A Berceto arriva la criptomoneta HAU! Sarà il primo comune ad averla

7

Il sindaco di Berceto, Luigi Lucchi, annuncia che è stata approvata la richiesta di stilare il prossimo bilancio in criptomoneta ed emetterà la moneta HAU!.

“Con soli due voti contrari (consiglieri di opposizione) l’Amministrazione Comunale di Berceto ha approvato il bilancio di previsione, 2018, in cripto moneta.

Lo stesso Comune, avvalendosi di esperti, dopo aver richiesto l’autorizzazione dalla Banca Europea e dalla Banca d’Italia, ai sensi dell’art. 114-bis D.lgs. 1 settembre 1993 n. 385 emetterà moneta.

E’ infatti espressamente consentito ai Comuni italiani di emettere moneta elettronica e pertanto l’Amministrazione di Berceto vuole dotarsi di tale fondamentale strumento al fine di adempiere ai suoi scopi istituzionali. Al momento Berceto è il primo ed unico Comune, al mondo, ad avere compiuto questa scelta riuscendo a galvanizzare le menti Universitarie, non solo italiane, più portate al futuro che con entusiasmo si sono messe a disposizione, gratuitamente, per dare corpo e vita a questo progetto rivoluzionario”.

Il Sindaco Lucchi ammette la sua ignoranza in materia, ma ritiene l’atto de bilancio in criptomoneta rivoluzionario e di forte valenza politica: “Sono ignorante ma serve dare fiducia a chi compie adeguati studi, ricerche e innovazioni. Attraverso la mia mentalità, esclusivamente politica, mi sembra di cogliere diversi aspetti dirompenti che desidero da tempo:
a) dimostrare che se la moneta, come vuole la Costituzione, fosse emessa dallo Stato si
avrebbero le risorse necessarie per attuare il più possibile il meraviglioso art. 3 della nostra
Costituzione: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese;

b) dimostrare che l’attuale Europa, che impone una moneta, l’euro, senza condividere il
debito tra i diversi Stati e senza emettere unici titoli pubblici, a debito, europei, è solo un
grande imbroglio per portare alla miseria interi Popoli e aumentare la diseguaglianza tra
ricchi e poveri distruggendo i diritti acquisiti in anni di lotte, sofferenze e catastrofiche
guerre;

c) dimostrare, inoltre, che è possibile non rassegnarsi e accettare come ineluttabile la
supremazia di finanzieri, banchieri e burocrati. Si possono, infatti, contrastare, tutti
costoro, utilizzando i loro stessi mezzi. Che sicurezza ha, a ben vedere, la moneta che
emettono loro, facendola pagare agli Stati e quindi ai Popoli, da quella che emette il
Comune di Berceto? Sicuramente risulterebbe più solida la nostra cripto moneta,
attraverso un analisi seria e indipendente, rispetto alla loro.

Il bilancio tradizionale del Comune di Berceto, come ha sempre sostenuto il Sindaco, per colpa dei diversi Governi che si sono succeduti, dal 2009 ad oggi, permette, a malapena, nonostante le ingenti tasse versate dai cittadini, di pagare le rate dell’ingente ammontare dei mutui, gli stipendi del personale e solo in parte, le spese fisse. Il bilancio in cripto valuta, al contrario, permette di affrontare tutte le problematiche sociali, non lasciare indietro nessun cittadino, non scartare nessuno.
Permette di governare, con risorse adeguate, il territorio, riducendo l’inquinamento, lo spreco, il dissesto. Permette, inoltre, di fare investimenti produttivi come recuperare, ad esempio, l’ex cementificio di Ghiare ed organizzare, al suo interno, un centro d’avanguardia mondiale, per l’intelligenza artificiale che richiama, da tutto il mondo, liberi inventori.

Come sempre la nostra scelta è stata accolta tra sorrisini, prese in giro, e anche feroci critiche. Reazioni scontate se si percorrono strade nuove e provocatorie. Di certo, ben presto, non resteremo l’unico Ente Pubblico ad avere la cripto moneta. In questi anni siamo stati copiati e rincorsi su tante cose.

A proposito… la nostra moneta elettronica si chiama: HAU!
in onore dei nostri amici Lakota (Sioux)“.

7 Commenti

  1. Due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, ma riguardo l’universo ho ancora dei dubbi e sul sindaco di Berceto solo certezze.

  2. Invece di emettere valuta in criptomoneta sarebbe stato più semplice, etico ed onesto emettere una moneta complementare, oppure una moneta scritturale. Dovrebbero farlo tutti i comuni; o meglio lo Stato stesso, visto che il trattato di Lisbona non preclude agli stati membri di continuare a battere una propria moneta sovrana.

