La presentazione “atipica” de “Il trequartista non sarà mai un giocatore completo”, con Majo e Piovani che dialogano con l’autore Randaccio (VIDEO)

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(Luca Tegoni da www.stadiotardini.it, video di Alex Bocelli) – In un covo di lettori, un luogo di libri, Via Oberdan 4/c, tra Mazzini e l’Università, alla libreria Voltapagina, il Direttore Majo Gabriele e l’Autorevole Tifoso Piovani Sandro cercano di scovare le identità dei trequartisti nell’incontro con l’autore del libro “Il trequartista non sarà mai un giocatore completo”, Gianvittorio Randaccio.
Arrivo poco prima dell’orario, quando cala il sole e le sale, accoglienti, già cominciano a riempirsi, le sedie sono pronte così come la telecamera per riprendere l’evento. Noto case editrici insolite tra gli scaffali e titoli inediti, un Bram Stoker a me sconosciuto, “Le vie del vizio” e altri titoli che attraggono la curiosità della casa editrice Italo Svevo che, nella collana “ Piccola Biblioteca di letteratura inutile “ pubblica l’opera che si appresta ad essere presentata.
Majo invoca i dieci minuti accademici per celebrare il ritardo, Piovani, quasi dimezzato nelle dimensioni, si accomoda con disinvoltura in una poltroncina che solo pochi mesi fa avrebbe evitato con cura, entra l’ultimo ascoltatore. Ciak, azione.
In mezzo, Majo dirige, alla sua destra Randaccio, e alla sua sinistra Piovani. Ferraguti continua la sua opera di cronista per immagini, Maletti immagino tradurrà mentalmente in dialét Pramzan parola per parola, Cervi avrà le sue opinioni, arriverà poi Barone che cercherà la collocazione del trequartista nel suo sistema di gioco per renderlo il meno incompleto possibile. Anche Gabriele Balestrazzi è presente. Tanto per essere banali “ parterre de roi ” .
Nonostante le provocazioni Majesche, l’identità dell’autore non verrà svelata, dell’autore continueremo a non conoscere altro che le parole del libro, che, nella sua composizione per sezioni, racconti, aforismi, ritratti veri inventati, cerca di dare del mondo del calcio una lettura ironica che non contempli i luoghi comuni e le frasi fatte.
Quindi il libro cerca di raccontare una normalità fatta di parole sincere e vissute, forse ingenui, ma nette “ come le parole di un bambino”. Piovani stesso ammette che l’uso della retorica intrisa di luoghi comuni ha popolato la sua carriera giornalistica, come del resto, osservo io silenziosamente, continua ad invadere le onde televisive e radiofoniche oltre che le pagine dei giornali. L’autore, coadiuvato dalle domande e osservazioni di Majo, ci dice che c’è un modo possibile e divertente di raccontare calcio senza essere autoreferenziali o calcisticamente corretti.
Le abbondanti libagioni imposte dalla mamma, italianissima, che impediscono al talentuoso giovane di affermarsi nel mondo del calcio, il prosciutto di 18 kg palleggiato da tal Pivelli durante una festa a Langhirano e il fatto che anche un calciatore non riesca a vedere attraverso un vetro smerigliato regalano a Piovani un mondo piccolo fatto di ricordi e di sapori amati con nostalgia ma che continuano a regalare semplici sorrisi di cui non dovremo mai fare a meno.
Anche nei libri piccoli, esigui, come quello scritto da Randaccio possiamo trovare una scrittura priva di sovrastrutture retoriche ma precisa ed essenziale, avvolta nell’ironia di chi scrive ma anche di chi legge. Luca Tegoni da www.stadiotardini.it, video di Alex Bocelli

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