoli, uno, appunto, sull’Umbria Galeotta, per un ipotetico riavvicinamento tra le parti (KK e il dirigente quasi ex Juve, che ha fino di scontare il proprio debito con la giustizia sportiva) e l’altro per chiosare le dichiarazioni a Sky, in quella pittoresca cornice, del patron del Parma, con i suoi buoni propositi del futuro.

Che scrive oggi Schira? “Parecchio attenzionato pure il presidente del Parma neo-promosso in serie A, Kyle Krause, beccato a chiacchierare amichevolmente con Federico Cherubini. Chissà che il vernissage di Solomeo non porti in dote un ritorno di fiamma, visto che il proprietario della società emiliana aveva provato in più occasioni a ingaggiare il dirigente della Juventus, in scadenza il 30 giugno”.

Abbiamo più volte avuto modo di rimarcare il ruolo di grande consigliere, avuto in passato, da Cherubini nelle scelte di Krause, prima di tutte quella di Javier Ribalta, anche se il patron lo aveva destinato dietro la scrivania, mentre il fraterno amico di Ampollini (complice il tennis si sono rivisti di recente a Parma) avrebbe preferito un ruolo di campo, più a lui confacente. Dietro la scrivania (il ruolo di managing director, nell’ottica di KK è più strategico che non operativo) potrebbe, appunto, andare appunto Cherubini, per due volte abbastanza vicino, all’alba dell’era Krause, ad approdare alla sua corte, ma in quei tempi apparteneva a Madama, e così al di là di suggerire nomi e strategie non poteva fare di più.

Oggigiorno la situazione è diversa, perché con la fine di giugno Cherubini sarà libero dalla Juventus e potrà scegliere, senza vincoli, di accasarsi da qualche parte. Chi non ha il cuore libero, però, è Kyle Krause, il quale si era coniugato sportivamente con il belga Roel Vaeyens, anche se ad Alcatraz sussurrano di palesi divergenze di vedute nella coppia, che stavano per sfociare in un addio poi rientrato. Ma ora che, complice l’Umbria Galeotta, Krause e Chreubini si sono rivisti, potrà, finalmente, essere coronato il sogno d’amore?

Al di là che gli innamoramenti di KK sono spesso fuochi vacui, grandi passioni che subito si spengono (oltre i vari MDS durati pochi mesi, citiamo pure Filippo Galli, che non era certo un Carneade), sotto la cenere la liaison dura dal lontano 2020: Cherubini potrebbe sfogliare la margherita, con un petalo che gli dice, sta attento a non cascarci, lo conosci com’è, e l’altro che, al contrario, gli dice accetta, Parma è l’occasione giusta per ripartire dopo i 12 anni di Juventus. 

Cherubini potrebbe essere attratto dal “progetto nipotini” del tycoon americano che, a differenza delle tante proprietà straniere nella serie A italiana (quelle che fanno andare in visibilio i direttori dei vari quotidiani che dedicano al tema paginate, come se ci fosse da vantarsi dall’esser dominati dai forestieri sbarcati… in Lombardia), avvezze al mordi e fuggi (ossia solo business e poi ciao ciao), sostiene di voler rimanere a lungo a Parma, lasciando poi il club ai rampolli. Insomma, il luogo ideale dove poter provare a costruire qualcosa di duraturo, senza il rischio di veder anzitempo interrotto il proprio lavoro (sempre che lo stesso aggradi all’umorale datore del medesimo).

E Cherubini potrebbe piacere, per le sue idee, a Krause (che spesso lo ha ascoltato, anche se si sa bene che l’amante ha sempre più charme della moglie, per cui in caso di matrimonio, poi potrebbe saltar fuori un altro nuovo amore a mettere in crisi la coppia…), che, sempre stando a Schira, ha apprezzato gli interventi del ds (e per questo, secondo lui, sarebbe tornato alla carica). E sempre al primo Schira, dovevamo tutta la dissertazione, illo tempore fatta, a proposito di quella che avrebbe potuto essere la Rivoluzione Cherubini, giacché l’emergente giornalista aveva azzardato che potesse assumere, come direttore generale, entrambe le cariche attualmente bipartite tra i due managing director (sport, ossia Roel Vaeyens e corporate, Luca Martines). Ma, a suo tempo, Ampollini proclamò che si trattasse di fake news…

Comunque, in effetti le parole di Cherubini a Solomeo, riportate ampiamente da Tuttosport e da Juventusnews24.com, sono piuttosto interessanti, perché meglio ci fanno conoscere l’autore della “Next Gen”, negli scorsi mesi ricordato, al contrario, solo per la lunga inibizione (16 mesi) per via del pasticciaccio plusvalenze. Vale la pena, quindi, proporre i suoi virgolettati sull’interessante tema (ricordando come, quello delle seconde squadre, fosse assai caro a un certo Pietro Leonardi):