  3. Alle volte la soluzione è peggio del male! Se il cambio è fisso fra € e “l’-altra-moneta”, allora cosa serve l’-altra-moneta!!!???? E se non è fisso, chi decide il valore del cambio? E in base a quali parametri si quantizzano le variazioni del cambio?

  4. Fra l’altro si riporta nell’articolo testualmente:
    “Lo stesso Comune, avvalendosi di esperti, dopo aver richiesto l’autorizzazione dalla Banca Europea e dalla Banca d’Italia, ai sensi dell’art. 114-bis D.lgs. 1 settembre 1993 n. 385 emetterà moneta.”

    A prima impressione sembrerebbe una citazione non corretta del giornalista, in quanto il menzionato articolo del TUB recita testualmente:
    Art. 114-bis. – (Emissione di moneta elettronica) [3]
    1. L’emissione di moneta elettronica è riservata alle banche e agli istituti di
    moneta elettronica…… etc.
    Quindi a meno che il comune di Berceto non sia diventato anche un istituto di credito, la legge che gli ha permesso di emettere una criptovaluta sarà forse un’altra, anche perchè una cosa è la “moneta elettronica” alla quale si riferisce il testo di legge del 1993 quando ancora non esisteva la blockchain e dunque le criprovalute ed altro è la criptovaluta che si può ricomprendere nell’insieme delle monete elettroniche.

