Mall di Baganzola, il cantiere resta sotto sequestro

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Resta sotto sequestro il cantiere del mega mall di Baganzola, Parma Urban District. Il Tribunale del Riesame ha respinto la richiesta di dissequestro avanzata dalla proprietà.

Il cantiere è stato sequestrato lo scorso 19 ottobre a seguito delle indagini preliminari del Tribunale di Parma in cui si ipotizza il reato di abuso di ufficio, Ufficiali della Guardia di Finanza di Parma hanno sottoposto a vincolo cautelare l’area di cantiere, pari a circa 300.000 mq, in zona Fiere nell’area Ex Salvarani.

Le indagini, disposte dalla Procura della Repubblica di Parma, hanno preso avvio dopo un esposto presentato all’Autorità Giudiziaria da parte di alcune associazioni ambientaliste locali nel quale venivano ipotizzate criticità nell’iter amministrativo di rilascio dei permessi di costruzione in vista del progetto di ampliamento dell’aeroporto di Parma. Nell’indagine sono coinvolti l’assessore all’urbanistica del Comune di Parma, Michele Alinovi, e due tecnici del Comune, i dirigenti Dante Bertolini e Tiziano Di Bernardo.

LEGAMBIENTE PARMA: “Il Riesame conferma una situazione vistosamente irregolare, le associazioni ambientaliste hanno svolto un corretto ruolo di denuncia”

La decisione del tribunale del riesame di mantenere il sequestro del cantiere del Mall di Baganzola, nonostante le richieste di riapertura da parte dei promotori immobiliari, conferma i dubbi che Legambiente, WWF e ADA hanno sollevato da tempo in merito alla legittimità del permesso di costruire rispetto alle norme di sicurezza dell’aeroporto. È l’ennesima tegola sulla città e non è dunque elemento per cui esultare. C’è comunque la consapevolezza da parte delle associazioni di avere svolto a pieno un corretto ruolo di denuncia di una situazione vistosamente irregolare.

Questo ci porta a dire che a maggiore ragione l’Amministrazione comunale di Parma avrebbe dovuto ascoltare il nostro appello di ritirare in autotutela i permessi di costruire del Mall come d’altronde suggerito anche dall’Enac (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile) con una comunicazione ufficiale inviata al Comune il 23 aprile scorso. Questo avrebbe quantomeno consentito di fermare il cantiere allo stato iniziale riducendo l’ammontare delle opere e dei lavori per i quali il Comune rischia ora una colossale richiesta di risarcimento danni.

Si è preferito proseguire come se niente fosse, sperando che rimanesse tutto coperto con il risultato che ora il Comune è molto più esposto. Dopo il Ponte Nord e tante altre opere incompiute disseminate per la città, si profila così il rischio dell’ennesimo scheletro di cemento che si erge a testimoniare lo spreco di risorse e i limiti delle Amministrazioni cittadine a svolgere il proprio ruolo di regolatore nell’interesse di tutti.

In questa situazione appare stridente che Comune e Regione sostengano con stanziamenti di milioni di euro sul proprio bilancio, un progetto di allungamento della pista e di riconversione a cargo dell’aeroporto che, da un primo esame degli elaborati presentati per la Valutazione di Impatto Ambientale, appare del tutto carente sul piano delle compensazioni ambientali e della risoluzione delle interferenze, per non parlare degli aspetti di sicurezza legati ai rischi della navigazione aerea. Basta dire che con l’allungamento della pista, l’autostrada e la linea ferroviaria ad alta velocità verrebbero a ricadere nelle zone A di massima tutela, mentre buona parte dell’abitato di Baganzola, comprese le scuole, si ritroverebbe in zona B, dove invece gli insediamenti e le attività antropiche dovrebbero essere ridotti al minimo.

E mentre si rincorre la chimera dell’aeroporto cargo, Parma perde ancora una volta, letteralmente, il treno: con il nuovo orario di Trenitalia saliranno a 101 i treni ad alta velocità sulla tratta Milano-Bologna. Solo uno si fermerà a Parma, nonostante le decine di milioni spesi per le interconnessioni tra linea storica e alta velocità. Una situazione su cui riflettere e che fornisce un’idea delle scelte per nulla strategiche fatte negli ultimi vent’anni in tema di infrastrutture di trasporto e di mobilità. Tema che verrà trattato nel convegno “Le infrastrutture utili”, organizzato da Legambiente Emilia Romagna per sabato 24 novembre dalle ore 10.00 presso la sala conferenze della Fondazione MonteParma.