IL PROGETTO JUVE DAL 2012 – «Una delle differenze per noi sta nel percorso. Ogni anno una classe di età finisce il percorso del settore giovanile e mediamente sono 400 in tutta Italia. Molto arrivano all’Under 19 poi il 96% finisce in un limbo tra prestiti o rimanere nel club come fuori quota. Su 400 giocatori solo 3% riesce ad andare in prima squadra. La differenza è nel percorso e va gestito questo limbo e in Juventus abbiamo deciso di creare un’area prestito nel 2012. Non c’è alternativa al prestito in Italia e abbiamo creato una squadra che fosse dedicata ai nostri giocatori in prestito per assisterli in tutto. Poi nel 2014 abbiamo deciso di mandarli in prestito all’estero, però anche a livello economico era difficile e i dati erano sconfortanti perché i giocatori erano utilizzati meno del 40%. A questo punto abbiamo creato la Juventus U23. Solo in Italia non c’è un sistema di seconde squadre in Europa. Quando abbiamo iniziato a parlarne in Italia ci hanno detto che non andava bene, perché veniva definita un parcheggio dei giocatori meno bravi. Guardando alla Spagna abbiamo visto campioni come Xavi, Pedro, Puyol e Victor Valdes sono passati dalle seconde squadre. La seconda squadra è un passaggio formativo per i grandi campioni. Abbiamo preso come modello quello spagnolo per parlarne in federazione».

GLI ESEMPI DI SPINAZZOLA E MORATA – «Esempio di due giocatori che abbiamo vissuto in Juventus come Spinazzola e Morata. Spinazzola, nei primi tre anni post Primavera, ha cambiato 5 squadre giocando 16 partite da titolare, quindi un percorso molto lento. Morata, nello stesso periodo, ha giocato 85 partite nel Castilla segnando 44 gol e contemporaneamente giocava anche la Champions con il Real. Due percorsi molto diversi che spiega la difficoltà ad uscire dai settori giovanili italiani».

LA JUVENTUS NEXT GEN – «Sono stati molto importanti Uva e Costacurta. 7/8 squadre erano molto interessate ma c’era solo un posto e siamo partiti noi. Possiamo utilizzare solo 7 stranieri e con un sistema di regole molto complesso che ha reso tutto difficile. Abbiamo iniziato male con 5/6 sconfitte e in tutti gli stadi non ci volevano. L’idea è che le seconde squadre stanno usurpando un posto ad altre. È stata dura. Abbiamo investito diversi soldi e non riuscivamo a creare un percorso diretto tra seconda e prima squadra, esordivano solo in alcune situazioni per qualche infortunio. All’inizio hanno esordito soltanto 24 giocatori. A Marzo del 2022 dovevamo evolvere e creare un processo più ampio passando dalla Juventus U23 alla Juventus Next Gen. Abbiamo deciso che dovevano partecipare almeno 3 giocatori della NG nella rosa della Juventus. Ci sono stati delle stagioni in Juve dove abbiamo dovuto togliere dei giocatori dalle liste Champions perché non ne avevamo quelli settore giovanile. Nella stagione di Sarri abbiamo escluso: Mandzukic, Khedira ed Emre Can. Così successivamente abbiamo deciso di creare valore e abbassare i costi. Adesso siamo alla fine del primo biennio NG e siamo abbastanza soddisfatti perché abbiamo 6 giocatori della Next Gen con più di 200 presenze. Poi abbiamo calciatori importanti come Soulè, Barrenechea, Huijsen e Barbieri che speriamo di poter rientrare. Abbiamo ridotto i costi del 24%. Il progetto Next Gen rimarrà per tanti anni nel futuro»

COPPA ITALIA VINTA CON 6 GIOVANI – «La Juve è tornata a vincere con 6 giocatori del settore giovanile. Tutte storie diverse, perché 3 hanno fatto tutto il percorso formativo (Miretti, Kean, Nicolussi Caviglia ndr), uno arrivato da noi con uno scambio come Fagioli e poi Iling e Yildiz che hanno fatto sia Primavera e che Next Gen. La vittoria con 6 giocatori del settore giovanile fa capire l’importanza di questo progetto. Abbiamo vinto pochi campionati nel settore giovanile, ma abbiamo pensato alla valorizzazione e alla crescita per il futuro dei ragazzi». Gabriele Majo (direttore responsabile di StadioTardini.it

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