  5. È NECESSARIA UN’EMISSIONE MONETARIA A CREDITO
    UNA MONETA COMPLEMENTARE CARTACEA E/O DIGITALE E NON UN CRIPTOVALUTA !!! .
    Vorrei sbagliarmi ma temo che le elite che governano la globalizzazione intendano sottoporre l’umanità ad un nuovo pericoloso salto nel buio, mettendo fine all’era millenaria della moneta materiale. Un processo di progressiva smaterializzazione del denaro, in effetti, è già avviato da tempo, ma quello che forse non sapete è che in alcuni Paesi-pilota è ormai prossimo al completamento.
    Lo scorso novembre, ad esempio, la Svezia ha comunicato al mondo di aver ridotto le compravendite in contanti a meno del 2 per cento delle transazioni complessive. Sotto la spinta delle campagne governative, la gran parte dei negozianti ha infatti scelto di accettare in via esclusiva il pagamento elettronico, determinando così la sostanziale scomparsa di banconote e monete. Non solo. L’euforia futurista degli svedesi è tale che le ferrovie pubbliche hanno potuto persino introdurre – senza alcuno scandalo e purtroppo con buon successo – un nuovo inquietante metodo per acquistare biglietti e abbonamenti: l’impianto di un bancomat in formato microchip nella mano dei passeggeri.
    Io non credo, come sostiene qualcuno, che la Svezia sia un caso particolare, ovvero che gli svedesi si siano spinti così in là solo in virtù della loro spiccata attitudine tecnologica. Credo al contrario che la Svezia, proprio per questa caratteristica della sua popolazione, sia stata scelta come Paese-laboratorio di una rivoluzione da presentare ed estendere al resto del mondo.
    L’abolizione del denaro contante, infatti, è esplicitamente sostenuta dal Fondo Monetario Internazionale che ha suggerito un vademecum di misure legislative all’attenzione dei governi di tutto il pianeta, raccogliendo subito il consenso della Commissione Europa che tuttavia, nello scorso luglio, ha dovuto constatare la drastica ostilità al progetto del 95 per cento dei cittadini europei. Ecco perché è così importante creare esempi “positivi” ed ecco perché alcuni Stati – oltre alla Svezia, Danimarca, Stati Uniti, Giappone, India e Australia – si stanno dando veri e propri crono-programmi per raggiungere l’obiettivo nell’arco, non di decenni, ma di qualche anno.
    Per scardinare un’abitudine tanto radicata nell’umanità quale quella di maneggiare il denaro, non può certo bastare l’imposizione legislativa. Resta infatti indispensabile ottenere il consenso, o quantomeno la passiva indifferenza, di un’opinione pubblica che oggi, tuttavia, è facilmente irretita da tutto ciò che le vien presentato come moderno. Come se “moderno”, nel vocabolario di questo tecno-mondo globale, fosse sempre e comunque sinonimo di “migliore”.
    Il caso italiano, da questo punto di vista, appare illuminante. Chi sostiene attivamente l’archiviazione del contante – perlopiù la stampa d’ispirazione mondialista, attraverso la penna di alcuni personaggi d’indubbia autorevolezza presso i cittadini – lo fa con una logica semplicistica che della scomparsa fisica dei soldi descrive solo i possibili vantaggi, trascurando accuratamente di immaginarne i molteplici, e direi più che probabili, effetti collaterali.
    Ci viene ad esempio spiegato che impedire la circolazione della cartamoneta azzererà l’evasione fiscale, determinerà la fine di spaccio e prostituzione e renderà assai meno macchinosa, sebbene totalmente tracciabile, la nostra vita di consumatori. Smettendo di maneggiare banconote, insomma, ci trasformeremmo sic et simpliciter in un piccolo paradiso terrestre, abitato da cittadini progrediti, redenti da ogni vizio ed irreprensibili.
    Trovo questa narrazione gravemente parziale e lacunosa. Anche perché la smaterializzazione del denaro, a mio modo di vedere, finirà soprattutto per trasferire la potestà effettiva sul denaro da chi lo possiede a chi lo custodisce.
    Prima di arrivare a questa mia personale e drastica conclusione, credo però che sia il caso di rimettere un po’ d’ordine nei ragionamenti altrui.
    Ritengo profondamente fuorviante, ad esempio, ricondurre il fenomeno dell’evasione e del riciclaggio alla sola irrintracciabilità del denaro contante. Chi propaganda questa vulgata difetta di senso delle proporzioni allo stesso modo di chi imputa gli ammanchi erariali ai baristi che non battono scontrino e agli idraulici che non emettono fattura. Non dispongo di dati, ma forse anche voi, come me, avete la vaga sensazione che i danni inferti al nostro erario dall’evasione delle tazzine di caffé e delle riparazioni di tubi siano di scala decisamente inferiore ai danni complessivamente inflitti alla nostra economia dagli squali della finanza derivata e dai furbetti dei trasferimenti contabili. Bene. Questa economia elettronica non si nutre di banconote, ma di voraci algoritmi del tutto indipendenti da ogni riferimento tangibile, e dubito che la scomparsa della cartamoneta potrà ridurre in alcun modo il suo potenziale distruttivo. Al contrario, semmai, aumenterà la dipendenza del reale dal virtuale.
    Sarebbe inoltre il caso di ammettere – e alcuni giudici coraggiosi, in Italia, l’hanno già riconosciuto – che l’evasione non è tutta di natura criminale, ma che c’è anche un’evasione di sopravvivenza, commessa a scopo, oserei dire, umanitario: per non licenziare i propri dipendenti, per sfamare la famiglia o per pagare forniture indispensabili a tirare avanti l’azienda.
    Quanto al problema del riciclaggio, poi, temo che la malavita organizzata abbia già realizzato che un complice nell’ambiente della tecno-finanza sia più utile di cento spalloni e personalmente trovo curioso che con una mano si abolisca il contante mentre con l’altra si dà il benvenuto ad una valuta ambigua come le criptovalute.
    Un altro aspetto che i sostenitori della smaterializzazione del contante non denunciano – oltre a quello, forse dato ormai per inevitabile, dell’asfissiante pedinamento dei nostri comportamenti – riguarda l’increscioso strapotere che ne deriverebbero le banche, le quali, come i signori della globalizzazione sanno bene, non godono oggi di grande fiducia popolare.
    Immaginiamoci una situazione divenuta, a noi italiani, abbastanza familiare. Supponiamo che abbiate il conto in un istituto che sta precipitando in borsa o sul quale Bankitalia abbia avviato accertamenti o la magistratura ordinaria abbia disposto un’inchiesta. Essendo in vigore il bail in, dovreste preoccuparvi di poter perdere i vostri risparmi e sarebbe vostro sacrosanto diritto ritirare, precauzionalmente, tutto il vostro patrimonio. Già oggi, con il tetto ai prelievi, questa operazione non vi sarebbe possibile oltre il limite, ridicolo, di mille euro al giorno e 5mila euro al mese, ma domani, una volta abolito per legge il contante, prelevare sarà letteralmente impossibile. Dunque non avreste altra scelta che spostare quel denaro da un istituto all’altro, nell’irragionevole speranza che l’istituto prescelto non abbia alcuna interdipendenza con la banca dalla quale desideravate fuggire.
    I vostri soldi, come già detto, non saranno più solo vostri, ma saranno anche di chi li custodisce e, se permettete, dubito che sollevare le banche dal rischio della corsa agli sportelli le indurrà ad una minore spregiudicatezza finanziaria.
    Vorrei poi che mi faceste la personale cortesia di non abboccare alla favoletta di chi racconta che l’informatizzazione del denaro è il metodo di custodia più sicuro perché, a conti fatti, non appare molto più sicuro del materasso. Il denaro virtuale, infatti, vi espone a numerosissimi pericoli di sottrazioni indebite, che vanno dall’applicazione di costi occulti all’infiltrazione telematica, tralasciando qui l’eventualità – che sbagliereste a considerare remota giacché contemplata in tutti gli scenari di pubblica sicurezza – di un black-out vasto o prolungato che sarebbe in grado, in comunità senza contanti, di paralizzare completamente ogni attività umana.
    Temo infine che, bombardati da valutazioni di ordine pratico, si corra il rischio di sottovalutare le gravi implicazioni psico-pedagogiche che la smaterializzazione del denaro avrebbe, in particolare, sulle nuove generazioni.
    Sono stato bambino negli anni ’70 e ricordo perfettamente che venivamo educati a maneggiare il denaro. Genitori e nonni ci concedevano piccole mance da amministrare oculatamente, per poi provare l’ebbrezza di acquistare, da soli, ciò che più desideravamo. Ricordo peraltro che alle elementari, in perfetta armonia con gli insegnamenti familiari allora in voga, le insegnanti ci fecero costruire un salvadanaio di cartone, a forma di casa, invitandoci ad usarlo come gli adulti facevano uso della banca, ovvero depositandovi, quando potevamo, una moneta da cento lire.
    Quello sarà forse stato un mondo piccolo e provinciale, ne convengo, ma attraverso quell’esperienza materiale del denaro noi bambini imparavamo a risparmiare, a non spendere più di quanto era possibile spendere ed anche, forse, a selezionare i desideri.
    Privare i bambini di questa esperienza tattile, visiva e dunque concreta del denaro rischia di avere effetti secondari dirompenti. Se il denaro esiste solo come astrazione, il processo educativo alla spesa responsabile e al risparmio viene automaticamente a cadere, soppiantato dalla libertà ingannevole di questa contabilità neo-liberistica del debito/credito per cui chiunque può ottenere immediatamente tutto ciò che vuole – senza nemmeno provare il gusto di desiderarlo – semplicemente diminuendo l’entità dei propri crediti o aumentando l’entità dei propri debiti. Nella scuola di oggi, peraltro, non ci sono case di cartone e gli scolari, guarda caso, vengono valutati proprio così: attribuendo debiti e crediti.
    Non ho fatto studi di pedagogia, ma credo che questo sistema non potrà che trasformare i bambini in consumatori precoci e compulsivi ed i consumatori compulsivi in cittadini sottomessi. Perché chi contrae un debito ha l’onere di ripagarlo, chi deve ripagare un debito necessita di denaro e chi ha bisogno di denaro deve lavorare per guadagnarselo. Ed io ho il sospetto, che confina ormai con la certezza, che quel lavoratore non riuscirà a dire un solo no. E nessuno mi toglierà dalla testa che un salvadanaio di cartone, a forma di casa, gli avrebbe garantito un futuro migliore. Più solido, consapevole e dignitoso.

