Freddi (Radicali): “Soumaila Sacko, vittima dell’agromafia. Alle ipocrisie sull’immigrazione si risponda con responsabilità”

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Dal consigliere, Marco Maria Freddi, di Effetto Parma e Radicali:

La vicenda di “cronaca” di Soumaila Sacko, Il 29enne maliano attivista in difesa dei diritti dei braccianti contro lo sfruttamento dei caporali, è passata nel quasi totale silenzio mediatico.

Credo però sia l’occasione di guardare ad un quadro più ampio per comprendere il significato di questa morte.

In Italia, la criminalità nel settore agroalimentare, l’agromafia, da una decina d’anni non ha smesso di moltiplicarsi.

La Direzione Nazionale Antimafia ha stimato il fatturato delle attività mafiose dell’agricoltura italiana in 12,5 miliardi di euro per l’anno 2011, cioè il 5,6% del reddito annuo della criminalità in Italia. Una cifra passata a 15,4 miliardi di euro nel 2014.

L’agromafia italiana è presente in tutte le branche dell’agribusiness italiano dalla mozzarella ai salumi, nessun prodotto tipico italiano sfugge all’influenza delle mafie nazionali.

Dalla Commissione Italiana Antimafia ai Sindacati, tutti sottolineano con preoccupazione crescente l’influenza della criminalità organizzata nell’industria agroalimentare.

I capitali accumulati risultanti dalle attività criminali dalla criminalità nazionale, hanno bisogno di sbocchi nell’economia “bianca”, allo scopo di generare nuovi profitti.

L’impresa agromafiosa si sviluppa, investe come qualsiasi altra azienda, si allea con altre società, e può contare su attori economici conniventi, per esempio nelle pizzerie società detenute dalla stessa organizzazione criminale. Dalle pizzeria alle paninoteche, dagli scaffali della grande distribuzione alle bancarelle dei mercati, i prodotti agromafiosi finiscono nei piatti dei consumatori. Secondo un rapporto realizzato dalla Coldiretti, sarebbero 5000 i ristoranti italiani legati a gruppi mafiosi, già da molto tempo le mafie non si accontentano più del semplice traffico di droga, del racket e dell’usura.

La criminalità organizzata italiana controlla le produzioni ed i suoi costi e per riciclare il denaro sporco sfrutta la manodopera, imbroglia sul diritto del lavoro, sul fisco, sull’etichettatura e sulle denominazioni. In questo modo i clan riescono a muovere e riciclare, milioni di euro.

Il Parlamento Italiano ha votato nel 2016 una legge contro il caporalato che però non prevede il principio di corresponsabilità della grande distribuzione nel sistema di sfruttamento. La grande distribuzione beneficia del caporalato e proprio perché (già perché, visto che si sa?) la legge non prevede il principio di corresponsabilità è nella pratica inefficace.

Ci vuole coraggio politico da una parte e senso di responsabilità civica della grande distribuzione dall’altra, di fronte a ciò che è conosciuto da tutti, coraggio politico poiché una legge vincolante obbligherebbe la grande distribuzione a controllare la filiera di ciò che vende non potendo più chiudere gli occhi di fronte allo sfruttamento di essere umani.

A questo si somma il problema della denatalità ed il bisogno di nuovi italiani per permetta alla nostra industria ed al sistema previdenziale di essere sostenibile.

Alle tante ipocrisie e falsità del racconto sull’immigrazione, il ritorno ai CIE – ai lager pre-espulsione – alle espulsioni di massa ed ai muri d’aria bisognerebbero rispondere con responsabilità e verità.

Continuo a credere, e sono i valori fondanti della nostra civiltà ad insegnarlo, che la politica deve farsi corpo, essere essenza di cuore, di diritti e di diritto.

2 Commenti

  1. Freddi , visto che non sei di Parma, te lo dirò:iitaliano, Dacci un taglio di sfruttare queste notizie per unapropaganda a favore della immigrazione, da quanti anni a San Ferdinando c’è questa situazione, i tuoi alleati del PD dove erano?? E voi , che per avere qualcosa dall’europa avete accettato di riempire l’Italia da gente che non ha alcun diritto di restare, o quanti San Ferdinando dobbiamo avere , vai a casa che è meglio

  2. Caro Roberto, farneticare come per anni avete fatto sul fenomeno immigrazione vi ha portato ad un risultato nel breve. La realtà è però un’altra e te ne accorgerai quando non ci saranno più soldi per le pensioni. I numeri, quelli veri, ci dicono che 640mila pensioni di italiani autoctoni, sono pagate da nuovi italiani che regolarmente risiedono e lavorano nel nostro Paese. Ma questo, lo so, non ti interessa meglio credere alle fandonie dei tromboni del populismo a basso prezzo. E tutto questo, al netto dei principi che hanno fondato la nostra civiltà che per certo non è la macchia indelebile e la vergogna del ventennio…

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