Lo scopo della politica deve essere quello di (anche) di saper ascoltare ed anche accogliere le proposte migliorative, non certamente quello di arroccarsi su scelte che evidenziano problemi e non considerarle.
Il progetto Cau rientra tra questi essendo un progetto regionale, ma nel contempo ” pilota ” per il Paese, è protetto ad arte, e tutto deve andare bene, a qualsiasi costo.
Le incongruenze e interpretazioni al Decreto Regionale 1206/2023 sono ormai diventate pratica quotidiana. Solo per citarne alcune: codici bianchi (patologie a bassa intensità di cure ed organizzative) ma che possono prevedere la necessità di indagini di laboratorio e/o strumentali vengono dirottate (a seconda del medico che lavora nel Cau) presso la Guardia Medica, che non è deputata a tale indagini e che soprattutto a Parma non è posta all’interno del Cau, quindi l’utente viene quasi sempre, rimbalzato al Cau per eseguire le indagini.
Gli utenti che necessitano di terapia e/o indagini strumentali e devono essere posti in barella, vengono collocati nella saletta d’attesa ed interna al Cau, peccato poi , che in un secondo tempo, vengano chiamati per nome cognome (la privacy non importa) nella sala d’attesa principale che non è udibile da quella interna o anche semplicemente capita che l’utente non riesca a rispondere.
Accade allora che l’utente si veda recapitare sul fascicolo sanitario elettronico la diagnosi di ” abbandono volontario” pur trovandosi in attesa.
Accade che siano in essere due protocolli diversi , uno per l’azienda ospedaliera universitaria ed al quale il personale infermieristico che deve eseguire il triage (mai previsto dalla Delibera Regionale) si attiene e uno in essere al personale infermieristico del Cau (quindi Ausl, perché a Parma il Cau ricade nel Dipartimento medicina territoriale, mentre a Fidenza è collocato in carico al Dipartimento emergenza urgenza), insieme, giusto per aumentare il disagio.
Questi sono solo alcuni aspetti sui quali si dovrebbe meditare, invece va tutto bene.