Duplice omicidio in via San Leonardo: uccise madre e figlia 11enne

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Dal momento del ritrovamento dei cadaveri della madre e della sorella si erano perse le sue tracce. Solomon Nyantakyi, 21enne principale indiziato dell’omicidio avvenuto al civico 21 di via San Leonardo martedì, è stato fermato dalla polizia alla stazione di Milano. Dopo un breve interrogatorio il ragazzo ha confessato il duplice omicidio.

leggi dell’arresto e della confessione: Orrore a San Leonardo, fermato a Milano Solomon. Ha confessato l’omicidio

IL DELITTO – Sono state massacrate a coltellate nel pomeriggio dell’11 luglio, con violenza e senza pietà, con una mannaia: Patience Nfum, 42 anni, ghanese, (secondo le prime informazioni la donna doveva essere incinta ma la Polizia non ha elementi, in attesa dei referti medici, per confermarlo. Una amica della vittima poi esclude questa possibilità) e la figlia, undicenne, Magdalene Nyantakyi, in un appartamento di via San Leonardo, al sesto e ultimo piano del civico 21.

I corpi sarebbero stati trovati intorno alle 20 dal figlio maggiore della donna, un ragazzo di 25 anni, Raymond, dipendente di un’azienda metalmeccanica di San Polo di Torrile e calciatore dilettante a Boretto. Proprio lui davanti a quell’inferno di sangue e coltelli a terra ha chiamato il cugino, Collins, che poi ha composto il 113.

Raymond, all’arrivo del 118, sulla scena surreale da mattanza si disperava e gridava: “voglio morire”, in preda a schock e disperazione.

Dell’altro figlio, Solomon Nyantakyi, 21enne, calciatore, prodotto del vivaio del Parma poi in forza a Imolese e Colorno, si cercano le tracce: al momento è il principale indiziato. Il marito della donna si troverebbe in Inghilterra da parenti.

(LEGGI IL PROFILO DI SOLOMON: Solomon, dal pallone all’omicidio: ritratto del killer di San Leonardo)

La coppia, Fred e Patience, radicata sul territorio, si trovava in città da 13 anni: la donna era tornata sabato da un viaggio in Africa. La figlia 11enne è nata a Parma mentre gli altri due figli erano piccoli al loro arrivo prima a San Polo poi a Parma.

Pochi minuti dopo le 22, dall’appartamento sono scesi, scortati dalla Polizia e accompagnati in Questura, due giovani. Uno di questi è il 25enne che ha rinvenuto i cadaveri. Verranno sentiti dagli investigatori per cercare di ripercorrere gli ultimi momenti delle due vittime.

I vicini di casa parlano di una famiglia tranquilla, riservata. Conoscevano e vedevano spesso la figlia, frequentatrice della scuola vicina insieme ai figli di altri condomini. La madre invece svolgeva il lavoro di addetta alle pulizie.

Una vicina di casa ha riferito di aver sentito alcune grida, “mamma mamma”, intorno alle 14:30. Poi il silenzio, fino al ritrovamento dei cadaveri e delle armi da taglio.

L’anziano dirimpettaio della famiglia invece non ha udito alcun rumore anomalo, conosceva le vittime solo di vista, mai una discussione o un comportamento sopra le righe.

In passato le forze dell’ordine erano intervenute un paio di volte per alcune scaramucce al primo piano dell’immobile, ma mai nulla di così serio, si parla di “una famiglia di nigeriani litigiosi”.

Ora la domanda: cosa può aver scatenato la furia omicida? A fare chiarezza sulle dinamiche potrebbero essere le due telecamere poste proprio davanti all’edificio, da una parte e dall’altra della strada. Sul posto Scientifica, Polizia, il PM Paola Dalmonte, curiosi, parenti e cronisti.

Solo allo scoccare delle 3:30 le salme sono state adagiate nel furgone e accompagnate all’Istituto di Medicina Legale. Ad accompagnare le vittime il saluto degli amici e parenti rimasti per vedere con i loro occhi quanto successo: preghiere, litanie africane in un misto di addio e disperazione. Intanto prosegue il lavoro degli uomini della scientifica, destinato a non terminare prima dell’alba.

(Francesca Devincenzi, Arianna Belloli)

 

1 commento

  1. CGIL Parma

    Ancora efferata cronaca nera a Parma. Ancora un coltello che dilania corpi, uccide vite. E, ancora una volta, corpi femminili come oggetti finali di una violenza che si accanisce su chi è più fragile e indifeso.

    Sono ancora tutte da comprendere le cause dell’assassinio di Nfum Patience, di 45 anni, e della più piccola dei suoi tre figli, Magdalene Nyantakyi, solo undicenne, ritrovate ieri sera senza vita dal figlio maggiore, Raymond, nell’appartamento di San Leonardo.

    I pochi elementi noti, tuttavia, come l’origine ghanese della famiglia o il domicilio in un quartiere popolare, o l’apparente fuga dell’altro figlio, ventunenne, ex promessa del calcio locale rintracciato stamane a Milano, tratteggiano un contesto che, più che alle facili e talvolta strumentali spiegazioni legate allo spaccio o più in generale alla sicurezza connessa ai fenomeni migratori, sembra parlare di disagio sociale e giovanile. E sembra rimandare a contesti urbani sempre più complessi e problematici, dove le storie difficili vengono alla ribalta solo quando è ormai troppo tardi.

    Non so, non sappiamo, cosa abbia scatenato quella furia. Credo però che derubricare questo orrore nella casella delle violenze da far west generate dall’eccesso di stranieri in città, come si evince da diversi commenti sui social, significhi perdere, ancora una volta, l’occasione di affrontare una questione cruciale, che attiene ai nostri contesti urbani e alle sollecitazioni, tensioni, contraddizioni che comportano. E alle conseguenze di una incapacità, quella di fare i conti con una sempre più sfilacciata coesione sociale, che troppo spesso, come anche in questo dolorosissimo caso, finisce per accanirsi mortalmente sul corpo delle donne.

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