Braglia, il tabù prosegue: non consigliabile candidarlo come stadio provvisorio

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(Gabriele Majo, da StadioTardini.it) – La sconfitta, proprio non ci voleva. Inaugurare un nuovo capitolo del “Diario Crociato” senza il piacevole apporto dei tre punti, non è il massimo. Specie per come la sconfitta è maturata, ossia al culmine di quella che, dicono, sia stata la peggiore prestazione stagionale dei bianco-Crociati. Chiamiamoli così, per favore, nel rispetto della Nostra Storia, dimenticata dagli organi official, lasciando perdere quel gialloblù, così tanto di moda, ma che solo parzialmente rispecchia le consolidate tradizioni della squadra di calcio espressione del territorio di Parma. Anche perché i gialloblù, a ben vedere, nell’occasione erano i padroni di casa, altrimenti definiti anche Canarini, poiché la tinta chiara prevale nettamente su quella più scura.

Sarebbe stato più piacevole comporre queste note di colore, volutamente leggere e scanzonate, al culmine dell’ennesima prova da schiacciasassi dei nostri eroi – candidati a dominare il torneo cadetto e a conquistarlo – che, invece, stavolta han toppato. Peccato, perché proprio quello che è la giustificazione di una trasferta, ossia l’avvenimento agonistico, sia venuto a mancare, di fatto rovinando il resto della giornata, per certi versi indimenticabili.

Maliziosamente, come alla fine, risultato alla mano, un collega di lungo corso in tribuna stampa faceva notare agli astanti, si è trattato della mia prima presenza da uomo libero al seguito del Parma (inteso come prima squadra maschile), anche se, proprio durante lo svolgimento dell’incontro mi è tornato alla mente come, in stagione, avessi già avuto modo di seguire l’amata squadra guidata dallo stratega latino (secondo il famoso speaker cult di casa, Stefano Casolari – assurto agli onori della Rosea qualche mese fa per i suoi annunzi dei gol in rima – quello che sarebbe risultato il vincitore della contesa è lo stratega del Tavoliere, inteso quello delle Puglie, datosi che Mister Bianco, Paolo, ha origini in zona, Foggia, così noi, timidamente, opponiamo questa inedita definizione in omaggio a Formia, paese natale di Fabio Pecchia, provincia di Latina) in occasione di un altro derby, o meglio, del Derby, l’unico con la D maiuscola, ossia quello con la Reggiana, disputatosi a fine estate allo Stadio Tardini, caratterizzato da tutta una serie di interruzioni per bombe carta ed affini fatte esplodere dagli ospiti con altrettante interruzioni dell’incontro, anche quello bruttino, poi pagato con una serie di Daspo recapitati negli ultimi giorni, e da noi documentati, uno ad uno, con le nostre rinomate video riprese amatoriali.

Il Braglia, dunque, si conferma campo inviolabile per i Crociati, in serie B, dal momento che agli statistici non risulterebbe traccia di vittoria, mentre il nostro Gianni Barone, andando a ritroso nella sua lunga carriera, ha richiamato alla mente un successo, in serie C, da lui raccontato in diretta radiofonica: ultima vittoria risalente a più di 41 anni fa, allorché io ero presente su quegli spalti, come imberbe cronista radiofonico di Radio Emilia. Peccato, perché, pur a conoscenza, ma incurante, dell’arlia che separa le due tifoserie (celebri certe scazzottate a Fanano…), mi sarebbe piaciuto candidare proprio questo impianto quale soluzione provvisoria mentre, con tutta calma, si butta giù e si ritira su il caro vecchio Ennio, come da progetto voluto, direi a sua immagine e simiglianza, dal dominus KK.

Follia, direte voi: eppure il Braglia è stato oggetto di un relativamente recente restyling (piuttosto conservativo, al contrario di quello che riguarderà il nostro), che noi documentammo su queste colonne, nella nostra preistoria, allorché una partita della Nazionale, per via di una banale questione di seggiolini, ci venne sottratta a beneficio dei cugini bsonti. Il Tardini, temporibus illis, non vantava l’abilitazione internazionale (oggi, benché bisognoso di ritocchi, invece sì) per cui, si era in piena era Ghiro, si era ipotizzato anche eventuali partite di coppa potessero essere dirottate nello stadio modenese.

In effetti, come apprezzato ieri dalla tifoseria organizzata, e modestamente anche dagli inviati di StadioTardini.it, l’arena canarina è molto facilmente raggiungibile via ferrovia, dal momento che la stazione dista meno di un chilometro, con ampi viali di circonvallazione ed ampi posteggi anche per chi opta per la meno ecologica soluzione in auto. Detta tutta: tra un fatiscente Garilli (altro che ritocchi…) e il Braglia, più o meno a parità di simpatia con gli effettivi padroni di casa, forse sarebbe meglio il primo, almeno per quel senso di Emilia che ci unisce più che con i già lombardi piacentini.

