La lotta per le investiture e il campo largo…, riflessioni di Gabriele Majo

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(di Gabriele Majo, direttore responsabile di StadioTardini.it) – Qualche sera fa, al Palasport di Fidenza gremito da oltre 1.500 ascoltatori, il celebre professor Alessandro Barbero, inaugurando il Festival della Via Francigena, ha tenuto una lectio dedicata al tema dei “Pellegrinaggi Armati”, in cui molto si è parlato di Crociate, accennando ai Templari, lambendo anche la lotta per le investiture.

Poco tempo dopo, rimembrando le parole dell’illustre Professore di storia medievale all’Università del Piemonte Orientale, non ho potuto che associare, magari impropriamente, la lotta per le investiture a quello che sta accadendo in seno alla piramide apicale del Parma Calcio.

Ci eravamo lasciati, il 5 aprile scorso, con l’amletico dubbio tra chi ci azzeccherà, e chi farà una figura barbina, tra il nazionale Gianluca Di Marzio ed il locale Luca Ampollini, a proposito dell’arrivo a Parma del prossimo ex Juve Federico Cherubini. Secondo lo speaker del Tardini, nonché nostro autore e noto volto tv, sarebbe una bufala, mentre, stando al mercatologo di Sky il Parma corteggerebbe (o almeno avrebbe corteggiato in quei giorni e nei precedenti) il dirigente che sta finendo di scontare una squalifica di 16 mesi per la vicenda plusvalenze del club bianconere.

La rivoluzione che comporterebbe l’arrivo al Parma di Federico Cherubini avevamo tentato di spiegarla in un nostro precedente articolo del 28 marzo scorso, ragionando su quanto aveva argomentato sul quotidiano “Il Giornale” il noto giornalista nazionale, ma molto addentro alle cose di casa Parma (al punto che lo ribattezzammo il Profeta), Nicolò Schira, secondo cui arriverebbe “per ricoprire il ruolo di Direttore Generale, portando una visione unica fra sport e corporate.” Il che, tradotto in soldoni, significherebbe la sparizione della bi-partizione dei poteri tra i due attuali managing director, ossia quello sport Roel Vaeyens e quello corporate Luca Martines, che ha sempre contraddistinto la gestione Krause, con l’accorpamento degli stessi in una unica figura.

Nelle ultime ore, però, prepotente, si è fatta largo un’altra indiscrezione, a firma di quello che in gioventù (sua) avevamo ribattezzato Il Di Marzio di Parma, ossia Guglielmo Trupo, il quale, pur essendo stato tra coloro che riportavano la voce dell’approdo alla corte di KK di Federico Cherubini, poche ore prima del decisivo snodo con lo Spezia (attenzione a queste tempistiche, perché non c’è niente di casuale, non tanto nella scelta del giornalista di diffonderla, quanto in quella delle sue fonti di servirgli il piatto) se n’è uscito con la voce del rinnovo del contratto di Mauro Pederzoli, assieme (toh!) a quelli di Benek e Man.

Secondo quanto sostiene Guglielmo Trupo, però, alla firma (come replicato anche nell’articolo di Forza Parma di ieri, lunedì 15 aprile 2024) non ci sarebbe solo il fascicolo del direttore sportivo: “Kyle Krause, dopo settimane di silenzio, sembra aver dato il suo benestare per il prolungamento del contratto del direttore sportivo Mauro Pederzoli, del capo scouting Massimiliano Notari, del responsabile del settore giovanile Mattia Notari e del ds della Squadra Femminile Domenico Aurelio. Secondo indiscrezioni, si starebbe discutendo sulla durata dell’accordo (2026 o 2027, come preferirebbero i dirigenti)”.

Prima di addentraci nello spinoso tema del “campo largo”, anche se qui non discetteremo di Europee e di alleanze tra PD e M5S, bensì di quelle appunto in essere tra le varie componenti dell’area tecnica menzionate sopra, concedetemi una digressione sul concetto di “alla firma”: nei giorni scorsi avevo partecipato alla conferenza stampa per la presentazione della nuova caserma dei Carabinieri a Fidenza che prenderà il posto di un locale “ecomostro” (ex distributore Esso). Durante la presentazione il prefetto di Parma Antonio Lucio Garufi ha iniziato il proprio intervento citando il De Luca-Crozza che nella penultima puntata del suo show sul Nove aveva proposto la parodia dei fascicoli “alla firma” di cui si finisce per perdere le tracce (video sotto dal minuto 19.00 circa).