    • bellissimo commento! Sì, confermo il fatto che il denaro materiale sia non solo tangibile, reale e che l’esercizio delle cento lire messe da parte assicuri una maggiore capacità di organizzazione della propria vita economica nel futuro… Anche mia nonna nel lontano 1968 mi insegnò così e mi regalò un salvadanaio importante: il Duomo di Milano in miniatura! Era per me un appuntamento importante quello di mettere le 10, 20, 100 lire da parte… poi andare a comprare ciò che mi serviva col risparmio effettuato… il problema oggi non è tanto quello del cambio ma quello più psicopedagogico sul denaro..su ciò che è il denaro e ciò che rappresenta a livello politico sociale l’elemento denaro… Per poter effettuare un cambio così epocale (da denaro materiale a denaro virtuale) occorrerebbe una civiltà talmente evoluta eticamente e spiritualmente da non destare dubbi circa l’uso del mezzo!

  6. Se invece dell criptovaluta così come fatto intendere dall’autore dell’articolo , l’HAU emesso dal comune di Berceto, fosse semplicemente moneta elettronica complementare, emessa a credito dal comune per pagare i servizi e le infrstrutture…
    ….Allora Sì!!!…
    COMPLIMENTI AL SINDACO DI BERCETO!!!
    Santo Subito!

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here