A tavola, poi, è difficile non andare d’accordo, anche con chi – in modo non eccessivamente radicale, of course – nutre differenti fedi calcistiche: e così, forzatamente scartata, per ragioni di tempo, la Trattoria La Frasca – abituale meta dello scrivente, grazie ai suggerimenti dell’antico autore di StadioTardini.it Alessandro Dondi, che ne curava l’Antipasto – in quanto la gerente appena prima di mezzodì era ancora affaccendata a smistare le verdure prese al mercato, con Andrea Belletti abbiamo deviato in quello che avremmo immediatamente identificato, senza troppa fatica, per un covo del tifo gialloblù, ossia la Trattoria Ermes.

Dobbiamo la scoperta, nel Giorno della Memoria, a quella del fratello inferiore del Belletti, Michele, il quale, nel corso della sua vita itinerante per il mondo, ha abitato per alcuni anni sotto la Ghirlandina. E’ stato lui a fornire al germano una rosa di tre posti, ma senza indugio, io ho scelto la prima osteria (anche se un antico adagio consiglia di non fermarsi mai alla prima), appunto Ermes, col vantaggio che ci faceva anche guadagnare qualche metro di vicinanza col Braglia, pur avendo ritirato i pass di servizio di buon mattino, proprio per poi avere la comodità di restare con i piedi sotto la tavola fino all’ultimo, senza la preoccupazioni di file o altri intoppi (giacché come sanno tutti coloro che negli anni mi hanno accompagnato in trasferta l’imprevisto è sempre in agguato…).

Un imprevisto, peraltro abbastanza prevedibile, è, tuttavia, quello di trovare il tutto esaurito, se per tempo non prenoti. Del resto è difficile prenotare per tempo se la dritta giusta la ricevi poco prima da un giramondo. E così Alessandro, il gestore di Ermes, dopo averci dimandato se avessimo per tempo chiamato per l’incombenza di cui sopra ed avendo ricevuto l’ovvia risposta NO, spiacente ci rispondeva, altrettanto, che no, non c’è posto.

Io non sono uno che si arrende, specie se ho appetito e se il posto mi attira, sicché insisto (in un modo che di solito fa stizzire le mie compagnie femminili), anche con improbabili soluzioni: magari ci puoi apparecchiare un tavolino qui, sul marciapiede… Sentita la mia inconfondibile “erre” (quella che parmigianizzerebbe davvero una neonata web radio del territorio, accendendola), Alessandro capisce subito da dove stiamo arrivando (“la mia ex è di Gaione”) e, almeno, ci offre due bicchieri di lambrusco. Di Sorbara, che a differenza di quelli che siamo soliti ingerire dalle nostre parti, è decisamente più chiaro, quasi un rosè, e ci racconta del suo esercizio nato nell’anno di grazia 1963 (toh, lo stesso del tycoon proprietario del Parma)…

Poco prima Belletti mi aveva ricordato come, qualche anno fa, ai tempi dei play off per la promozione in Serie B, a Lucca, un sempre loquace Lorenzo Fava avesse tentato di proporre – peraltro guardato molto male – un improbabile gemellaggio a un energumeno tifoso locale abbracciandolo, senza rendersi conto del rischio che stava per correre: ebbene, in omaggio, a quella impresa, il mio brindisi provocatorio col gestore era in nome di un gemellaggio che con i modenesi, mi pare di capire, proprio non possa essere neppure ipotizzato (nonostante le due tifoserie siano unite in una scarsa simpatia per la Reggiana…).

Alessandro non solo si presta al brindisi con i due stranieri, ma, infine, stremato dalle mie insistenze, si presta a fare una verifica telefonica, tra i prenotati, per vedere se capitasse, vedi mai, una defezione dell’ultimo secondo, col risultato di accontentare due potenziale clienti, con l’indubbio vantaggio di fidelizzarli, e nello stesso tempo coprire il buco creato. Ragazzi, forse siete fortunati, ci dice mentre ancora stiamo sorseggiando l’aperitivo gentilmente offerto. E poco dopo, grazie a tale Eleonora – che da queste colonne ringraziamo vivamente, invitandola, ad un pasto di ringraziamento con noi – miracolosamente due posti si liberano e, finalmente, riusciamo ad accedere all’interno…