“Questo limbo oscuro”, così ha ribattezzato il prefetto Garufi il viaggio dei fascicoli “alla firma” nel labirinto della burocrazia: il nostro sincero augurio è che non finisca così anche per quelli che sarebbero, scusate il condizionale, arrivati, per il decisivo autografo, sulla scrivania presidenziale. Che poi democraticamente Krause non abbia a Collecchio un suo ufficio in pelle umana come quello del megadirettore galattico di Fantozzi, ma si accomodi umilmente nel primo ufficio di vetro a sinistra nella reception del Direzionale, in sua assenza adibito come sala riunioni o per i collegamenti in video call, è un altro discorso…

Nella sua rivelazione, Trupo specifica che l’andare avanti “con chi ha permesso al Parma di arrivare a un passo dall’obiettivo”. lo si deve al lavoro di cesello dei vertici apicali dell’attuale organizzazione (ossia quelli che, nel caso della rivoluzione Cherubini, sarebbero azzerati): Il Managing Director Sport Roel Vaeyens, assieme al suo omologo, il Ceo Corporate Luca Martines, ai vertici della piramide krausiana, hanno mediato tra le parti, facendo un lavoro di cesello per favorire il raggiungimento dell’accordo.

Tutti insieme appassionatamente, dunque, come quel vecchio film del 1965: ma questo “campo largo” KK lo apprezzerà, oppure reagirà come i suoi predecessori, ossia i Magnifici 7, quando, ai tempi del calcio biologico, Scala, Minotti e Galassi si consorziarono assieme a difesa dell’imputato Gigi Apolloni, finito sulla punta del badile per il mancato arrivo dei risultati sperati? Diciamo che l’unione, quella volta, non fece la forza, proprio perché non si poteva lasciare il comando della nave a degli ammutinati… E sappiamo bene come andò a finire…

E poi, va bene salire tutti sulla stessa barca, cosa che ogni tanto nel mare di Collecchio per convenienza avviene – magari raggiungendo risultati insperati come far fare le valigie all’indesiderato di turno degli alleati, magari dopo appena tre mesi dall’arrivo – ma quanto è giusto assimilare posizioni differenti – come quelle del direttore sportivo della Femminile o del responsabile del Settore Giovanile – a quelle di chi ha lavorato per il raggiungimento della massima serie? Quanto è corretto che la Serie A sia una sorta di indulgenza plenaria per tutti?

Non sono mai riuscito a comprendere bene la meritocrazia di Krause, però se chi ha lavorato attorno a determinati progetti non ha raggiunto gli stessi risultati di chi sta salendo in Paradiso, o centrato gli stessi obiettivi, perché deve rientrare nel campo largo delle riconferme? Non sarebbe più razionale giudicare il lavoro nei singoli comparti e in base a quelli prendere la decisione se mantenerli o no? Mi scuseranno gli interessati, ma se lo scorso campionato la Femminile è clamorosamente retrocessa e quest’anno non ha molte chance di saldare il debito con una Promozione, ad oggi possibile, ma non probabile, il capo del progetto deve essere riconfermato, grazie alla Serie A della maschile?

Se la Primavera maschile, nonostante il profluvio di investimenti sui mercati internazionali, oggi, è alla siderale distanza di 19 punti dalla Cremonese capolista (cosa mai successa nelle stagioni precedenti, quando si lottava per il vertice punto a punto, magari arrivando sempre secondi nella regular season, per poi non riuscire a salire dopo i play off) che è venuta a festeggiare la promozione in Primavera 1, con ben sei turni di anticipo, espugnando proprio il Mutti Training Center con un perentorio 2-5, è corretto, ad oggi, pensare alla riconferma del capo del progetto?

Non a caso Mattia Notariche come in grande pompa ha rimarcato il sito ufficiale nei giorni scorsi ha ricevuto l’ambito premio “Manlio Selis” – sul finire dell’ultima partita interna rocambolescamente persa 2-3 con l’Albinoleffe, ci è stato descritto piuttosto nervoso in campo, arrivando persino ad un duro vis a vis, tra l’altro prima del termine del match, con l’allenatore Cesare Beggi, lasciando esterrefatti i numerosi testimoni dell’accaduto sugli spalti (e sul terreno di gioco). Del resto non si può essere sereni quando non si conosce il proprio futuro, anche se quello stesso giorno, poche ore prima, Trupo, menzionandolo, aveva parlato di continuità aziendale

Clip a cura di Luca Casoni

Certo, come referenze non bastano i soli concreti risultati: ci sono tanti aspetti che vengono vagliati, come ha rimarcato, in un intervento a tema ieri sera, durante Bar Sport, l’ex prima firma della Gazzetta di Parma, ormai in via di pensione (anticipata), Paolo Grossi, secondo cui un direttore sportivo non lo si giudica solo (come fanno abitualmente i tifosi) dal mercato, ma anche dalla gestione: “C’è tutta una stagione da gestire, sotto tante forme e se lì Pederzoli ha dato il suo importante contributo il presidente lo avrà considerato“.

