Violenza sulle donne: il 19% non denuncia. Incontro col Maggiore dei Carabinieri Gentile: “Prevenzione, serve aumentare l’autostima delle donne”

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Nel serata del 04 luglio si è svolta un’affollata conferenza per parlare di violenza di genere e violenza sulle donne presso la sala Borri” di Calestano: la conferenza organizzata dai Carabinieri del comando di Borgo Val di Taro e dal Comune di .

Presente anche il sindaco di Calestano, Francesco Peschiera, che ha comunicato l’attivazione di un centro gratuito di ascolto e di aiuto a favore della cittadinanza che in un contesto di assoluta privacy mette a disposizione un esperta di relazioni di aiuto al nr. 3485665284 il martedì dalle 10.00 alle 13.00.

Il Maggiore Agostino Gentile, Comandante della Compagnia Carabinieri di Borgo Val di Taro, ha poi parlato del percorso legislativo e delle azioni di contrasto e prevenzione del fenomeno. La definizione di violenza viene tratta dalla dichiarazione sull’eliminazione sulla violenza contro le donne – O.N.U. – Novembre 1993 “La violenza fatta alle donne designa tutti gli atti di violenza fondati sull appartenenza al sesso femminile, che causano e sono suscettibili di causare alle donne danno o sofferenze fisiche, sessuali, psicologiche e che comprendono la minaccia di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica sia nella vita privata”.

Le forme di violenza possono essere: fisica/verbale/psicologica/sessuale/economica/stalking;  quindi una gravissima forma di discriminazione legata ad una cultura sessista che svilisce le donne, problema sociale culturale politico.

Per attuare una vera battaglia contro questa violenza, secondo il Maggiore Gentile, “occorre attivare la percezione del rischio che è un processo da allenare; gli interventi di prevenzione servono a ridurre/eliminare il rischio. I figli minori, vittima di violenza assistita, e soprattutto i figli maschi che assistono alla violenza, hanno inoltre più possibilità di diventare adulti violenti.

Come arginare quindi la violenza? Serva far valere l’identità di donna, aumentarne l’autostima, conoscere i rischi della dipendenza affettiva ed evitare cronicizzazione degli atti violenti; le ripercussioni sulla donna vanno ben oltre il tatto fìsico: questi episodi infatti provoca la maggior parte delle volte un danno alla salute mentale, aumento dell’assunzione farmaci e ricorsi alla psicoterapia. Occorre così creare una rete di sostegno tra familiari, vicini di casa e amici. “Donne, se succede bisogna chiedere aiuto! Al Pronto Soccorso come nei centri antiviolenza si possono sporgere denunce”.

Un’indagine Istat del 2014 consente di osservare il fenomeno mediante la stima della componente sommersa (la più consistente): sono il 31.5% delle donne in Italia ad aver subito violeza, ma il 19% circa non denuncia. Circa 6.7 milioni di donne hanno subito nel corso della loro vita una qualche forma di violenza, fisica o sessuale; le donne che hanno denunciato violenza sono state circa il 12 %, il 3.4 % si è rivolto ad un centro antiviolenza. Dal 2012 ad oggi 743 donne sono state vittime di femminicidio. I costi diretti derivanti alla violenza di genere ammontano a circa 1.7 miliardi di euro (per farmaci, consulenze psicologiche, spese legali, costi giudiziari, forze polizia, servizi sociali).

Perché denunciare? E’ un problema di tutti, di salute pubblica, di salute della donna, dei minori vittima di violenza assistita, condiziona all’accesso al lavoro delle donne. Un fenomeno che comporta l’intervento dello stato (sanità/forze di polizia/magistratura). Perché non si denuncia? Le principali risposte delle donne sono state: non ho capito fosse un reato grave, avevo pensato di non essere creduta, avevo pensato che la polizia o carabinieri non avrebbero fatto nulla, avevo paura che mio marito fosse arrestato, sono fatti privati non voglio denunciarli.

“Da queste frasi, sa quaste parole, – spiega il Maggiore Gentile – emerge la necessità di un lavoro sinergico dei centri antiviolenza/psicologi/medici che devono aiutare a capire che sono eventi gravi. Verificare le procedure adottate dagli organismi pubblici, fare azione di persuasione sull’inaccettabilità della violenza”.

Evoluzione normativa: Nel 1996 nasce la legge sulla violenza sessuale che inquadra il reato tra i delitti contro la persona e non più contro la morale pubblica; Nel 2009 nasce la legge sullo stalking (prima lo stesso comportamento configurava il reato di violenza privata che non consentiva misure cautelari); Negli  anni ’80 avviene l’abolizionedel  delitto per causa d’onore/matrimonio riparatore. La riforma del diritto di famiglia del 1975 permette, dal concetto di potestà, di passare a quello di responsabilità.

La violenza contro le donne è stato oggetto di forte sollecitazione internazionale e la Convenzione di Instambul del 2011 delinea a carico degli stati aderenti gli obiettivi da seguire (le quattro “P”, prevenzione, promozione culturale, protezione della vittima, punizione dell’autore).

Situazione normativa attuale: dal 2013 per i casi di violenza è previsto l’allontanamento dalla casa familiare, divieto di comunicazione con la vittima le cui inosservanze consentono di ottenere l’aggravamento delle misure. Ci sono poi obblighi informativi alla vittima circa l’adozione o la modifica delle misure emesse a carico dell’indagato; previsto il gratuito patrocinio al fine di essere assistita nel procedimento penale; introdotti i congedi lavorativi per le vittime di violenza di genere.

A Parma è stato già firmato un Protocollo d’Intesa tra Tribunale e Procura della Repubblica, scuole, ordine degli avvocati, centri antiviolenza, al fine di regolamentare modalita di condotta e procedure organizzative di tutela delle vittirne; allo stesso sono allegati dei vadernecum per gli operatori di polizia giudiziaria, sanitari e scolastici.

Il numero nazionale per il sostegno alle vittime di violenza di genere è il 1522.

Durante l’incontro a Celestano, sono seguiti gli interventi entusiastici per l’iniziativa dell’assessore ai servizi  sociali del Cornune Francesca Bernazzoli, del medico di base Pajutan Hamed, di Don Abdou parroco del paese e di alcuni cittadini. Tutti hanno evidenziato l’importanza dell’iniziativa attraverso la quale hanno preso coscienza di un fenomeno che non avevano considerato nelle dimensioni rappresentate . Hanno ribadito inoltre l’importanza di creare una rete tra tutti gli operatori non tralasciando una adeguata attività educativa sul tema che deve essere realizzata nel corso della fonnazione scolastica.

A conclusione dell’evento, il Maggiore Gentile, accompagnato per l’occasione dal Luogotenente Rastellini Giuseppe, Comandante della Stazione Carabinieri di Calestano e da due militari dello stesso Comando ha ribadito, ancora una volta, l’assoluta dispombilita dell’Arma (tutti i giorni nelle 24 ore attraverso it servizio di  pronto intervento 112 e i Comandi Stazione capillarmente diffusi sul territorio) ad affrontare nei modi previsti ogni problematica direttamente o indirettamente riconducibile alla tematica della violenza di genere.

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