Fallimento Spip, la Procura chiede undici rinvii a giudizio

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Bancarotta fraudolenta. Questa l’accusa per le 11 persone rinviate a giudizio nell’ambito dell’inchiesta sul fallimento di Spip, sommersa da una valanga di circa 120 milioni di euro di passivo già dal 2005 ma crollata nell’aprile 2013.

Considerato il patteggiamento già firmato con la Procura da Paolo Borettini, accusato di aver travassato poco meno di 30 milioni di euro, ad un anno e quattro mesi, pena sospesa e il sequestro della residenza universitaria Cocconi, il rinvio a giudizio è stato notificato all’ex presidente Nando Calestani, all’ex direttore generale Pietro Gandolfi, agli ex componenti del consiglio d’amministrazione Cristina Bazzini, Federico Palestro, Mario Mantovani, Marco Trivelli, Nello Mancini, Roberto Brindani, l’ex vicesindaco Paolo Buzzi, all’ex presidente di Stt, la mega holding che controllava Spip, Andrea Costa e l’ex direttore generale del Comune di Parma, Carlo Frateschi.

Un fallimento per cui il Comune di Parma, di cui Spip era partecipata, ha già annunciato che si costituirà parte civile nel procedimento.

La Spip, nata per accogliere industrie e attività produttive, è andata in default, secondo l’accusa, a causa di operazioni immobiliari a prezzi fuori mercato che hanno gonfiato l’indebitamento con le banche dissipando il patrimonio sociale tra consulenze inutili o fittizie, costate oltre sette milioni, spese di rappresentanza folli e vendite alle società controllate dallo stesso Borettini (Reig, BBB Investment, Promedil, Promozione & Progetti, Mind Re).

L’indagine lunga, complessa, fatta di cifre attoricigliate intorno a compravendite di terreni, acquistati da Borettini come agricoli e rivenduti a Spip come edificabili dopo aver ottenuto le variazioni in Psc – è stata coordinata dal pm Paola Dal Monte e condotta dalla Guardia di Finanza.

 

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