“Storie di ordinaria ingiustizia”: Palamara a Parma. Bernini: “Riaprano l’inchiesta Aemilia”

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“Storie di ordinaria ingiustizia” sono andate in scena sul palco del Cubo martedì sera. Ad affrontarle, parlarle, riviverle affinché in futuro non si ripetano, Luca Palamara, ex magistrato, ex membro del CSM, oggi scrittore, e Giovanni Paolo Bernini, politico, ex assessore, esponente di Forza Italia.

Ha moderato Giovanni Maria Jacobazzi, presente anche Carlo Giovanardi, ex Ministro, Senatore, intervenuto anche Alessandro Sallusti, direttore di Libero e autore dei libri intervista di Palamara.

“Oggi il vero potere è nella filiera composta da un procuratore, due sostituti, la polizia giudiziaria, un giornale di riferimento. Con questa catena fanno saltare, al momento giusto, chi vogliono, con un’intercettazione, un’indagine, un articolo”.

Questo ha detto Palamara, romano, alla ribalta prima per le indagini sul caso Aldo Moro e su Calciopoli, poi per le sue vicende giudiziarie.

Palamara è stato infatti il più giovane presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati e membro dal Consiglio superiore della Magistratura, poi espulso perché accusato di aver funto da mediatore fra le varie correnti della magistratura.

Accusa che lui non ha mai negato, ribadendo però di non essere stato il solo.

Il mio è un racconto per squarciare il velo dell’ipocrisia delle istituzioni e della magistratura. La gestione del potere riguarda pochi magistrati in una comunità nazionale di diecimila membri.

La magistratura è stata governata da un’alleanza tra la magistratura di sinistra e quella di centro. Per assumere decisioni e fare nomine occorre avere la maggioranza nel Consiglio superiore della magistratura pari a 13 voti.

Per ottenerli ci si allea tra correnti, tra magistrati e membri ‘laici’ indicati dalla politica (dal centrodestra, centrosinistra e M5S). Le correnti si parlano tra loro, parlano con i membri laici o direttamente con i politici. Da questi rapporti sappiamo le degenerazioni che sono scaturite. Forse l’unica soluzione sarebbe scegliere per sorteggio i membri del Consiglio superiore della magistratura” – ha spiegato.

Intense anche le parole di Giovanni Paolo Bernini, devastato da una vicenda giudiziaria che ricorda così: “Senza nemmeno un interrogatorio, mi trovai sui tg a seguito della solita abominevole conferenza stampa in pompa magna: la più grande retata contro la mafia cutrese al nord con epicentro a Reggio Emilia.

Oltre 250 arrestati e due politici di Forza Italia sbattuti in pasto ai leoni. Ma tutti sanno che qui dal 1945 non si muove paglia se non sei del PD. Entrambi fummo poi assolti. E del fiume delle intercettazioni telefoniche ed ambientali dei Carabinieri su esponenti del Pd nazionali e locali, dal pm Mescolini, capo del pool di indagine e poi pubblica accusa nel processo Aemilia, neanche un avviso di garanzia.

Poi il trasferimento di Mescolini, il suo più acerrimo accusatore, da Reggio Emilia. Trasferito dal plenum del CSM per incompatibilità ambientale, primo caso in Italia.

“Adesso si riapra l’inchiesta Emilia”- dice Bernini.

Poi tutti in piazza, al Bistrot, luminoso e tutto nuovo. Come deve essere Parma, come dovrebbe tornare ad essere, Parma.

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