Il giudizio di Grossi sull’ex Figaro, che tutti volevano e cercavano, incluso Napoli e Roma, ma che secondo le ultime resterebbe, è comunque positivo: “Per come l’ho conosciuto, Pederzoli, mi sembra che di calcio ne conosca tanto, ha ricoperto tanti ruoli, anche in tante realtà fuori dall’Italia, quindi una esperienza internazionale che, agli occhi di Krause, è importante. Questa stagione, poi, dimostra che alla fin fine il progetto si è sviluppato come doveva, quindi non mi meraviglio che gli venga proposto il rinnovo“.

Anche se in premessa il giornalista aveva sottolineato come non abbia grandi elementi per poterlo giudicare direttamente: “Io faccio fatica a classificare l’opera di Pederzoli, perché un giocatore lo valuto come gioca, un direttore sportivo faccio fatica perché non so poi quanto, dove e come incida, né quando le cose vanno male, né quando le cose vanno bene, ma se la proprietà decide che Pederzoli ha lavorato bene, ed ha toccato con mano che ha fatto scelte giuste, nella gestione delle situazioni…”. Proprio l’esempio di Pederzoli – rimasto quando le cose non andavano (ancora) bene, e a lungo parafulmine degli strali dei tifosi – dovrebbe tranquillizzare Aurelio e Notari Jr, indipendentemente dal perseguimento delle rispettive promozioni…

Ma negli stessi corridoi di Alcatraz in cui si sussurra della conferma dell’intera nomenclatura con i contratti “alla firma”, ci sono altri disposti a giurare il contrario, ossia il “tutti a casa”. Sinceramente non saprei a chi credere, anche perché, come avevo già avuto modo di scrivere trattando questo argomento, l’unico che può sapere come stiano effettivamente le cose è Kyle Krause. Chi ne sa di mercato, mi dice, però, che la pista Cherubini (che per il settore giovanile aveva già individuato Massimiliano Scaglia, foto sopra, qualora in uscita dalla Juventus) si sarebbe raffreddata, in quanto sarebbe attratto da sirene estere.

Nel tentativo di saperne di più, avevo provato a contattare via WhatsApp gli indiscussi nobili del mercato, Di Marzio e Schira, che l’avevano caldeggiata: il primo ha ignorato i miei ripetuti messaggi, mentre il secondo, solo stamani, mi faceva sapere che preferiva non rilasciare interviste (“quelle è giusto che siano di competenza di dirigenti, procuratori, ex giocatori, ecc…”), limitandosi al ruolo di cronista, riportando semplicemente ciò che mi risulta e le notizie di cui vengo a conoscenza

Insomma, per sapere come va a finire anche questa telenovela, basta avere pazienza: secondo Trupo, infatti, qualcosa potrebbe esser formalizzato già questa o la prossima settimana, del resto, preannunciato dalla Gazzetta dello Sport, con uno di quei pezzi di maniera che tanto piacciono alle direzioni dei quotidiani nazionali, in questo caso di Nicola Binda che mette in relazione calcio e vini, ossia i due business italiani del tycoon americano, assente dallo Stivale da circa due mesi, è atteso nelle prossime ore il presidente Kyle Krause che “non vuole mancare venerdì a Palermo, dove il suo Parma vivrà una delle ultime tappe verso il ritorno in Serie A...

Il presidente americano resterà qualche settimana per vivere da vicino questi giorni decisivi per la promozione e anche per andare a visitare il suo secondo investimento nel nostro Paese…”. Vi risparmio il prosieguo sulla fermentazione, anche se sul “processo lungo ma meticoloso” avremo modo, a brindisi avvenuti, di ragionare, perché, come scrive Binda, “Krause ha avuto la pazienza di aspettare”, ma al di là di ogni retorica, quattro anni di gestazione (a fronte di spese da Champions profuse) sono davvero tanti, anche per una felice vendemmia (tardiva)… Gabriele Majo (direttore responsabile di StadioTardini.it

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