La nuova vita di Fausto Pizzi senza pallone: “Curioso della vita, cerco di trasferire in ambito lavorativo le mie esperienze sportive”

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Luca Savarese(Luca Savarese da www.stadiotardini.it) – Quando lo abbiamo sentito era in macchina, a Milano. Col navigatore, ha precisato, perché Milano è una giungla. E navigatore lo è stato anche lui. Prima in campo, in quella posizione appena dietro le punte, centrocampista col chiodo fisso, del gol, mezzala che diventava una sorta di nove e mezzo e le difese, non capivano più niente. Nell’anno della prima storica promozione, se la squadra voleva arrivare alla destinazione del gol, sul TomTom del campo, doveva scrivere il suo nome: assist, palle invitanti e gol, numerosi. In quella stagione, 1989-90, superò la doppia cifra, ben 12. Anzi, come ci racconta lui stesso, veramente furono 14, se la giustizia sportiva non gli avesse tolto quelli segnati alla Reggina. Ma, sentiamo il diretto interessato, che veniva chiamato anche Dottor Faust, come l’immaginario studioso avido di conoscenze e di scoperte. In effetti il nostro, dopo le conoscenze calcistiche vissute e seminate qua e là, da poco, sta facendo nuove scoperte, senza pallone, in un nuovo ambito lavorativo.

Pochi giorni fa il Parma ha celebrato i trent’anni dalla prima storica promozione in A. In quella squadra brillava anche un sinistro elegante e maligno, il tuo. I dati poi, specchi fedeli, ci raccontano che il marcatore di quell’anno, con 12 centri, dal primo al Pescara all’ultimo al Foggia, si chiamava Fausto Pizzi…

Si mi piace ricordare che sarebbero stati 14 se non mi avessero tolto la doppietta alla Reggina, gara poi assegnata a tavolino ai calabresi dalla giustizia sportiva (i Crociati vinsero sul campo il 21 Gennaio 1990 per 2 a 1, ma per un oggetto contundente che colpì il giocatore reggino Armando Cascione, la Caf decretò lo 0 -2 agli ospiti, nda). Al di là di quei miei due gol, potevamo avere una vittoria e dunque dei punti in più. Fu comunque un anno bellissimo, l’unica cosa bruttina, è che sono già passati trent’anni… Fu un’ annata fantastica, non solo per merito mio, ma per la bravura della società, dello staff e di tutti, all’altezza di una cavalcata stupenda, da brividi”.

Poi vai all’Inter, il tempo di vincere una coppa Uefa, torni nel Ducato e vivi la gioia di un altro alloro europeo, il primo per il Parma, la Coppa Coppe. Insomma, hai tenuto a battesimo la prima volta in A e la prima gioia europea Crociate, non proprio cosa da tutti…

Sicuramente sono stato testimone di due momenti bellissimi del Parma e sono davvero contento di averne fatto anche parte. Ho ancora la pelle d’oca se ripenso alla notte di Wembley. Ricordo anche, con tanto orgoglio, l’esodo della città, che ci seguì in massa, fino a Londra. Poi il tour di grandi capitali europee che facemmo nei vari turni della Coppe Coppe, visitammo Madrid, Praga. Nelle grandi città imparammo a diventare grandi anche noi, ma forse grandi, lo eravamo già”

Poi , una volta appesi gli scarpini al chiodo, ecco il tuo lungo viaggio nelle giovanili del Parma. Con varie mansioni, dal 2006 al 2015, saranno anni in cui insegni calcio e ricevi anche nuove ed interessanti esperienze?

Appena smesso di giocare non mi sentivo subito pronto per una carica di allenatore, però poi, quando mi ci sono buttato, ho innanzitutto pensato a come riuscire a trasferire la mia passione ai giovani, ma nello stesso tempo, lo volevo fare in modo competente, ed allora ho conseguito e in breve tempo tutti e tre i patentini necessari, da quello di base a quello di seconda al Master di Coverciano, che mi può consentire di allenare tutte le squadre del mondo. Poi, nelle Giovanili del Parma, dopo la fase come allenatore, ecco quella da dirigente, con la rinascita del nuovo Parma. Ovviamente, ho vissuto in prima persona il fallimento, come tante altre persone di quella società. Dopo mi venne affidato l’incarico di ricostruire il Settore Giovanile. Sono stati tutti anni preziosi, di condivisione coi ragazzi, poi strutturare e gestire un settore, avere a che fare con tante risorse umane, la scelta di giocatori e allenatori: un lavoro stimolante ed appassionante”.

fausto pizzi nuovoOggi invece, a quasi 53 anni, ha preso il via la tua nuova partita, dopo tanti anni, fuori dal rettangolo verde…

Dopo un’ esperienza all’estero in Cina da direttore tecnico, molto formativa, mi mancava una cosa di quel genere, in carriera non sono mai riuscito a giocare all’estero, anche se ero andato tanto vicino dal farlo, così quando è capitata l’ occasione di lavorare per Suning in Cina, non me la sono fatta sfuggire. Devo anche ringraziare il Parma che, pur avendomi sotto contratto, mi liberò dandomi l’opportunità di poterlo fare. Poi, una volta scoppiato il virus, ho fatto ritorno in patria e qui ho avuto questa opportunità di trovare un lavoro diverso, lontano dal calcio e l’ho preso come una nuova sfida; sono molto contento di mettermi in discussione, di provare delle cose nuove: l’ho presa al volo, mi piace mettermi in gioco, sono sempre stato un curioso nella vita. Cerco anche di trasferire le mie esperienze sportive e di vita nel nuovo ambito lavorativo”

Una svolta, una sorta di dribbling, gesto che del resto era nelle tue corde, ad un mondo che conoscevi a menadito, verso un nuovo palcoscenico, quello di un lavoro che con un pallone non ha nulla a cui vedere?

Si adesso mi occupo di ingegneria clinica, materia totalmente diversa dal pallone, però ogni azienda lavorativa la vedo come un gruppo di lavoro e un modo per poter tirare fuori il potenziale di ognuno, per poter metterlo nelle condizioni di lavorare al meglio possibile. In fondo, è un po’ come gestire una squadra di calcio ed una società sportiva e mi piace molto”.

Ma Fausto, ti capita che i nuovi colleghi ti chiedano di pennellare un cross, magari in pausa pranzo…?

Fausto ride di gusto. “SiMi capita spesso di avere domande in ambito calcistico, ma ben venga, perché per quelle tecniche e specifiche non sono ancora all’altezza dei colleghi professionisti da anni, ma piano piano, gioco anche io questa mia nuova partita”.

Il lavoro nobilita l’uomo, tu alla causa Crociata hai dato tantissimo: in cosa il Parma ti ha nobilitato?

In tutto, mi ha fatto vivere emozioni stupende, da giocatore, allenatore, dirigente, mi ha dato tantissimo sotto il profilo professionale ed umano, è la città dove scelsi di vivere e di mettere su famiglia, è un legame che rimane per sempre, al di là del fatto che ora io lavori in Lombardia”.

La chiacchierata finisce qui. Il viaggio, invece, continua. Navigatore, continua ad accompagnarlo, ricordati che con con Fausto, sei in buone mani ed ottimi piedi.

Buon lavoro, Dottor Faust! Luca Savarese (da www.stadiotardini.it)

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