Aeroporto e finanziamenti del Comune, Eramo e Pezzuto: “No a salti nel buio con i soldi dei cittadini”

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Pier Paolo Eramo,Capogruppo Parma Protagonista e Fabrizio Pezzuto, Capogruppo Parma Unita Centristi intervengono sulla situazione dell’Aeroporto Verdi. La gestione in affanno economico, ha chiesto un aumento di capitali ma ma non si è raggiunta la quota prospettata:sono stati raccolti 900 mila euro dai soci e 1,5 milioni di euro dal Comune di Parma.

Alla luce di quanto leggiamo in questi giorni sul tema dell’aeroporto di Parma, riteniamo opportuno porre alcuni interrogativi alla città tutta. Innanzitutto ci è stato chiesto se come forze politiche comunali, riteniamo strategico e quindi fondamentale l’aeroporto per la nostra città.

La nostra risposta, in astratto, è certamente positiva, posto che i vantaggi che il territorio ricaverebbe da un aeroporto economicamente in salute sono evidenti a tutti.

Però, riteniamo prioritarie risposte a due domande che non sono più eludibili al momento attuale, specialmente nella prospettiva indicata dal Comune di Parma che apparentemente sembrerebbe intenzionato ad investire nella SOGEAP, società che gestisce l’aeroporto e che è perennemente in perdita.

Questa struttura è sostenibile sotto il profilo economico e ambientale?

Da un lato, abbiamo letto parecchie voci mai chiare, in merito alle prospettive di operatività dello scalo di Parma: c’è chi dice Cargo, c’è chi dice comunque passeggeri, c’è chi dice aumento del traffico non solo aereo ma anche stradale. Sarebbe opportuno chiarire definitivamente questi aspetti, posto che i quartieri interessati non sembrano condividere l’eventuale sacrificio loro richiesto.

Dall’altro canto sappiamo che SOGEAP è in perdita da anni e che le varie amministrazioni comunali susseguitesi in circa venti anni hanno accentuato il processo di privatizzazione della società perché tale investimento non era sostenibile per le casse pubbliche.

Abbiamo chiesto in diverse occasioni all’assessore Ferretti quale fosse stato l’esito dell’ultimo aumento di capitale della società sospettandone l’insuccesso. Ma abbiamo dovuto, purtroppo, attendere la lettura dei giornali per conoscere la risposta, che, come noto, metterebbe in evidenza che di privati disponibili a rischiare capitali per tale struttura, purtroppo, non ce n’è: 900mila euro raccolti a fronte dei 4 milioni che servirebbero.

Da qui una serie di domande che, come consiglieri di minoranza, intendiamo porre con forza: per quale motivo a fronte di questa raccolta quantomeno insufficiente il Comune si sta preparando a investire parte dei fondi ricavati dalla vendita delle fiere nel capitale di rischio della società di gestione? In quale modo si pensa di poter versare soldi nelle casse di una società i cui bilanci sono costantemente in perdita?

Con quale lungimiranza abbiamo venduto quote di una società che produceva utili, le Fiere, per andare ad investire in un progetto nel quale, allo stato dei fatti, i privati sembrano credere meno, nemmeno a fronte degli impegni pubblici da parte della Regione di sostegno infrastrutturale?

A nostro parere il processo dovrebbe essere diametralmente opposto: prima si verifichi la disponibilità dei soci privati ad assumersi precise responsabilità, poi si valuti un piano di sviluppo credibile per il Giuseppe Verdi ed infine – e solo allora – si faccia la propria parte nel sostenere un progetto di tutto il territorio.

In ogni caso chiediamo al Sindaco di chiarire in Consiglio Comunale o nella Commissione preposta quale sia lo stato dell’arte.

 

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