Ospedale Maggiore, una Convenzione per spedire pazienti alla Città di Parma. E noi paghiamo. Ma quanto?

Nonostante tutti i proclami di amministrazione trasparente e trasparenza, i dettagli sono secretati

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“Convenzione tra l’Azienda Ospedaliero – Universitaria e la casa di Cura Città di Parma per lo svolgimento delle attività di Chirurgia Generale, Urologia e Ginecologia”.

Cos’è? Una convenzione, appunto. Datata 3 giugno 2020. 

Una convenzione firmata dal Direttore Generale Massimo Fabi, con il parere favorevole del direttore Sanitario, Ettore Brianti, e del sub commissario amministrativo, Paola Bodrandi, in nome della quale l’Ospedale demandava, lo scorso giugno, in piena pandemia da Covid, alla città di Parma alcune attività per potersi concentrare sulle attività legate al Coronavirus.

Fino a qui, nulla di male.

Ma come ci fa notare un lettore attento, proseguendo nella lettura emergono le “beghe”. Ovvero? Ovvero a pagina tre si legge “procedere all’oscuramento della convenzione sull’Albo Pretorio Web a tutela della sicurezza delle procedure sanitarie ed informatiche poste in essere dalle parti contraenti”.

Tradotto?  Nonostante tutti i proclami di amministrazione trasparente e trasparenza, i dettagli della convenzione sono secretati. Ergo non possiamo sapere tante cose interessanti.

Ad esempio, il costo della convenzione? Il costo delle prestazioni? L’Ospedale sta risanando coi soldi pubblici il bilancio della Città di Parma? E ancora, la convenzione è ancora in essere, adesso che la costosissima e rinnovatissima rianimazione (dove nonostante ciò si sussurra vengano usate ancora ciabatte elettriche…) è semivuota e i reparti ordinari sono in corso di ripristino? Quanto costa ai contribuenti? 

Ad oggi sono ancora necessarie prestazioni esterne? E, già che la curiosità è donna…quando sarà terminata la pandemia, con annesso lo spargimento di numeri più o meno casuali a seconda delle evenienze, di tutti i reparti Covid cosa verrà fatto? Sempre soldi pubblici. 

Come la cospicua fetta dei 26milioni regionali che il Maggiore ha ricevuto come Hub nazionale e regionale “CIC”: Covid Intensive Care. Tradotto, l’Ospedale deputato a raccogliere pazienti Covid anche da fuori città e fuori regione e finanziato per questo. 

Ma se per prendere quelli ha dovuto spedire i pazienti “ordinari” alla Città di Parma, tutto ciò aveva senso? Pare di no. Come i quintali di esami non necessari effettuati in basi a richieste sommarie per la “briga” di verificarne l’utilità. E gli organi preposti a controllare dove sono? Sempre soldi pubblici. Tradotto, tasse.

 

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