2 Commenti

  1. Paolo Scarpa, Pier Paolo Eramo, Bruno Agnetti – Parma Protagonista
    La decisione del Tribunale del Riesame di prolungare il sequestro del cantiere del Centro Commerciale di Baganzola disposto dalla Procura della Repubblica da oltre un mese conferma che l’esposto delle associazioni ambientaliste era fondato, così come erano fondate le obiezioni emerse in sede di dibattito nelle sedi consiliari, mentre non erano sufficienti le controdeduzioni addotte da parte dell’Amministrazione. Allo stesso tempo la vicenda pone pesanti interrogativi sul futuro equilibrio economico finanziario del Comune di Parma in relazione alle possibili conseguenze del blocco del cantiere e sulle responsabilità connesse.

    Di fronte a questi fatti, l’Amministrazione ha il dovere urgente di riesaminare la propria posizione, a salvaguardia degli interessi di tutta la città, prefigurando le diverse ipotesi di ricaduta sulla collettività. Preoccupano infatti i pericoli di possibili futuri risarcimenti per danni al soggetto attuatore, da parte del Comune che gli ha rilasciato il Premesso di costruire, nel caso la Magistratura accerti vizi di illegittimità. Si tratta di un cantiere già pienamente avviato per uno dei Centri Commerciali più grandi in Europa che avrebbe dovuto essere inaugurato tra pochi mesi e per il quale esisterebbero già contratti stipulati con società di gestione. L’eventuale annullamento (totale o parziale) del provvedimento autorizzativo così come ogni giorno di ritardo nei lavori rischia di trasformarsi in un danno economico di entità enorme, che il Comune potrebbe essere chiamato a pagare, qualora si accertassero sue responsabilità. Ci chiediamo nello stesso tempo che destino possano avere gli introiti da Oneri di Urbanizzazione relativi al Centro Commerciale, previsti nel bilancio preventivo e che ammontano ad alcuni milioni di euro.

    Il rischio è che sia la città a pagare per una gestione quanto meno leggera della vicenda che, per la sua natura strategica (parliamo del più grande intervento edilizio a Parma da decenni) chiama in causa il Sindaco, che ne detiene pienamente tutta la responsabilità politica, la quale non è circoscrivibile a un singolo assessore o a qualche dirigente.

    Rimaniamo in attesa delle decisioni della Magistratura, verso la quale nutriamo grande fiducia, e riteniamo che, da parte del Comune, sia doverosa da subito una verifica puntuale degli atti rilasciati, con tutte le conseguenze che risulteranno necessarie e con assoluta trasparenza.

  2. Associazione Millecolori – Massimo Rutigliano: “Mall e Aereoporto, Sindaco Assente”
    Non entriamo nel merito dell’indagine giudiziaria sulla questione aeroporto – mall. Anzi, per molteplici motivi, speriamo e confidiamo che dal punto di vista giudiziario-penale il tutto si chiuda in favore degli indagati. La questione politico-amministrativa però è altra.
    Due semplici domande:
    A) essendo noto sin dal 2012 che andava aggiornato il piano di rischio dell’aeroporto il Sindaco farebbe la cortesia di comunicare alla città perché ha atteso così tanti anni prima di farlo fare e sottoporlo agli organi competenti?
    B) perché il Sindaco negli anni non ha mai informato il Consiglio comunale, e quindi la città, sulle ragioni (giuste o sbagliate si vedrà) di tale lunga attesa (precisa volontà di non farlo, inedia, altro?)
    Ciò si domanda ritenendo (se a torto od a ragione dovrebbe dirlo il Sindaco) che il Sindaco fosse perfettamente edotto di tutto e quindi che sia profondamente ingiusto che “lasci alla berlina il suo Assessore ed i suoi Dirigenti”. Sarebbe quindi opportuna una sua pubblica assunzione di posizione chiarendo le ragioni della scelta.
    Diversamente, se del tutto ignaro della necessità dell’aggiornamento del piano di rischio, si dovrebbe pensare:
    a) che Parma ha un Sindaco che ignora delle questioni così rilevanti per la città (quindi un NON SINDACO);
    b) ovvero, in alternativa, un Assessore che fa e non fa (in questo caso non avrebbe fatto) tenendo all’oscuro il Sindaco di cose così rilevanti.
    Nell’ipotesi sub a) un Sindaco non dovrebbe dimettersi? in quella sub b) un Sindaco non dovrebbe cacciare il suo Assessore?
    Qualora fosse invece vero che fosse a conoscenza di tutto e quindi condividesse quanto “non fatto” non sarebbe opportuno che ponesse termine ad atteggiamenti da struzzo e/o conigliesci chiarendo urbi et orbi ogni aspetto della questione?
    Lo farà? Ne dubitiamo.
    Altra considerazione: 1) i consiglieri Lavagetto e Pezzuto sono intervenuti sulla vicenda senza ottenere risposte; 2) il M5S (non presente in consiglio comunale) ha presentato una interpellanza parlamentare; 3) la Lega, che pure è presente in consiglio comunale, risulta invece totalmente assente preferendo dedicarsi a post romani, con ciò dimostrando scarso interesse per la nostra città.

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