Qui veniamo fatti accomodare su due strapuntini aggiunti a una tavolata di lucani, come poi avremmo appreso ascoltando le loro conversazioni, finendo per familiarizzare con selfie e calici alzati. Dopo un assaggio di mortazza, ciccioli (in realtà cicciolata) e salame, è il turno dei primi: il Belletti opta per delle classiche tagliatelle al ragù, io, invece, oso dei quadretti in brodo con fegatini di pollo (ricetta del Cucchiaio d’Argento), che rispettano in pieno le mie aspettative, appagandomi al massimo (voto 11). C’è spazio pure per il secondo (tanto i pass già li abbiamo…): Andrea va di costine (che gli avrebbero fatto compagnia per tutta la partita e anche per il viaggio di ritorno), io opto per coniglio e patate, anche in questo caso con promozione. Il dolce? Certo, non manca anche quello, ci smezziamo due fette di torta di mele e cioccolatina. Indi il caffè, e poi, visto che eravamo noi, un assaggio di nocino: no, non il locale, bensì il nostro, ossia il Faled, che, rispetto a quello di Modena, ci spiega Alessandro, ha meno gradazione e risulta meno brusco al palato e dunque più gradevole. Annuisco, anche se avrei preferito quello più hard del territorio…

Il dovere ci chiama e così raggiungiamo la Casa del Canarino, accedendo senza intoppi, giusto il tempo per consentire, puntualmente, ad Andrea Belletti di raccontarvi il derbuccio in presa diretta con la cronaca testuale su StadioTardini.it . Vi chiedevate, come mai, fosse più brillante del solito nella scrittura? Il segreto sta nella conversione da astemio in anonimo alcolista perpetrata poco prima…

Non pago del carburante ingerito a pranzo, il Belletti propone di far visita, dopo partita e dopopartita, ad un altro locale che avevamo adocchiato durante il nostro tour mattutino, ossia la Tabaccheria 24, che, per evidenti ragioni di tempo, non avevamo potuto visitare prima, malgrado l’invito dell’avventore ad entrare, avendoci visto scattare foto dell’esterno della struttura. In effetti apprezzo quando trovo locali che sanno mantenere, anche nell’estetica, le tradizioni: trovo che da noi ci siano poche botteghe storiche che abbiano saputo mantenere l’antico aspetto. Promessa mantenuta, dunque (al tipo avevamo detto che saremmo tornati dopo la partita e così è stato), e via con due spritz: tra le offerte proposte opto per la versione Select, in luogo delle più diffuse Aperol e Campari, mentre gentilmente declino, con pieno appoggio del barista, quella “Pavarotti”, ossia col lambrusco, che, ci spiega, è particolarmente richiesta dai turisti internazionali. Chissà se esiste uno Sprtiz al cappuccino…

Belletti mi racconta del B & B per qualche tempo gestito dal fratello a Modena: essendo nelle vicinanze della Francescana di Massimo Bottura fioccavano le prenotazioni degli stranieri, facoltose persone che stavano in Emilia due o tre giorni, giusto il tempo di assaggiarne le prelibatezze per poi tornare nel paese di origine. Mi viene spontaneo pensare, non so perché, all’attuale custode del Parma che potrebbe essere un cliente tipo per lo Stellato: chissà se ci ha portato la sua pletora di uomini, inclusi i neo acquisti, presenti tutti, nuovi inclusi, nella Vip del Braglia.

Vedo KK, come di consueto, dare il cinque a tutti in campo prima della gara: rito che in altri palcoscenici, replica, paro paro, il responsabile del Settore Giovanile Mattia Notari, per questo motivo da qualcuno ribattezzato Dino. Curiosamente osservo che il mio quasi coetaneo indossa una mise analoga alla mia: sotto la giacca che il caustico nostro lettore Davide completerebbe con il prefisso mono, un paio di calzoni color vinaccia. Eppure vi posso garantire che non ci eravamo messi d’accordo prima…

L’annunzio delle formazioni da parte di Stefano Casolari è all’altezza delle (mie) aspettative: resto deluso, invece, perché, non sento più l’inno che accompagnava, qualche tempo addietro, le squadre in campo, più o meno simile (scherzi della memoria a parte, frequentavo questi banconi a fine anni 90, allorché fungevo da radiocronista di Capital Sport, la trasmissione simil-Tutto il Calcio che Mario Giobbe, dopo lo scivolo verso la pensione, trapiantò su Radio Capital e vi lascio pensare la mia emozione quando ricevevo la linea dalla sua voce, che era un po’ come se me la mandassero Ciotti o Ameri) alla marcetta della Fiorentina. E così i 22, accompagnati da altrettanti fanciulli interposti ed alla terna accedono sul terreno di giuoco senza accompagnamento musicale: visto lo stile retrò dell’annunciatore, un motivo un po’ datato avrebbe fatto da pendant… Ma tant’è…

Il mitico Calzolari si sarebbe sbizzarrito con le sue rime ad ognuna delle tre segnature perpetrate dai suoi ai nostri, ma qui evitiamo di infierire riportandole, anche perché, come già detto prima, la partita è stata l’unica cosa da dimenticare (il torpedone Crociato lascia il Braglia tra gli sfottò dei supporters del posto con le tre dita alzate come trofeo e l’invito: a casa, a casa) di una giornata, per il resto, indimenticabile. Gabriele Majo, da StadioTardini.it

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