L’sms non è della banca, ma la donna ci casca: conto prosciugato, denunciata una 20enne

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La truffa dello spoofing è un nuovo modo che hanno i truffatori per mettere le mani sui soldi del malcapitato di turno.

In pratica, il criminale attraverso l’utilizzo del web e di raffinate tecnologie camuffa il numero facendo sembrare che la chiamata possa arrivare dalla propria banca, da un amico di istituti di credito, assicurazioni, enti governativi.

È quello che è accaduto alcuni mesi fa ad una donna  della Val Taro. La vittima aveva ricevuto un sms, apparentemente riconducibile al servizio clienti della più grande azienda leader nella rete di distribuzione di servizi in Italia che, l’avvisava di un attacco informatico in corso sul suo dispositivo mobile e sui conti correnti ad esso collegati e la invitava a cliccare sul link per dare il via alla procedura di blocco per mettere in sicurezza i suoi risparmi. Dopo aver seguito le indicazioni del messaggio, la donna ha ricevuto la telefonata di un sedicente operatore del servizio antifrode dell’ente, il quale, dopo avergli confermato che il suo conto corrente era sotto attacco, l’ha indotta a spostare tutti i risparmi verso conti sicuri al fine di interrompere i prelievi non autorizzati.

La donna, nonostante la verifica sul conto non avesse segnalato alcuna anomalia, si è lasciata convincere ad effettuare il bonifico per l’intero importo presente sul conto. Solo dopo aver fatto il versamento e verificato che i soldi erano spariti, si è resa conto di essere stata vittima di una truffa. La donna si è rivolta ai carabinieri di Borgotaro ed ha sporto denuncia. Le successive indagini e gli accertamenti bancari eseguiti dai militari, hanno permesso di identificare la titolare di una Postepay sulla quale la donna aveva trasferito il denaro che, nel frattempo, era già stato prelevato e fatto sparire. Raccolti significativi elementi probatori a carico di una 20enne, fatto salvo il principio di presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva, la donna è stata denunciata alla Procura di Parma perché ritenuta la presunta autrice della truffa.

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